Diritto d'asilo e trattato di Dublino Per capire il caos dei profughi

Il boom di migranti davanti a cui l’Europa si trova in questo periodo è stato definito da più parti come la più grave emergenza mai registrata. Ora l'attesa è tutta per ciò che verrà deciso nel vertice del 14 settembre, quando a Bruxelles si incontreranno i ministri della Giustizia e dell’Interno dell’Ue per capire come gestire il carico di immigrati e stabilire regole comuni sull’asilo, che portino alla piena attuazione del Sistema comune di asilo europeo. La Convenzione di Ginevra stabilisce che lo status di rifugiato protegge chi è costretto a lasciare il proprio Paese perché perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Stando ai dati diffusi dall'agenzia Frontex, i migranti che sono giunti in Europa da gennaio a luglio del 2015 sono stati 340mila, a fronte dei 123.500 dello stesso periodo del 2014. A questo punto, quindi, è bene capire come funziona il diritto d’asilo nei vari Paesi europei.
Il diritto d’asilo in Italia. Al momento la procedura per l’ottenimento del diritto d’asilo in Italia prevede che l’interessato faccia domanda di protezione internazionale alla questura o alla polizia di frontiera. Dopodiché, l’autorità responsabile per l’esame del ministero dell’interno, cioè il Dipartimento delle libertà civili e immigrazione, valuta la domanda e la fa analizzare alle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale composte da un funzionario della prefettura, uno della questura, un rappresentante dell’ente locale e un membro dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr).
Durata infinita dell’iter. Un iter lungo e complesso, di cui abbiamo già dato conto e la cui lentezza è stata denunciata anche dal deputato bergamasco di Forza Italia, Gregorio Fontana, che ha verificato di persona come si lavora alla Commissione migranti di Brescia, a cui competono anche le province di Bergamo, Cremona e Mantova. In teoria la legge prevede che la procedura venga espletata in 35 giorni, in realtà si possono aspettare anche 18 mesi prima di sapere se si ha o no diritto allo status di rifugiato. Una volta ottenuto, quaesto status in Italia dura 5 anni.

Migrants walk from the main station in Dortmund, Germany, to a hall where they get first attendance Sunday, Sept. 6, 2015. Thousands of migrants and refugees arrived in Dortmund by trains. (AP Photo/Martin Meissner)

Migrants play soccer in a tent city erected outside of a migrant reception center in Brussels on Monday, Sept. 7, 2015. Hundreds of migrants are arriving every day in Belgium, some making perilous journeys through Europe. (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Refugees and migrants wait to pass the borders from the northern Greek village of Idomeni, to southern Macedonia, Thursday, Sept. 3, 2015. The country has borne the brunt of a massive refugee and migration flow of people heading into the European Union. (AP Photo/Giannis Papanikos)

Greece Migrants
Le altre forme di protezione. Nel frattempo chi chiede asilo ha un visto temporaneo nel nostro Paese che tuttavia non gli permette di lavorare, ma solo di permanere sul territorio nazionale, di usufruire dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione scolastica per i minori. Mentre aspettano, queste persone alloggiano nei centri di accoglienza e nelle strutture che si adoperano per ospitare i profughi. Se non si ottiene l’asilo politico si può ottenere la protezione sussidiaria o umanitaria, che vengono concesse rispettivamente a quanti vedono minacciata la vita a casa loro perché c’è una guerra in corso, e quando gravi motivi di carattere umanitario potrebbero comportare gravi conseguenze in seguito a un rimpatrio forzato.
I numeri del Cir e gli altri Paesi europei. Secondo i dato del Cir, il Centro Italiano Rifugiati, l’Italia è il Paese che nello scorso anno ha fornito protezione, sottoforma di asilo, di protezione sussidiaria o di protezione umanitaria al 60 percento dei richiedenti asilo intervistati dalle varie commissioni, a confronto del 45 percento della media europea. Ma l’Italia non è il Paese a cui spetta il più alto numero di migranti da gestire. Germania, Francia, Regno Unito e Svezia sono le destinazioni più ambite da quanti approdano sulle coste italiane e da coloro che cercano di arrivare in Europa attraverso le strade balcanica.
La Germania. È di tre mesi al massimo la durata della permanenza nei centri di prima accoglienza tedeschi, dove vengono alloggiati quanti chiedono protezione internazionale. Anche in Germania l’iter è simile a quello italiano, sebbene le tempistiche siano decisamente più rapide. Soprattutto se si pensa che il ministro dell'Interno tedesco nei giorni scorsi ha stimato che entro la fine dell'anno Berlino riceverà 800mila richieste di asilo. Se i tempi di attesa si allungano i migranti vengono trasferiti in altri centri, e viene dato loro un permesso di lavoro che preveda un compenso di circa 360 euro mensili. Una volta accettata la domanda d’asilo, lo status ha una durata di tre anni, in seguito ai quali si può ottenere il permesso di soggiorno a tempo indeterminato.

Refugees and migrants arrive from the northeastern Greek island of Lesbos to the Athens' port of Piraeus on Monday, Sept. 7, 2015. About 2,500 people arrived with the ferry Eleftherios Venizelos as Frontex, the EU border agency, says more than 340,000 asylum seekers have entered the 28-nation bloc this year, the majority fleeing war and human rights abuses in Syria, Afghanistan, Iraq, Somalia and Eritrea. (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

FILE - In this Wednesday Aug. 26, 2015, file photo, Syrian refugees cross into Hungary underneath the border fence on the Hungarian - Serbian border near Roszke, Hungary. A Pakistani identity card in the bushes, a Bangladeshi one in a cornfield. Documents scattered only meters from Serbia's border with Hungary provide evidence that many of the migrants flooding Europe to escape war or poverty are scrapping their true nationalities to improve their chances of asylum _ many of them claiming to be Syrian. (AP Photo/Bela Szandelszky, File)

FILE - In this Saturday, Sept. 5, 2015 file photo, a man holds a "Welcome" sign during the arrival of refugees at the train station in Saalfeld, central Germany. Hundreds of refugees arrived in a train from Munich to be transported by busses to an accomodation center. The United States and the European Union project themselves as models for the world when it comes to democracy and human rights. Yet a common issue, migration, is bitterly dividing each of them(AP Photo/Jens Meyer, File)

FILE - In this Thursday Aug. 27, 2015 file photo, migrants walk alongside railway tracks at Idomeni, northern Greece to cross the border and enter Macedonia. In the 28-nation EU, some countries have sought to block the unprecedented flow of migrants fleeing war or poverty in the Middle East and Africa. (AP Photo/Santi Palacios, File)
Francia. La situazione è un po’ diversa in Francia, il secondo Paese con più richieste di asilo. Qui il prerequisito per accedere alla domanda di richiesta di asilo è avere già un domicilio. Se non si è ospiti di un’associazione, di un privato, o in albergo, non si può chiedere protezione. Solo in seguito i richiedenti vengono ospitati nei centri di accoglienza finanziati dallo Stato e affidati in gestione ad associazioni, e viene loro dato un contributo per le loro spese personali di circa 11 euro al giorno (in Italia ai migranti viene dato quel che rimane dei 35 euro stanziati dall’Unione Europea, cioè poco più di 2 euro). Al momento i tempi di attesa superano i due anni, ma a fine luglio è stata approvata la riforma, che tra le altre cose dovrebbe ridurre i tempi di attesa. Per lavorare, mentre si è in attesa di una risposta alla domanda, i richiedenti asilo devono far richiesta alla prefettura competente, che può anche rifiutare se il tasso di disoccupazione della zona è troppo alto. In ogni caso, è possibile chiedere di avere un impiego solo se la domanda di asilo giace senza essere stata esaminata da più di un anno, o se si è fatto ricorso perché la richiesta di asilo è stata rifiutata, altrimenti non è permesso lavorare ai migranti. Quando si ottiene lo status di rifugiato si può rimanere nel Paese per 10 anni, dopodiché si può chiedere la cittadinanza francese.
Regno Unito. Negli ultimi giorni il Regno Unito ha fatto notizia più di ogni altro Paese in tema di immigrazione, perché ha detto di voler negare i permessi anche agli europei che arrivano nel Paese senza avere già un lavoro. Una boutade, forse, che si è tirata contro unanimi antipatie. Fino a oggi la domanda d'asilo può essere presentata appena si arriva nel Paese, ai confini, negli aeroporti o nei porti, presso i funzionari dell’Ukba (UK Border Agency). Ai migranti che presentano domanda viene trattenuto il passaporto, fino a quando non viene presa una decisione in merito. Nel frattempo i richiedenti asilo vengono alloggiati dapprima negli alloggi temporanei, poi in quelli definitivi, rigidamente separati in centri maschili e centri femminili. Se il migrante non è autosufficiente economicamente lo Stato fornisce, sulla base di alcuni requisiti, un sussidio pari a circa 50 euro a settimana. Le donne incinte possono ricevere, una tantum, 300 sterline (circa 450 euro) di indennità di maternità. Mentre il migrante è in attesa di veder riconosciuta la sua domanda, ha accesso alle cure sanitarie e ha l’obbligo di istruzione se minore di 16 anni. Non possono lavorare, a meno che la domanda non sia stata presentata da oltre un anno.
La Svezia. Infine la Svezia, il Paese che più di ogni altro è la meta più ambita da ogni migrante che chiede asilo. Stoccolma è particolarmente organizzata ed efficiente nel fornire protezione e diritti. E soprattutto perché lo status di rifugiato non ha una durata ma prevede il diritto alla residenza permanente e un percorso di integrazione (accesso scolastico, cure mediche, corsi di lingua, ecc) che permette ai rifugiati di entrare a far parte pienamente nella vita del Paese. In media le pratiche vengono evase nel giro di sei mesi e il percorso di integrazione dura non più di due anni. Una volta arrivati in Svezia, i migranti possono presentare la loro domanda di asilo in uno degli sportelli del Migration Board dedicati ai richiedenti asilo o alla polizia di frontiera. Durante l’attesa, il richiedente può decidere se soggiornare presso familiari o amici eventualmente presenti sul territorio, oppure se rivolgersi al Migration Board per una sistemazione temporanea in alloggi condivisi. Se non si ha denaro e non si trova lavoro, il richiedente ha diritto ad un assegno giornaliero che copra le spese per il cibo, i vestiti, l’igiene personale e tutto ciò che è necessario. Il denaro viene depositato su un conto e viene rilasciata una carta di credito. La decisione se concedere o meno l’aiuto economico spetta sempre al Migration Board. Il rovescio della medaglia di questo sistema efficiente e all’avanguardia è testimoniato da Amnesty International che ha documentato una serie di episodi di razzismo e xenofobia ai danni dei richiedenti asilo.
Il Trattato di Dublino. Essenziale per capire il caos di questi mesi è anche il trattato di Dublino. Il principio cardine su cui si struttura è quello contenuto all’articolo 12: «Quando è accertato (...) che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale». Insomma, la responsabilità è di quella nazione ove avviene lo sbarco. Un testo che fu firmato negli anni Novanta, quando le tratte migratorie erano diverse, e ancora il Mediterraneo non era la principale strada usata per arrivare in Europa (eccetto per il boom di albanesi in Italia). Poi, però, la situazione in Africa e Medio Oriente si è evoluta, e negli ultimi anni la crescita di conflitti e criticità ha creato nuove rotte. Che però espongono maggiormente i Paesi di confine come Italia, Grecia e Ungheria, tutt’altro che tutelati dal Trattato di Dublino.