«Nostra madre era innocente» La lettera dei figli dei Rosenberg

La vicenda dei coniugi Ethel e Julius Rosenberg è tornata a far discutere il mese scorso, quando è stata resa pubblica l’ultima deposizione di David Greenglass, fratello di Ethel. La coppia fu la vittima più famosa della caccia alle streghe scatenata dal senatore McCarthy contro il comunismo e contro il rischio che ci fossero spie, americane, disposte a tradire il loro paese per l’Unione Sovietica. La guerra di trincea e di stragi era finita; ora bisognava combattere un conflitto invisibile, una guerra da intelligence.
I Rosenberg vennero accusati di avere passato ai Russi preziose informazioni sulla bomba atomica, arma che infatti i sovietici riuscirono a realizzare poco tempo dopo che gli americani fecero brillare la prima nel deserto del Nuovo Messico, nel 1945. Secondo quanto si disse, i Rosenberg facevano parte di un giro di spie che non era estraneo ai loro parenti, David e (sua moglie) Ruth Greenglass: furono proprio loro a fornire le accuse necessarie per incarcerare i Rosenberg. David aveva passato un disegno della bomba atomica a Julius, il quale lo aveva a sua volta consegnato ai sovietici. Ethel, affermò la cognata Ruth, era a conoscenza e sosteneva appieno le attività criminose del marito. La storia finì come sappiamo: i Rosenberg furono giustiziati nel 1953 sulla sedia elettrica e David scontò 10 anni di carcere, contro i 18 previsti. Su Ruth, invece, non cadde alcuna accusa.
[La madre e i figli di Julius Rosenberg]
L’intera vicenda sembrava già sospetta ai tempi (numerose furono le manifestazioni per chiedere il rilascio dei Rosenberg), ma oggi possiamo avere la certezza (o poco di manca) che almeno Ethel era innocente e non era un spia. L’ultima testimonianza di suo fratello David, infatti, chiarisce che la donna era estranea alla cospirazione e non aveva avuto niente a che fare con il passaggio di informazioni all’Unione Sovietica. Anzi, la sua detenzione doveva essere un’arma psicologica da usare contro Julius. Le autorità speravano che Ethel denunciasse il marito o che quest’ultimo confessasse per scagionare la moglie. Oggi i figli della coppia, Micheal e Robert Meeropole, alias Rosenberg, hanno scritto una lettera al Presidente Obama per chiedere la totale riabilitazione della madre Ethel Rosenberg. La missiva è stata pubblicata il 10 agosto sul New York Times. Il documento è fondamentale per capire l’intera vicenda, tanto più che si basa su materiali poco noti o addirittura sconosciuti al pubblico. Lo abbiamo perciò riportato interamente, in traduzione.
I nostri genitori, Ethel e Julius Rosenberg, sono stati giustiziati il 19 giugno 1953, dopo essere stati condannati per complotto ai fini di spionaggio. Questa la formale accusa legale, ma nella mente del pubblico sono stati giustiziati per avere dato al nostro acerrimo nemico, l’Unione Sovietica, la possibilità di distruggere la nostra nazione con le bombe atomiche. Il loro è stato il caso più sensazionale del periodo McCarthy. Lo scorso mese la testimonianza resa al gran giurì da nostro zio David Greenglass, che è morto l’anno scorso, è stata resa pubblica. Si tratta dell’ultima testimonianza di una serie di materiali rilasciati dal 2008, dopo che noi e altri abbiamo intrapreso un’azione legale. A quel tempo, avevamo concluso che nostro padre era legalmente colpevole dell’accusa di cospirazione, ma non di quella di spionaggio atomico, e sosteniamo che nessuno dei nostri genitori si meritasse la pena di morte. La trascrizione di 46 pagine appena resa pubblica, insieme a testimonianze rilasciate in precedenza e ad altre registrazioni, dimostra in modo definitivo che nostra madre è stata accusata, in primo luogo, per avere rifiutato di tradire nostro padre. Oggi ci rivolgiamo al Presidente Obama, affinché sia riconosciuto che Ethel Rosenberg è stata ingiustamente condannata e giustiziata.
La prova presentata contro Ethel al processo, nel marzo 1951, consisteva principalmente nella deposizione di suo fratello, David, e di sua moglie, Ruth. Testimoniarono che nel novembre 1944 Ethel aiutò Julius a persuadere Ruth a reclutare David (un macchinista dell’Esercito che lavorava all’installazione delle armi a Los Alamos, New Mexico), all’interno del circuito di spionaggio di Julius. Testimoniarono che Ethel partecipò nel settembre 1945 a un incontro, durante il quale David fece a Julius un disegno con la sezione trasversale della bomba e durante il quale Ethel trascrisse a macchina le note scritte da David che spiegavano il diagramma. Ma le registrazioni confutano queste affermazioni. La testimonianza di David al gran giurì, il 7 agosto 1950, non fece alcuna menzione di nessun incontro del genere con Ethel, tanto meno di trascrizioni a macchina.
Rispondendo a domande sullo spionaggio, David disse al gran giurì: «Mia sorella non mi ha mai parlato riguardo a questo argomento». La trascrizione dimostra che David non aveva dubbi riguardo a questo: «L’ho detto prima, e lo dico ancora, onestamente, questo è un fatto: non ho mai parlato a mia sorella di tutto questo».
La nuova trascrizione conferma quello che sappiamo dalla deposizione di Ruth il 3 agosto 1950, nella quale si fece alcuna menzione di un incontro a settembre. Benché disse che David passò informazioni a un corriere nel Nuovo Messico nel giugno 1945, affermò tuttavia che non diedero alcun materiale a nostro padre. Il giorno dopo, il 4 agosto, David disse a un pubblico ministero che aveva dato il disegno della bomba a Julius nell’autunno, a New York. Tre giorni più tardi, sappiamo ora, David ripeté questa versione sotto giuramento, contraddicendo Ruth. Quando venne il tempo del processo, questa storia sfociò nell’incontro del 25 settembre nell’appartamento dei Rosenberg.
[La sedia elettrica nella prigione di Sing Sing dove i coniugi furono uccisi il 13 gennaio 1953]
Decenni dopo, David, che rimase in carcere per 10 anni per complotto ai fini di spionaggio, ammise al reporter del «New York Times» Sam Roberts che aveva mentito sul conto di sua sorella, nel tentativo di proteggere sua moglie. David rifiutò però di autorizzare la pubblicazione della sua testimonianza al gran giurì prima della sua morte (Ruth, che non fu mai accusata, morì nel 2008). Noi crediamo che David e Ruth inventarono l’incontro del 25 settembre per dare la colpa ai nostri genitori di avere consegnato il disegno della bomba. La nostra attenta analisi dei materiali sovietici e americani suggerisce che Ruth aveva pianificato di condividere i materiali con un agente del KGB (senza nessun coinvolgimento dei Rosenberg) il 21 dicembre 1945. Gli archivi sovietici rivelano che i materiali arrivarono a Mosca sei giorni dopo. Descrizioni dei cablogrammi sovietici eseguiti dall’Agenzia di Sicurezza Nazionale rivelano che il KGB diede a Ruth un nome in codice e la considerò come una spia.
L’inconsistente caso contro nostra madre incominciò dopo l’arresto di Julius nel luglio 1950. L’assistente Procuratore Generale disse all’F.B.I. che «non c’erano prove sufficienti per accusare Ethel», ma che poteva essere usata «come una leva contro suo marito». Nel febbraio 1951, un mese prima del processo, un pubblico ministero federale disse a un comitato del Congresso: «L’accusa non è troppo solida contro la signora Rosenberg. Ma al fine della deterrenza, penso che sia molto importante che anche lei venga condannata e che le sia data una sentenza severa».
Persino ora, alcuni testimoni insistono che sia Julius che Ethel raccomandarono il reclutamento di Ruth come spia e che Ethel conosceva e appoggiava le attività di suo marito. È impossibile provare che qualcuno non abbia avuto alcun ruolo in una cospirazione segreta. Sì, l’evidenza dei fatti indica che Ethel era almeno generalmente consapevole delle attività di Julius. Quando Julius importunò Ruth per chiedere a David di fare la spia, Ethel la incoraggiò, secondo Ruth. Gli archivi del KGB, invece, raccontano una storia diversa. Riportano che Ruth considerava un “privilegio” essere interpellata. Annotano pure che, anziché incoraggiare Ruth, Ethel raccomandò prudenza. Presumendo che i materiali del KGB siano accurati, questo potrebbe indicare che Ethel, e non Ruth, era quella riluttante, o che avrebbe potuto essere parte dello sforzi di Ethel quello di proteggere la segretezza del loro lavoro. Altri scettici fanno riferimento alle intercettazioni di Venona, cablogrammi dell’intelligence spediti da agenti sovietici negli anni Quaranta e rilasciati nel 1995. Un ritaglio riportava che «Liberal» – il nome in codice di Julius – «e sua moglie» raccomandarono Ruth (la maggior parte degli studiosi sono concordi nel ritenere che le intercettazioni mostrano che Julius era una spia, ma non sono d’accordo sull’entità del coinvolgimento di Ethel). Non sapremo mai quello che i nostri genitori si dicevano in privato, ma siamo certi di questo: le bugie dei Greenglass erano necessarie per ottenere la condanna di Ethel; il KGB non le diede un nome in codice ed evidentemente non la considerava una spia; e la strategia dell’accusa era quella di usare Ethel per costringere il marito a confessare.
Poco prima di morire nel 2001, William P. Rogers, che era il vice Procuratore Generale degli Stati Uniti al tempo dell’esecuzione dei nostri genitori (e in seguito Segretario di Stato sotto il Presidente Richard M. Nixon), ammise a Roberts, che scrisse un libro su David [Greenglass], che l’obiettivo del governo non era mai stato quello di uccidere i Rosenberg, ma di farli parlare. Di Ethel disse: «Si accorse del nostro bluff». Questa affermazione fa tremare le coscienze. Nostra madre non era una spia. Il governo tenne la sua vita in ostaggio per costringere nostro padre a parlare e quando questo non funzionò, il governo trovò false testimonianze per assicurare la sua ingiusta esecuzione. L’apparente fondamento logico di una simile azione – che la sicurezza nazionale richiedeva questo, in un periodo di crisi internazionale – ha implicazioni inquietanti nell’America post 11 settembre. Non è mai troppo tardi per correggere un’ingiustizia oltraggiosa. Ci rivolgiamo al governo per esonerare formalmente Ethel Rosenberg.