Tra crisi e timori di guerra

Il crollo del turismo in Terra Santa E l'appello: «Andiamo a quel paese»

Il crollo del turismo in Terra Santa E l'appello: «Andiamo a quel paese»
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Un viaggio in Terra Santa è il viaggio della vita. Percorrere, toccare, vedere, respirare, i luoghi dove Gesù è nato, ha vissuto, è morto ed è risorto, è un’esperienza che non lascia indifferenti. Qui le civiltà, le fedi e le culture da millenni si incontrano, e spesso si sono scontrate. Conflitti, tensioni, situazioni storiche hanno reso questa terra un luogo in cui le ragioni dei vari popoli che la abitano sono state portate avanti con la violenza. Israeliani, palestinesi, ebrei, musulmani, cristiani. Arabi e non arabi. Sono le identità dietro a cui si sono combattuti e si combattono guerre continue. Gli anni recenti hanno visto due intifade, bombardamenti su Gaza, moltissimi morti.

 

Jews praying at the western wall in Jerusalem, Israel

 

I dati e le statistiche. Con le notizie drammatiche che arrivano dal Medio Oriente, unite a una scarsa informazione, oggi la gente ha paura e preferisce altre mete. I pellegrinaggi in Terra Santa conoscono un calo consistente. Ed è la prima volta da tantissimi anni che si registra questo fenomeno. L’Ufficio centrale di statistica israeliano ha di recente pubblicato dati allarmanti: nei primi cinque mesi del 2015 c’è stato un calo generale del 18% rispetto all’anno precedente. A preoccupare di più è il dato italiano, visto che il calo di presenze proveniente dall’Italia è il maggiore dopo quello dei turisti malesi, finlandesi e croati. Solo nel mese di maggio si conta un -45% di visitatori dall’Italia rispetto al 2014 e un -27 per cento rispetto al 2013. Da gennaio a maggio del 2014 erano andati in Terra Santa 64mila italiani, nello stesso periodo del 2015, 35mila. Anche i russi e i tedeschi hanno deciso di optare per altre mete, facendo registrare rispettivamente un -34% e un -30%. Le ragioni del calo, secondo gli israeliani sono da ritrovarsi nel timore del vicino conflitto siriano, nel perpetuarsi delle tensioni arabo-israeliane, e nella crisi economica non ancora superata.

La preoccupazione dei cristiani. Numeri preoccupanti, che hanno messo in allarme soprattutto le comunità cristiane locali e le strutture gestite da religiosi, che riescono a vivere grazie al sostegno dei pellegrini. Non solo economico. Far visitare le strutture e incontrare i pellegrini per raccontare la realtà vera della Terra Santa per i cristiani locali è un modo per sentirsi meno soli e per sensibilizzare gli stranieri nei confronti di un approccio diverso e più autentico da quello proposto da giornali e tv.

 

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Gli appelli a non abbandonare la Terra Santa. Per questo motivo preti, suore, frati che in Terra Santa vivono e operano, da qualche tempo hanno cominciato a lanciare appelli al terzo popolo della regione, quello dei pellegrini. Perché anche se c’è una differenza fondamentale tra turisti e pellegrini, quasi sempre anche il turista più scettico finisce per essere pellegrino. Perché la componente religiosa o meglio, spirituale, qualunque essa sia, diventa un tutt’uno nell’esperienza del viaggio in Terra Santa. L’ultimo in ordine di tempo a chiedere di non lasciar soli i cristiani locali è monsignor Willam Shomali, vicario del patriarca latino di Gerusalemme e presidente della Commissione pellegrinaggi dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, che si è unito ai tanti appelli lanciati nei giorni scorsi.

Il primo appello l’anno scorso. Il primo a lanciare l’appello era stato lo scorso anno mons. Liberio Andreatta, dell’Opera Romana Pellegrinaggi, quando in concomitanza con la guerra su Gaza aveva organizzato un pellegrinaggio speciale e aveva dichiarato: «La mia esperienza di 40 anni, le varie Intifada e guerre non ci hanno mai scoraggiato; ed è questo il momento di andare, anche perché il circuito del pellegrinaggio è sicurissimo, tranquillo, è lontano dal luogo di guerra; quindi si presta molto al dialogo, all'amicizia e ad un incontro con i palestinesi e gli israeliani».

 

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Il Custode di Terra Santa. A un anno di distanza anche il Custode di Terra Santa, il bergamasco Pierbattista Pizzaballa, ha esortato a tornare a Gerusalemme e dintorni: «Non c’è alcun ragionevole motivo per non organizzare un pellegrinaggio nei Luoghi Santi. La sicurezza nei santuari e nelle zone frequentate dai pellegrini è garantita. E noi cristiani di Terra Santa abbiamo bisogno più che mai della presenza e del sostegno dei pellegrini che si recano qui in preghiera da ogni parte del mondo» ha detto padre Pizzaballa in un appello pubblico affidato alle pagine del sito Terrasanta.net, nel quale ha anche specificato che «vivere da cristiani in Terra Santa significa avere una vocazione particolare ed una universale» e che «tutti i cristiani, anche i più lontani, guardano alla Terra Santa per trovare in questi segni le proprie radici e il senso autentico della loro missione in tutto il mondo. Proprio per salvaguardare questa presenza (e se possibile rafforzarla) - ha concluso il Custode - invito una volta di più le diocesi, le parrocchie e i movimenti a non abbandonarci, ed anzi a lavorare perché un pellegrinaggio in Terra Santa sia una testimonianza di pace e di dialogo. Sono fiducioso che questo appello possa essere accolto dai tanti fedeli italiani (e non solo) che hanno a cuore la Terra Santa. E che presto per le strade che Gesù ha percorso possa nuovamente crescere la presenza di chi si mette in cammino per incontrare Colui che è venuto per la nostra salvezza».

 

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Suor Donatella. Ma l’appello più insolito e curioso, arriva da una piccola (solo di statura) terziaria francescana, delle suore elisabettine di Padova, suor Donatella Lessio. Dal suo Caritas Baby hospital, l’unico ospedale pediatrico della Cisgiordania, Gaza compresa, che ogni anno cura 38mila bambini palestinesi, indipendentemente dalla loro religione, nazionalità ed estrazione sociale, suor Donatella manda al mondo un video. Il messaggio della religiosa fa parte di una vera e propria campagna, intitolata “Andiamo a quel Paese” e promossa dall'associazione Aiuto bambini Betlemme (Abb), che sostiene con volontariato e fondi il Caritas Baby Hospital. È un invito, il suo, ad andare a trovare i bambini, le mamme e i papà di Betlemme e della Terra santa, per capire e conoscere davvero questo piccolo angolo di mondo. «Venite e vedete» è l’invito di suor Donatella, per conoscere, abbracciare, capire e amare questa Terra, che in questo periodo è più tranquilla e sicura di molti altri Stati. Non bisogna aver paura di lei perché, citando San Giovanni, suor Donatella ricorda che «chi ha paura non ama...».

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