Guardatevi il video

L'app geniale che scova e rivela tutte le onde wi-fi attorno a noi

L'app geniale che scova e rivela tutte le onde wi-fi attorno a noi
Pubblicato:
Aggiornato:

Si chiama Architecture of the radio ma si potrebbe anche chiamare Vedere l’invisibile. È un’app messa a punto da Richard Vijgen, geniaccio che su Twitter la presenta appunto come una guida al mondo nascosto delle reti che ci girano attorno, ci avvolgono, ci attraversano senza che noi riusciamo ad afferrarle, a sorprenderle. Per ora non è in commercio, perché è stata pensata per una mostra in Germania, ma nelle foto si vede benissimo cosa fa: sul fondo azzurro dell’iPad appaiono linee bianche e rosse, punti di diverse dimensioni, archi, curve di livello come nelle antiche carte topografiche, fontane, che sono la traduzione in pixel delle onde di diverso tipo presenti attorno al tablet, allo smartphone o ai loro parenti stretti.

1
Foto 1 di 4
2
Foto 2 di 4
3
Foto 3 di 4
4
Foto 4 di 4

Vijgen ha coniato a questo proposito il termine infosfera, che spiega così: «Infosfera è termine che indica un ambiente complesso e interdipendente, al pari della biosfera, abitato da entità di tipo informazionale. Se prendiamo come esempio di ambiente esclusivamente informatico il ciberspazio, l’infosfera è il ciberspazio più altri ambienti che non veicolano necessariamente informazioni online». Gli «altri ambienti» sono per esempio le onde radio. La visualizzazione di tutti i campi presenti in uno spazio dato - una stanza, un loft, una grande mostra - permette ai vari dispositivi di collegarsi fra loro saltabeccando dall’uno all’altro come un surfista tra le onde.

Ma il vero bello dell’app è che rende finalmente visibili le forze che fino ad oggi dovevamo andare a cercare spostandoci coi nostri dispositivi quasi fossero dei rabdomanti per cercare di capire dove “prendevano” meglio il wi-fi, il cellulare, la radio. Con Architecture, invece, si vede perfettamente dove passano e dove si incrociano le linee, e se sono esili come un capello o grosse come un canapo. Direbbe Jovanotti: una figata. Anche perché sul tablet risulta che tutte queste onde non procedono in maniera casuale, disordinata, arruffate come i fili che collegano computer, stampanti, schermi e server: sono tutte limpide come i profili di un’architettura gotica o morbide come quelle di un edificio di Zaha Hadid.

 

[La titaniocromia di Pedeferri]
216650_3618044_titaniocro_13739217_display
Foto 1 di 4
image011
Foto 2 di 4
Pedeferri_24
Foto 3 di 4
Pedeferri_28
Foto 4 di 4

L’app ricorda poi a chi subisce il fascino della visibilità dell’invisibile un altro grande esempio di linee di forza costrette a venire allo scoperto dalla mano del genio. Ci riferiamo all’opera di Pietro Pedeferri, valtellinese professore al Politecnico di Milano, che lavorando col titanio riuscì a fargli confessare i suoi pensieri (che per quel materiale coincidono con campi di forza) scaldando o applicando qua e là degli elettrodi a lastre e fogli. Come l’infosfera di Vijgne, anche le opere di Pedeferri si collocano in un ambiente misto e interrelato di tecnica, scienza e poesia, come si intuisce dal colophon del suo libro: Pietro Pedeferri, Titaniocromia (e altre cose), introduzione di Giancarlo Consonni;  con un testo di Maria Corti e una poesia di Alda Merini. Consonni è architetto e poeta; Maria Corti è stata una grande studiosa di poesia e nel suo scritto affronta appunto il tema della visibilità dell’invisibile; Alda Merini è Alda Merini.

Seguici sui nostri canali