Controlli a distanza sui dipendenti Rispettando la privacy (dicono)

Il Consiglio dei Ministri convocato venerdì mattina scorso ha approvato gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act. È stata così portata a termine la riforma del mercato del lavoro annunciata dal premier Metteo Renzi poche settimane dopo il suo insediamento. Il Ministro Giuliano Poletti si è detto soddisfatto ed ha aggiunto: «Abbiamo rimesso al centro il contratto a tempo indeterminato. Centinaia di migliaia di precari hanno un contratto stabile». Ecco cosa prevedono i decreti e come cambierà il mondo del lavoro.
Niente più dimissioni in bianco. Stop alla prassi delle dimissioni firmate “in bianco”, molto utilizzata nei confronti delle lavoratrici donne alle quali, al momento dell’assunzione, veniva chiesto di firmare un foglio in bianco, che poteva poi essere compilato in un momento successivo per poterle mettere alla porta in caso di gravidanza e maternità. D’ora in poi dovrà essere utilizzato un apposito modulo, datato e numerato, disponibile sul sito del Ministero del lavoro e le dimissioni potranno essere fatte solo per via telematica.
Ok ai controlli a distanza ma con rispetto della privacy. Le aziende potranno controllare a distanza i propri dipendenti tramite i dispositivi dati in dotazione (cellulari, tablet, pc) senza che sia necessaria un’intesa sindacale o un’autorizzazione del Ministero del Lavoro. Queste ultime sono richieste, invece, per installare telecamere o altri sistemi di controllo fisso. Le informazioni che l’azienda raccoglie potranno essere utilizzate anche nei procedimenti disciplinari, anche ai fini del licenziamento. Dopo una lunga polemica, è stato così modificato l’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori. I controlli a distanza sui dispositivi però, assicura il Ministro Poletti, potranno avvenire solo nel rispetto della normativa sulla privacy: sarà sempre obbligatorio informare preventivamente il lavoratore sulle tipologie di controlli e le modalità di utilizzo degli strumenti.
Cassa integrazione. La cassa integrazione viene estesa a 1,4 milioni di lavoratori delle aziende da 5 a 15 dipendenti. Si applica un principio di contribuzione basato sull’utilizzo: un contributo addizionale del 9% della retribuzione persa per i periodi di cassa sino ad un anno di utilizzo nel quinquennio mobile, del 12% sino a due anni e del 15% sino a tre. Il tetto di durata della Cassa integrazione è stato portato da tre a due anni nel quinquennio, estendibile a 36 mesi nel caso di ricorso esclusivo ai contratti di solidarietà (24 mesi di solidarietà e 12 di Cig). Il governo ha chiarito anche che la Naspi (il nuovo assegno contro la disoccupazione involontaria) avrà una durata di 24 mesi.
Attività Ispettiva. È stato istituito l’Ispettorato nazionale del lavoro che, sotto la guida del Ministero del Lavoro, integra in un’unica struttura i servizi ispettivi del Ministero stesso, dell’Inps e dell’Inail. L’obiettivo è quello di una razionalizzazione e semplificazione dell’attività di controllo e di un contenimento dei costi. È stata istituita, inoltre, la Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro, coordinata dalla nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal).
Eliminati i co.co.pro. ed estesi i congedi parentali. Non potranno più essere attivati i contratti di collaborazione a progetto (co.co.pro.) e quelli già in essere potranno proseguire solo fino alla data di scadenza. A partire dal primo gennaio 2016 ai rapporti di collaborazione che si configurano come “continuativi ed etero-organizzati” saranno applicate le norme del lavoro subordinato. Aumentano gli anni per il congedo parentale: il congedo retribuito (al 30%) passa dai 3 ai 6 anni del bambino, quello non retribuito dagli 8 ai 12 anni.
Gli scontenti. Renata Polverini, vice presidente della Commissione lavoro della Camera, ha parlato di «Governo diabolico». Secondo la Polverini il Jobs act non aiuta a creare posti di lavoro ma «sottrae diritti e tutele ai lavoratori». «Nel complesso - ha dichiarato il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi - si conclude bene una riforma del lavoro necessaria anche se ancora espressione del vecchio formalismo giuridico». Il presidente ha sottolineato come abbiano «continuato a pesare vizi ideologici, come nel caso della rarissima pratica delle dimissioni in bianco. Per pochissime patologie si sono complicati un milione e mezzo, due milioni di atti di risoluzione volontaria del rapporto di lavoro da parte dello stesso lavoratore».