Non più di 25 giocatori in rosa Ma nessuno compra gli altri

A partire dalla stagione calcistica in arrivo in Serie A entreranno in vigore alcune nuove regole pensate dalla Figc, fra cui una di cui in queste settimane si è spesso sentito parlare, specie in chiave calciomercato: la norma per cui ogni rosa dovrà essere composta al massimo da 25 giocatori con più di 21 anni, di cui almeno 4 dovranno essere stati formati in squadre italiane, e altri 4 provenienti dalle giovanili dello stesso club che li vuole inserire in rosa. È una scelta, quella della Figc, presa soprattutto per due ordini di motivi: anzitutto allinearsi ai regolamenti già vigenti nella maggior parte dei grandi campionati europei, e in secondo luogo per promuovere i giovani di talento italiani, troppo spesso oscurati dagli stranieri.
Regole ed eccezioni. Come ha precisato la Figc, con le parole “formatosi in Italia” si intendono i calciatori che tra i 15 e i 21 anni sono stati tesserati da un club italiano per almeno 36 mesi anche non consecutivi o per tre stagioni; per “formati nel club”, similmente, si intendono i calciatori che tra i 15 e i 21 anni sono stati tesserati dallo stesso club che vuole inserirli nella rosa per almeno 36 mesi anche non consecutivi o per tre stagioni. Naturalmente, la perplessità maggiore che nasce da queste nuove norme riguarda la possibilità che 25 giocatori siano troppo pochi per affrontare una stagione calcistica, specie se una squadra deve disputare una competizione europea, e avendo quindi di fronte un’annata da 50-60 partite. Per venir incontro a questo problema, sono state pensate apposite eccezioni: per esempio si può correggere la lista per sostituire un portiere o per sostituire un giocatore con cui sia avvenuta una rescissione consensuale del contratto. Inoltre, per una volta in tutta la stagione, si potranno sostituire due giocatori della lista di 25 (oltre ai portieri), per via per esempio di infortuni particolarmente gravi che impediscano ai calciatori di giocare per molti mesi. Infine, per la prossima stagione, le squadre che non dovessero essere in grado di schierare 4 giocatori formati nel loro settore giovanile, potranno sostituirli con 4 giocatori formatisi in Italia.
Il problema dei giocatori in esubero. Come sta emergendo fortemente in questi giorni, specie dalle notizie di calciomercato, molte società si trovano di fronte all’eventuale problema dei cosiddetti “esuberi”, ovvero giocatori che non rientrano nei 25 stabiliti, ma che non riescono a trovare spazio in nessuna altra squadra, rischiando dunque di stare fermi per l’intera stagione. In Italia, secondo La Gazzetta dello Sport, ci sono al momento 70 esuberi, la maggior parte tesserati nelle società più ricche ed importanti, le quali, essendo anzitutto più facoltose e dovendo disputare coppe europee pressoché ogni anno, si erano premurate nelle scorse stagioni di crearsi rose le più ampie possibile. Per club di questo tipo, è difficile convincere un calciatore ad andarsene (è la situazione che si sta verificando in questo momento soprattutto nell’Inter), poiché lo stipendio è elevato, e le prospettive sono sempre (almeno nelle intenzioni) quelle di compiere stagioni vincenti, accettando di trasferirsi, magari, in club dalle ambizioni più ridotte. In Italia non esiste alcuna regola che vieti ai calciatori di rifiutare una destinazione che la loro società ha trovato, anche in presenza di accordo fra il proprio club e quello interessato all’acquisto del giocatore in questione. Gli atleti dunque che vengono considerati esuberi ma che non intendono cambiare casacca possono solo sperare che la società decida di cederne altri piuttosto che loro, correndo però il grosso rischio di ritrovarsi ad inizio stagione fuori rosa, e dovendo dunque rimanere fermi in tribuna per tutta la stagione. Una situazione sgradevole anche per la squadra, che si ritroverebbe comunque costretta a pagare calciatori che però non possono nemmeno giocare.