Perché per i migranti in fuga lo smarphone è fondamentale

Nell’imponente tam tam mediatico che da alcuni mesi gravita intorno alla situazione dei migranti, al fianco di molte e importanti questioni relative a modalità e tempi dell’accoglienza, capita spesso di incappare in polemiche rispetto alle quali davvero si fatica a trovare un senso. L’ultima in ordine cronologico riguarda alcune foto che ritraggono profughi appena giunti in Italia o in altri Paesi che utilizzano telefoni smartphone. La caciara è immediatamente scoppiata: ma come? Questi scappano dai propri Paesi ed hanno uno smartphone? Ma con che coraggio chiedono aiuto? Bene, i quotidiani The Independent e Business Insider hanno voluto affrontare la questione, facendo emergere con grande intelligenza come diatribe di questo tipo siano, oltre che piuttosto becere, anche dannose per quanto riguarda un clima mediatico già sufficientemente teso.
The Independent: sì, hanno uno smartphone. E allora? Riportiamo anzitutto il ragionamento fatto a tal proposito da James O’Malley, redattore della testata britannica Independent. Il suo pensiero può essere riassunto in un’unica frase: questa è gente che scappa dalla guerra, non dalla povertà. Secondo i dati della Banca Mondiale, la Siria non è chiaramente un Paese ricco, ma non fa senza dubbio parte della schiera degli Stati in condizioni di indigenza. È definito, sempre dall’istituto mondiale, un Paese a reddito medio-basso. Per dire, il suo reddito nazionale lordo pro capite è pressoché identico a quello dell’Egitto, che comunemente viene considerato, al netto dei contrasti sociali interni, uno Stato in discreta salute economica. Dunque, assodato che stiamo parlando di una nazione i cui cittadini possono tranquillamente permettersi le comodità basilari della vita moderna (fra le quali rientra senza dubbio un telefono cellulare), perché dovrebbe stupire che i profughi siriani abbiano uno smartphone? Un oggetto che, peraltro, risulta fondamentale avere con sé nel momento in cui si abbandona la propria a casa e magari ci si separa pure dai propri cari. Come poi nota argutamente O’Malley, una certa fetta di opinione pubblica, che fino a poche settimane fa si schierava contro l’accoglienza dei migranti poiché definiti poco più che nullatenenti che vengono a rubare le risorse altrui, oggi sostiene invece l’esatto opposto, ovvero che si tratta di gente troppo ricca per godere di alcun aiuto.
Business Insider: lo smartphone strumento fondamentale per i migranti. Passando a Rob Price di Business Insider, il punto che viene qui è affrontato riguarda l’essenziale utilità che uno smartphone riveste rispetto alle vere e proprie epopee che i profughi hanno affrontano nella loro disperata fuga dalla guerra. Dal momento che l’alternativa al viaggio su barcone coordinato da scafisti (ipotesi che si spera diventi sempre più remota) è muoversi in autonomia, un cellulare moderno offre, data la presenza di mappe e di internet per aggiornarsi continuamente su quanto accade nei territori circostanti, uno strumento eccezionale per tentare di effettuare spostamenti sicuri. Oltre, naturalmente, alla possibilità di comunicare con chicchessia possa portare aiuto. Ecco perché, scrive Price, applicazioni come Google Maps, Whatsapp o Skype sono utilizzatissime dai migranti, e grazie al cielo che questi ultimi dispongono di uno smartphone per poterne usufruire. Addirittura, dalla Serbia e precisamente dalla città di Miksaliste, alcune operatori umanitari hanno ideato un’applicazione che fornisce ai rifugiati informazioni essenziali circa luoghi e modi con cui reperire aiuti di vario genere, utilizzando come ipotesi di viaggio le tratte e le rotte più battute dai flussi migratori. Dunque, in conclusione e al netto delle tante polemiche infondate e sciocche, che gran fortuna che i migranti possano disporre di uno smartphone!