Il rapper, Kim Basinger e gli altri

Ricchi, famosi e un po' al verde (stiamo parlando di fallimenti)

Ricchi, famosi e un po' al verde (stiamo parlando di fallimenti)
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Son passati pochi giorni da quando vi abbiamo raccontato la strana vicenda del rapper 50 Cent, al secolo Curtis James Jackson III, che, quasi a voler rendere onore al proprio nome “da guerra”, ha dichiarato bancarotta (in America possono farlo anche le persone, non solo le società), rimanendo con giusto qualche spicciolo nelle tasche dei jeans. Colpa di investimenti sbagliati e di una sentenza giudiziaria che lo costringe a risarcire 5 milioni di dollari a una ragazza caduta in depressione dopo che lui aveva pubblicato in internet, anni e anni fa, un video che la ritraeva in atteggiamenti intimi (eufemismo) con il compagno di allora, un rapper avversario del nostro Curtis James. Proprio in seguito a questa sentenza, 50 Cent ha fatto istanza utilizzando il Chapter 11 della legge fallimentare americana, una particolare procedura che permette al debitore di porre in sicurezza alcuni beni in attesa del riordino dei propri affari commerciali. Strano per uno che, appena 12 mesi fa, vantava un patrimonio di ben 155 milioni di dollari stando alla rivista Forbes.

In ogni caso il rapper non è l’unico personaggio noto e dal conto in banca a sei zeri ad esser stato costretto, nella sua vita, a ricorrere al Chapter 11 della legge fallimentare americana, dichiarandosi, di fatto, fallito. Tra questi c’è chi è riuscito brillantemente a riprendersi e chi invece è crollato in un vortice che non gli ha più permesso di vivere e godersi gli agi della sua precedente vita. Scopriamo insieme alcuni di questi personaggi noti del mondo dello spettacolo.

 

Cyndi Lauper

«Girls just want to have fun» cantava Cyndi Lauper nel 1983, consacrandosi così come grande star della musica internazionale con i suoi pantaloni stracciati e il suo fare sboccato. Ma prima di scalare le classifiche con l'album di debutto, She’s so unusual, Cyndi non è che si fosse divertita molto. Il mondo della musica, infatti, non sembrava fatto per lei: alla fine degli Anni ’70, scriveva e cantava con i Blue Angel. Il loro album di debutto arrivò nel 1980 e si intitolava Polydor, ma fu un vero flop. La Lauper aveva investito tempo, passione, fatica e soprattutto denaro in quel progetto, finendo sul lastrico: nel 1981 la Lauper fu costretta a dichiarare bancarotta. Finì ad esibirsi in alcuni ristoranti giapponesi vestita da geisha e a fare la commessa un po’ dove le capitava pur di portare a casa qualche soldo e non abbandonare la musica. Poi, inaspettato, il successo. Attualmente il suo patrimonio è stimato in 30 milioni di dollari.

 

Marvin Gaye

Altro giro, altro fallimento di un cantante. Questa volta dobbiamo risalire fino al 1976 per scoprire i motivi che portarono la leggenda della casa discografica Motown a dichiarare bancarotta: in poche parole fu tutta colpa dell’amore, anzi, della fine di un amore. In seguito al divorzio con la sua prima moglie, Anna Gordy, Gaye decise di fallire piuttosto che pagare i 600mila dollari che doveva come alimenti alla sua ex. In cambio, però, alla Gordy andarono tutti i diritti dell’album Here, my dear. Gli anni passarono, Gaye continuava ad avere successo tra il pubblico e nelle classifiche, ma i problemi finanziari (uniti a quelli di dipendenza dalla droga) non lo abbandonarono mai. Secondo Rolling Stone, nel 1981 Gaye decise di trasferirsi in Europa proprio per sfuggire al recupero crediti a stelle e strisce. La sua vita è finita nel 1984, quando il padre, alla fine di un’accesa discussione, gli sparò.

 

Kim Basinger

Il mondo l’ha conosciuta grazie al film 9 settimane e ½, in cui si spogliava sensualmente davanti a un estasiato Mickey Rourke. Era il 1986 e, 7 anni dopo, la Basinger rimase nuovamente “in mutande”: nel 1993 presentò infatti istanza di fallimento nonostante un patrimonio netto stimato in 5,4 milioni di dollari. Il motivo di quel crollo finanziario fu un contenzioso tra l’attrice, allora sulla cresta dell’onda e richiestissima, e la Main Line Pictures, casa cinematografica produttrice del film Boxing Helena, in cui la Basinger avrebbe dovuto ricoprire il ruolo della protagonista. A voce, infatti, l’attrice aveva accettato il lavoro, ma dopo una lettura più attenta del copione decise di rifiutare: venne portata in tribunale con l’accusa di violazioni contrattuali. Il giudice diede ragione alla Main Line e condannò la Basinger a pagare 8 milioni di danni più 3 di spese processuali. Troppi per la bella bionda, che dichiarò bancarotta e fece appello. Alla fine le parti si trovarono a metà strada, con un accordo extragiudiziale che portò nelle casse della casa cinematografica 3,8 milioni di dollari. Oggi la sua situazione finanziaria pare essere tornata rosea e la Basinger continua a recitare in diverse pellicole di Hollywood.

 

Larry King

Oggi questo famosissimo e apprezzatissimo giornalista, conduttore televisivo e speaker radiofonico americano vanta un patrimonio netto stimato in ben 150 milioni di dollari. Ma agli inizi della sua carriera non era certamente ricco, anzi. Recentemente, in un’intervista, ha ricordato i suoi Anni ’60 vissuti a Miami, quando tentava di trovare il suo posto nel mondo. Nel 1972 venne arrestato con l’accusa di furto aggravato: secondo gli inquirenti aveva rubato 5mila dollari a un suo socio in affari. Le accuse sono poi tutte cadute, ma per anni non riuscì ad ottenere un contratto come giornalista proprio per colpa di quelle infamanti accuse. E così, nel 1978 (stando a quanto riporta il Time), King fu costretto a dichiarare bancarotta a causa dei 352mila dollari di debiti che aveva accumulato nel tempo. A salvarlo fu l’offerta arrivata proprio in quelle settimane dalla CNN, che gli offrì un talk show radiofonico notturno a Washington. King accettò e nacque così il Larry King Live, programma che per ben 25 anni è rimasto sulla cresta dell’onda e dell’audience. King salutò la CNN nel 2010, ma continua a fare spettacolo (e guadagnare) attraverso alcuni talk show trasmessi online.

 

Meat Loaf

Il cantante americano, all’anagrafe Marvin Lee Aday ma dal 2001 Michael Lee Aday (gente strana), oggi vanta un patrimonio netto stimato in 25 milioni di dollari, frutto di anni e anni di musica e recitazione. Nella sua carriera, però, non ha sempre passato bei momenti. Dopo il successo arrivato a metà Anni Settanta con il suo gruppo (i Meat Loaf appunto), iniziò anche a comparire in film e spettacoli tv con veri e proprio ruoli (come nel The Rocky Horror Picture Show) o semplici camei. Il secondo album, Bat out of hell, fu un vero boom, negli Usa e in Europa, e sancì l’inizio della collaborazione come autori dei testi tra Meat Loaf e Jim Steinman. Collaborazione che, però, si concluse poco dopo, all’uscita dell’album Dead ringer nel 1981: Steinman, infatti, fece causa a Meat Loaf per avere più soldi sui diritti degli album pubblicati e scritti insieme. Meat Loaf fu così costretto a dichiarare bancarotta. Dopo diversi scontri, la causa si concluse e Meat Loaf riuscì a far ripartire la sua carriera.

 

Francis Ford Coppola

I successi cinematografici di questo barbuto regista, genio della pellicola, sono tanti: da Il padrino ad Apocalypse Now, da American Graffiti a La conversazione. Eppure, pur venendo considerato uno dei maggiori cineasti del cinema americano, anche Francis Ford Coppola ha dovuto affrontare momenti, economicamente parlando, non proprio rosei. Nel 1992, infatti, per la seconda volta nella sua vita fu costretto ad appellarsi al Chapter 11 della legge fallimentare a stelle e strisce. Allora, infatti, secondo il New York Times, il suo patrimonio era pari a 52 milioni di dollari, mentre i suoi debiti toccavano quota 98 milioni. Buona parte di quei debiti erano causati dalla realizzazione del film Un sogno lungo un giorno, realizzato nel 1982 e costato ben 27 milioni di dollari. Gli incassi al botteghino, però, furono deludenti: appena 4 milioni. Da lì per i successivi 10 anni il regista dovette affrontare una situazione finanziaria precaria, che lo portò, appunto, al fallimento. Grazie al suo talento, comunque, riuscì a rialzarsi e a rimpinguare il proprio conto.

 

Mike Tyson

Nonostante tra gli Anni ’80 e ’90 sia stato uno degli sportivi più noti e vincenti al mondo e abbia intascato circa 400 milioni di dollari grazie alla sua carriera sul ring (stando alle stime del New York Times), Mike Tyson è stato anche uno degli uomini che ha dilapidato con la maggior velocità il proprio enorme patrimonio. L’ex pluricampione dei pesi massimi, infatti, nel 2003 ha presentato istanza per il fallimento, oppresso da debiti per 23 milioni di dollari. Questi derivavano dal divorzio (9 milioni), dal recupero crediti americano (13,4 milioni) e dal fisco britannico (4 milioni). Altre voci parlavano addirittura di 34 milioni di dollari di debiti complessivi. Fatto sta che a quel punto, Iron Mike, dovette dichiarasi fallito. Tentò, nella speranza di risollevarsi, di tornare sul ring, ma il rientro fu una vera delusione per tutti gli appassionati, e così, nella conferenza stampa successiva alla sconfitta con Danny Williams (dove rimase sul ring per quattro riprese nonostante la rottura dei legamenti del ginocchio sinistro arrivata sin dalla prima ripresa), dichiarò: «Non ho più il cuore e la disciplina necessari per fare bene la boxe e non voglio screditare con prestazioni deludenti questo sport».

Gli anni successivi al ritiro furono, neanche tanto segretamente, interamente dedicati a riassestare le sue finanze. Tra eventi e merchandising, grazie ancora al forte appeal della sua figura sul grande pubblico, Tyson riuscì a ricostruirsi una vita economica. Si dà alla musica (con scarsi risultati) e a fugaci apparizioni cinematografiche, che però prevedono un ricco cachet. Nel 2013 esce nelle librerie True, l’autobiografia del pugile: è un vero successo editoriale, frutto delle rivelazioni dell’autore, che ammette ogni sua malefatta e cerca di raccontare, con sincerità, ogni aspetto della sua vita.

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