I più ricchi (in Borsa) di Bergamo Il ranking firmato da Milano Finanza
I fratelli Rocca della Tenaris calano, ma restano al top nel capoluogo orobico. Bombassei invece vola a braccetto con la sua Brembo. Dietro tutti gli altri
Leonardo Del Vecchio è sempre là, sul gradino più alto del podio, inarrivabile e irraggiungibile da oramai tre anni consecutivi. Il patron di Luxottica, infatti, si conferma il più ricco italiano in Borsa, con un invidiabile portafogli di partecipazioni che tocca la vertiginosa quota di 24,1 miliardi di euro. Merito non solo della sua multinazionale dell’occhiale, nata da una piccola bottega ad Agordo nel 1961, ma anche (e soprattutto) delle sue numerose partecipazioni in Foncieres des Regions, Generali, Space 2 e UniCredit. E così il patrimonio di Del Vecchio è salito in un anno di ben 9 miliardi, ovvero di circa il 59 percento.
[Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica]
I fratelli Rocca nella top 5. Questa è la prima “sentenza” emessa dall’annuale classifica stilata da Milano Finanza sui Paperoni italiani della Borsa, ovvero i grandi imprenditori nostrani che riescono a trarre il meglio (per i loro patrimoni) da Piazza Affari. Appena 12 mesi fa, dietro l’intoccabile Del Vecchio, troneggiava una coppia di fratelli che Bergamo conosce bene: Gianfelice e Paolo Rocca, il duo alla guida della Tenaris che controlla anche la Dalmine. Allora il loro patrimonio era stimato in 11,4 miliardi di euro. Ma nel 2015 le cose sono andate un po’ meno bene e i Rocca sono scesi in quinta posizione con 8,4 miliardi (-27 percento). A scavalcarli, in primis, Stefano Pessina, che di bergamasco ha solo il cognome: si tratta infatti dell’ingegnere di Pescara a capo della Walgreens Alliance Boots, società leader europea nella distribuzione di prodotti medicali e per l’healthcare. Pessina si piazza in seconda posizione con un patrimonio stimato in 18,2 miliardi di euro. Appena un anno fa era fermo a 3,4 miliardi: un vero e proprio boom. Se Pessina occupa la seconda posizione, la terza è destinata ai fratelli Benetton, saliti di una posizione rispetto al 2014 grazie alle partecipazioni in Atlantia, Autogrill, Caltagirone Editore, Mediobanca, Pirelli e Wdf (8,8 miliardi). Il quintetto di testa, chiuso come detto dai fratelli Rocca, vede al quarto posto l’accoppiata Miuccia Prada-Patrizio Bertelli, la cui partecipazione in Prada vale 8,5 miliardi di euro, due in meno rispetto al 2014.
[Alberto Bombassei, presidente della Brembo]
L'avanzata di Bombassei. Nella classifica in questione, Bergamo ha sempre fatto rilevare ottimi risultati grazie alla ricchezza industriale del suo territorio e all’abilità dei suoi imprenditori di riferimento. Ma per trovare un altro nome noto al territorio orobico dopo quello dei fratelli Rocca bisogna scendere alla ventesima posizione, dove troviamo Alberto Bombassei, volto di riferimento della Brembo e consigliere di amministrazione di Italcementi, Atlantia, Pirelli, Ciccolella e Nuovo Trasporto Viaggiatori. Il suo patrimonio borsistico oggi vale più di un miliardo e mezzo di euro ed è cresciuto la bellezza di 58,10 punti percentuali in appena 12 mesi, quando si era piazzato al 22esimo posto con un patrimonio di 997 milioni. Se andiamo ancora più indietro nel tempo, precisamente nel 2011, Bombassei lo ritrovavamo in 39esima posizione: la sua è stata una scalata rapida e costante, andata di pari passo con quella della sua società, che, stando ai dati diffusi da Il Sole 24 Ore poche settimane fa, in 5 anni è cresciuta del 630 percento su Piazza Affari, producendo utili per 371 milioni. E pensare che produce freni…
Giovanni Natali (Ambromobiliare) è l'ultimo dei bergamaschi in classifica con un patrimonio di 2 milioni di euro.
Ambrogio Caccia Dominioni (Tesmec) è in 153esima posizione con 29,6 milioni di euro.
Giampiero Pesenti (Italcementi) è in 48esima posizione con 410,8 milioni di euro.
Gianfelice e Paolo Rocca (Tenaris) sono quinti in classifica con 8,4 miliardi di euro.
Pesenti e gli altri bergamaschi. Può sorridere anche un altro imprenditore che Bergamo conosce molto bene, ovvero Giampiero Pesenti, questa estate al centro delle cronache (non solo economiche) per aver ceduto il 45 percento delle quote della società di famiglia, la Italcementi, ai tedeschi della Heidelberg: nella classifica stilata da Milano Finanza nel 2015 si piazza in 48esima posizione, due posizioni sopra rispetto a dodici mesi prima e con un patrimonio salito dai 288,8 milioni del 2015 agli attuali 410,8 milioni (+42,2 percento). Proprio la cessione delle quote di Italcementi ai tedeschi ha aiutato Pesenti a guadagnare posizioni, poiché la classifica fotografa lo stato patrimoniale dei soggetti considerati al 7 agosto, data in cui il passaggio di mano a capo della multinazionale bergamasca della famiglia Pesenti era già avvenuto.
Per trovare altri volti noti a Bergamo, a questo punto, bisogna andare ben oltre la top 100, precisamente alla 153esima posizione, dove troviamo l’imprenditore Ambrogio Caccia Dominioni, presidente e amministratore delegato della Tesmec di Grassobbio, nato a Sondrio ma con base affaristica nel capoluogo orobico. Il patrimonio di Dominioni si ferma a “soli” 29,6 milioni di euro, il 20,20 percento in più rispetto al 2014. Ma questa crescita non gli ha permesso di guadagnare posizioni, anzi, ne ha perse 7 rispetto a dodici mesi prima. 206esimo è invece Giovanni Cagnoli, detentore di partecipazioni in Cofide, Saes Getters e Panariagroup per un patrimonio di 17,3 milioni, che significa però ben 21 posizioni in meno rispetto al 2014. In discesa (dal 275esimo al 306esimo posto) è anche Giuseppe Pilenga delle Fonderie Officine Pietro Pilenga di Comun Nuovo, che ha in tasca 4,2 milioni grazie alla partecipazione in Best Union. Chiude la classifica nella classifica, quella dei Paperoni bergamaschi della Borsa, Giovanni Natali, che con Ambromobiliare e Arena detiene comunque un patrimonio di 2 milioni di euro.
Gli altri Paperoni italiani. Tornando ai piani alti (altissimi) del ranking, possiamo notare come le famiglie Agnelli e Nasi siano riusciti a mantenere la sesta posizioni di dodici mesi fa grazie all’aumento di capitale e delle loro partecipazioni nella holding Exor (cresciute del 67,7 percento). Per loro il patrimonio è passato da da 3,46 a 5,8 miliardi. Non sorprende scoprire, invece, in settima posizione la People’s Bank of China, banca centrale cinese, che detiene un pacchetto azionario con partecipazioni nelle più svariate società nostrane: Enel, Eni, Fca, Generali, Intesa San Paolo, Mps, Prysmian, Saipem, Telecom, Terna e UniCredit, per un valore complessivo salito da 3,1 a 5,6 miliardi di euro. Scala una posizione anche Silvio Berlusconi, che grazie ai rialzi delle quotazioni di Mediaset, Mediolanum, Mediobanca, Mondadori e MolMed ha visto aumentare il proprio patrimonio personale da 3 a 4,5 miliardi e la propria posizione dalla nona all’ottava. La top 10 è chiusa da Emmanuel Besnier, che ha il 3,6 percento di Parmalat, e dalla famiglia Boroli-Drago, stabile al decimo posto con i 3,1 miliardi di valore delle partecipazioni in Antena 3 Tv, International Game Technology, DeA Capital, Generali e GreenItaly1.