L'Isis spinge e punta a Damasco Verso un terribile tutti contro tutti

«Se voi fermate la guerra in Siria non noi verremo in Europa». È la provocante dichiarazione di un tredicenne siriano arrivato nei giorni scorsi a Budapest insieme ad altre migliaia di profughi, rilasciata in un'intervista a una tv europea. Perché la guerra che dal 2011 sta flagellando la Siria è tutt’altro che vicina a una soluzione di pace, e accanto alla lotta tra ribelli ed esercito lealista si è inserita con prepotenza anche quella combattuta dai miliziani del sedicente Stato Islamico.
Damasco nel mirino dell’Isis. Gli attivisti dell’Ondus, l’Osservatorio nazionale per i diritti umani che ha sede a Londra ma che da sempre è vicino al governo di Assad, hanno documentato che anche Damasco è sempre più nel mirino degli jihadisti. I sobborghi alla periferia della capitale, quelli dove ci sono i campi profughi, da tempo sono presi d’assalto da autobombe e attentati messi a segno dai fondamentalisti. Negli ultimi tempi, però, per contrastare l’avanzata del Califfo, il regime al potere in Siria ha avviato una serie di raid per bombardare alcuni punti strategici nei quali si nasconderebbero i miliziani. Il risultato, finora è stato quello di uccidere solo civili.
Combattimenti sempre più intensi. E nelle ultime ore i combattimenti alle porte di Damasco si stanno intensificando, al punto che è già stato ipotizzato che il prossimo scenario sia una grande battaglia nella capitale, che potrebbe scardinare i fragili equilibri che nell’ultimo anno sono riusciti a evitare la caduta della città in mano jihadista. In particolare, nei quartieri periferici di Al-Sham Ajnad e Qadam, dove finora era in vigore una tregua tra ribelli ed esercito, i miliziani dello Stato Islamico hanno attaccato alcune postazioni dei ribelli siriani. Se la battaglia dovesse essere vinta l’Isis si avvicinerebbe pesantemente al centro della città e al cuore del potere di Assad. Per l’Isis si tratterebbe di una grande vittoria, forse la più importante.

In this picture released Sunday, August 30, 2015 by the Rased News Network, a Facebook page affiliated with the Islamic State group, an Islamic State militant takes his position in an alley, in the Qadam neighborhood of Damascus, Syria. Islamic State fighters on Sunday pushed into Qadam, a large district in southern Damascus, clashing with rival militants just a few kilometers from the center of the Syrian capital, the extremist group and Syrian activists said. Arabic at bottom reads, "Some of the Islamic State soldiers advance in the Qadam neighborhood southern Damascus." (Rased News Network, via AP)

In this picture released August 30, 2015 by the Rased News Network, on a Facebook page affiliated with the Islamic State group, Islamic State militants walk on a street in the Qadam neighborhood of Damascus, Syria. Islamic State fighters on Sunday pushed into Qadam, a large district in southern Damascus, clashing with rival militants just a few kilometers from the center of the Syrian capital, the extremist group and Syrian activists said. Arabic at bottom reads, "Some of the Islamic State soldiers advance in the Qadam neighborhood southern Damascus." (Rased News Network, via AP)

In this picture released August 30, 2015 by the Rased News Network, a Facebook page affiliated with the Islamic State group, Islamic State militants walk on a street in the Qadam neighborhood of Damascus, Syria. Islamic State fighters on Sunday pushed into a large district in southern Damascus, clashing with rival militants just a few kilometers from the center of the Syrian capital, the extremist group and Syrian activists said. Arabic at bottom reads, "Some of the Islamic State soldiers advance in the Qadam neighborhood southern Damascus." (Rased News Network, via AP)

In this picture released August 30, 2015 by the Rased News Network, on a Facebook page affiliated with the Islamic State group, Islamic State militants walk on a street in the Qadam neighborhood of Damascus, Syria. Islamic State fighters on Sunday pushed into Qadam, a large district in southern Damascus, clashing with rival militants just a few kilometers from the center of the Syrian capital, the extremist group and Syrian activists said. Arabic at bottom reads, "Some of the Islamic State soldiers advance in the Qadam neighborhood southern Damascus." (Rased News Network, via AP)
Chi combatte. A combattere i ribelli siriani e l’esercito governativo sono fondamentalisti che pare arrivino dal quartiere di Al-Hajar Al-Aswad, già conquistato dagli islamisti da oltre un anno e utilizzato finora come base delle operazioni del Califfato contro il regime di Bashar Assad. È da questo quartiere che lo scorso mese di aprile partì l’offensiva dell’Isis contro il campo di Yarmouk, che accoglie i profughi palestinesi. Gli scontri alle porte di Damasco sono stati confermati anche da esponenti del governo centrale, che si sono detti pronti a reagire qualora i fondamentalisti avanzino in altre zone sotto il controllo del governo, che oggi detiene il potere solo su un terzo del Paese.
Tutti contro tutti. La prospettiva, dopo oltre quattro anni di guerra, quindi è adesso ribaltata. A combattere il regime di Assad sono i miliziani del Califfo, i quali sono a loro volta combattuti dai ribelli. Il tragico scenario che ne esce è quello di un tutti contro tutti che destabilizza ulteriormente il Paese e provoca la drammatica fuga dei civili dalla Siria. Quei civili che arrivano in Turchia e che da lì cercano la fuga in Europa, o attraverso la rotta balcanica o attraverso il mare.
Le alleanze siriane. Poche settimane fa in Siria era arrivato in visita il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, proveniente da Beirut, dove aveva incontrato il leader di Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, alleato di Damasco. Teheran gioca un ruolo importante nella guerra siriana e Zarif aveva presentato una tabella di marcia per la pace nel Paese. Nella regione mediorientale è il principale alleato del regime di Assad e sta cercando di presentare un piano per la pacificazione del Paese. Proprio a Teheran è stato presentato un piano di pace per la Siria, salutato positivamente dal presidente siriano Bashar al Assad. I dettagli del piano, tuttavia, non sono stati resi noti per il momento.