India: muore il figlio, genitori suicidi Era stato rifiutato da 5 ospedali

Avevano perso il figlio da poche ore, quando hanno deciso di gettarsi da un edificio di quattro piani nel sud di Delhi. Hanno lasciato un biglietto, due frasi irrevocabili: «Non è colpa di nessuno. È una nostra decisione». Laxmichandra e Babita, cittadini di Delhi ma originari di Kendrapara, avevano chiesto a cinque dei maggiori ospedali della città di ricoverare il piccolo Avinash, malato di febbre dengue. Tutti gli istituti hanno negato le cure. Nel giro di ventiquattr’ore, il bambino di sette anni è peggiorato rapidamente: la patologia tropicale trasmessa da una zanzara gli procurava forti cefalee, dolori muscolari e, ovviamente, febbre. Sul corpo aveva sparsi segni simili a quelli lasciati dal morbillo. Dopo essere stati rifiutati dal Moolchad Medicity, dal Max Super Speciality Hospital e da altre strutture sanitarie, i genitori erano riusciti a trovare un posto per il bambino al Batra Hospital. Le condizioni di Avinash, però, erano disperate. È morto poco dopo, alle 13 dell’8 settembre. Alle 2:30 del mattino del 9 settembre, dopo avere sepolto il figlio, la coppia indiana ha deciso di suicidarsi.
«Avevano i polsi legati insieme». La duplice tragedia è stata riportata dal The Indian Express. Un giornalista del quotidiano si è recato fino all’abitazione dei coniugi, un appartamento di due stanze. Contro il muro, fuori dalla porta, c’era ancora la bicicletta gialla di Avinash. Parenti e amici erano sconvolti da quanto accaduto. La proprietaria dell’appartamento ha raccontato: «La mano sinistra di Babita era legata alla destra di Laxmichandra con una dupatta (la lunga sciarpa tipica dell’abbigliamento femminile indiano, ndr). Babita aveva addosso la sua vestaglia da notte, così come l’abbiamo vista per l’ultima volta, un’ora prima». Ha aggiunto che Laxmichandra lavorava per una ditta privata che forniva servizi alla catena Pizza Hut. Babita si occupava della casa. I due si erano conosciuti mentre studiavano insieme in un college a Odisha.
Il dolore dei vicini e il loro racconto. Uno dei vicini della famiglia, Gyanendra Debashis, anch’egli originario della regione di Odisha, ha ricostruito le ultime ore di Avinash e dei suoi genitori: «Laxmichandra e Babita si sono precipitati fuori con Bittu (soprannome affettuoso dato ad Avinash, ndr) intorno alle 18 del 7 settembre, dopo che le condizioni del bambino hanno cominciato a peggiorare. Negli ultimi tre, quattro giorni era stato curato da un dottore presso un ambulatorio. Babita ha detto a mia moglie che il medico le aveva consigliato di fare ricoverare il figlio. Ma ha affermato che il bambino era vivace e sembrava stare bene, così l’ha riportato a casa». Verso sera, tuttavia, Avinash ha cominciato a lamentare dolori. Una conoscente ha aggiunto: «Il suo corpo è diventato freddo. Mentre lo stavano portando via, mi ha detto: “Dadi, la mia testa esploderà”». I vicini hanno accompagnato la coppia di genitori, ma solo dopo cinque ore di ricerche, e a otto chilometri di distanza da casa, hanno trovato un ospedale con un letto per Avinash. Gli altri hanno detto che tutti i posti per i pazienti con la febbre dengue erano pieni. Quando il loro bambino è morto, i genitori erano molto depressi. Siamo andati a Chhattarur, dove si sono tenuti gli ultimi riti e il bambino è stato cremato. Li ho lasciati a casa intorno a mezzanotte. Ho saputo intorno alle due del mattino che non erano a casa, così sono andato di nuovo nel luogo in cui hanno seppellito il bambino, pensando che i genitori avrebbero potuto andare lì per piangere la morte del figlio. Ma non c’erano. Quando sono tornato a casa, ho saputo del loro suicidio. Ero sconvolto», ha detto Gyanendra Devashish, un vicino. Un altro vicino, Hemant Kumar, ha dichiarato che la coppia era troppo depressa: «Mi hanno raccontato che le cure per il bambino sono arrivate in ritardo, perché era stato rifiutato da alcuni ospedali. È morto a causa di questo. La moglie diceva che voleva andare dov’era il suo bambino. Il marito invece era più controllato». I corpi dei coniugi sono stati trovati dalla moglie di un vicino, ancora sotto shock. Mohanty, un collega di Laxmichandra, oggi ricorda: «Laxmichandra mi ha chiesto di andare al crematorio dove era stato sepolto suo figlio e di accendere dell’incenso. Ho detto che era una sua responsabilità, ma lui ha insistito». Purtroppo ora Mohanty conosce il motivo di tanta premura.
Indagini in corso. Contattato dall’Indian Express, il Batra Hospital ha rilasciato questa dichiarazione: «Confermiamo che il paziente era in una condizione critica, dovuta al dengue. Il bambino ci è stato portato verso le 23:05 in uno stato di salute veramente precario, senza pulsazioni, né pressione sanguigna. I nostri medici gli hanno fornito tutte le cure disponibili, ma nonostante i nostri sforzi non è sopravvissuto». Il direttore medico del Moolchand Medicity, invece, ha affermato che il bambino è stato accolto nel pronto soccorso, ma poiché mancavano posti letto, è stato consigliato ai genitori di cercare un altro ospedale. Sarebbe stata messa a loro disposizione un’ambulanza, per un trasporto più sicuro. Il Max Hospital non ha rilasciato alcun commento. Il dramma della famiglia di Delhi ha acceso la rabbia dei cittadini nei confronti del governo e delle istituzioni sanitarie. Chiedono che qualcuno renda ragione di quanto è successo. La polizia ha aperto un’indagine, ma purtroppo niente potrà rimediare al dramma della famiglia di Avinash.