Perché gli inglesi hanno venduto il Financial Times ai giapponesi

Il Financial Times, il quotidiano economico per eccellenza in Europa, ha ceduto la propria proprietà a Nikkei, colosso dell’informazione giapponese. La ormai ex detentrice del controllo del gruppo FT, la società Pearson, ha ceduto all’offerta di circa 1,2 miliardi di euro presentata dai nipponici. Una svolta epocale per il quotidiano britannico che fin dalla sua nascita, nel 1888, ha sempre vantato una proprietà esclusivamente inglese. Le ragioni di questo cambio al timone sono di varia natura.
Le ragioni della vendita del FT. Il Financial Times è un vero e proprio totem dell’informazione economica: una storia più che secolare, 500 giornalisti sparsi in 50 Paesi del mondo, oltre 500 mila abbonati fra cartaceo e digitale. FT può anche vantare, caso più unico che raro nell’attuale mondo del giornalismo, un incremento delle vendite negli ultimi 5 anni di circa il 30 percento. Com’è dunque che un’attività così in salute, prospera e circondata da un alone di rispetto senza eguali sia stata venduta?
La ragione è da ricercarsi non nel giornale in sé, quanto nella società detentrice della maggioranza, la Pearson: si tratta di una delle più importanti multinazionali dell’editoria britannica, che oltre che nel campo del giornalismo e dell’informazione sviluppa i propri affari anche nel mondo delle pubblicazioni scolastiche. Ed è proprio a partire da queste ultime che gli alti dirigenti della compagnia hanno deciso di mollare la proprietà del Financial Times, detenuta per 60 anni: secondo la Pearson, nonostante gli ottimi risultati del quotidiano, si tratta di una parabola destinata ad avvertire, prima o poi, la crisi che tutti i quotidiani e il mondo dell’informazione in generale stanno subendo, seppur magari in forme e modi meno significativi. Al contrario, il ramo dell’editoria scolastica va a gonfie vele, e sono previsti corposi incrementi di fatturato e di area di azione. Ecco perché Pearson ha deciso di concentrare la maggior parte dei propri sforzi proprio nelle pubblicazioni destinate agli studenti, ritenuto, dunque, un settore di sicuro guadagno prossimo e futuro.
Perché Nikkei. Ora, veniamo agli acquirenti. Nikkei in Giappone è un autentico colosso dell’editoria e dell’informazione, specializzato in news di finanza, business e mondo imprenditoriale. Naturalmente, nel momento in cui è cominciata a circolare la voce che Pearson fosse intenzionata a cedere il Financial Times (e pare che se ne sia cominciato a parlare già nel 2012), Nikkei si è fin da subito dimostrata particolarmente interessata, per diversi motivi.
Anzitutto Nikkei, pur possedendo l’omonimo quotidiano economico più venduto nel mondo nel suo formato cartaceo (3,2 milioni di copie al giorno), non gode dello stesso travolgente successo nell’online, dove invece il Financial Times ha fin da subito ottenuto eccellenti risultati. Dare una decisa svolta anche alla propria presenza sul mercato digitale è stato senz’altro uno dei motivi che hanno spinto Nikkei a questa acquisizione, e quale modo migliore per farlo se non assicurandosi uno dei quotidiani più cliccati al mondo? Inoltre, occorre considerare anche un discorso di geografia dell’informazione: leader assoluto in Asia, Nikkei punta ora ad espandere il proprio mercato anche in Europa attraverso il FT, ponendosi come punta di diamante della grande sfida di globalizzazione dell’informazione a cui i media odierni stanno cercando di rispondere.
Per il resto, si tratta anche di una sfida rischiosa, non solo a livello finanziario, visto che un Financial Times targato Sol Levante rischia di veder intaccato il suo prestigio, ora riconosciuto da tutti. Anche se dai vertici di Nikkei hanno già fatto sapere (ufficialmente, perlomeno) che non si intende minimamente intaccare l’autonomia del quotidiano della City, la cui gestione editoriale rimarrà nelle mani di chi tanto bene ha fatto in questi anni.