Netanyahu: manterremo status quo

La Spianata delle moschee I 150mila mq più contesi al mondo

La Spianata delle moschee I 150mila mq più contesi al mondo
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Sono i 150mila metri quadrati più contesi al mondo, perché luogo santo per le tre grandi religioni monoteiste. È la Spianata della Moschee, che gli ebrei chiamano Monte del Tempio per il fatto che qui sorgeva l’antico Tempio di Gerusalemme, il secondo, quello costruito dopo l'esilio babilonese per riedificare l'edificio abbattuto da Nabucodonosor, e a sua volta distrutto dalle legioni romane nell’anno 70. È un luogo di una bellezza unica, e solo salendovi si riesce a percepire la sacralità che esso rappresenta.

Gli scontri degli ultimi giorni. Il conflitto mediorientale, tra Israele e Palestina, la madre di tutte le guerre, sta rischiando di riaccendersi pesantemente proprio qui, su questo rettangolo di 500 metri per 300 che da tre giorni è teatro di ferocissimi scontri. Da un lato i palestinesi, asserragliati dentro la moschea di Al Aqsa, quella che secondo la tradizione islamica ricorda il viaggio miracoloso che dalla Ka'ba della Mecca avrebbe portato il profeta Maometto alla Spianata del Tempio di Gerusalemme, attraversando poi il baratro infernale e ascendendo ai setti Cieli: un episodio che rende la Spianata il terzo luogo più sacro per l’islam dopo La Mecca e Medina. Dall’altro lato l’esercito israeliano, che non solo ha fatto irruzione sulla Spianata (cosa abbastanza comune ultimamente), ma è entrato nella moschea di Al Aqsa e ha sparato gas lacrimogeni e granate assordanti. Immediata la condanna del mondo arabo: in primis il Presidente palestinese Abu Mazen, che ha minacciato serie conseguenze qualora continuassero queste incursioni, che il re di Giordania ha definito “provocazioni” che possono minare le relazioni tra i due Paesi. Più duro Hamas, che accusa Israele di voler portare la guerra a Gerusalemme, mentre la Turchia chiede un intervento dell’Onu. Persino il ministro degli Esteri saudita, Adebel al-Jubeir, accusa il «nemico sionista» di «volersi impossessare della moschea di Al Aqsa». Anche gli Stati Uniti stanno a guardare preoccupati che la situazione degeneri, e hanno chiesto a entrambe le parti di abbassare i toni, condannando le violenze.

APTOPIX Mideast Israel Palestinians
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An Israeli border police officer is seen during clashes with Palestinian protesters in Jerusalem's old city, Tuesday, Sept. 15, 2015, in a third straight day of unrest at Jerusalem's most sensitive holy site. (AP Photo)

Mideast Israel Palestinians
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Israeli soldiers take position near a garbage container with graffiti in Arabic, "Israel to the dustbin of history," following a demonstration by Palestinians in solidarity with protesters at the Al-Aqsa mosque compound in Jerusalem's Old City, during clashes in the West Bank town of al-Ram, north of Jerusalem, Tuesday, Sept. 15, 2015. Israeli police clashed with Palestinian protesters Tuesday in a third straight day of unrest at Jerusalem's most sensitive holy site. (AP Photo/Majdi Mohammed)

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An Israeli soldier aims his weapon towards Palestinians following a demonstration in solidarity with protesters at the Al-Aqsa mosque compound in Jerusalem's Old City, during clashes in the West Bank town of al-Ram, north of Jerusalem, Tuesday, Sept. 15, 2015. Israeli police clashed with Palestinian protesters Tuesday in a third straight day of unrest at Jerusalem's most sensitive holy site. (AP Photo/Majdi Mohammed)

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A Palestinian throws back a tear gas canister at Israeli soldiers following a demonstration in solidarity with protesters at the Al-Aqsa mosque compound in Jerusalem's Old City, during clashes in the West Bank town of al-Ram, north of Jerusalem, Tuesday, Sept. 15, 2015. Israeli police clashed with Palestinian protesters Tuesday in a third straight day of unrest at Jerusalem's most sensitive holy site. (AP Photo/Majdi Mohammed)

Rischio altissimo. L’occasione degli scontri, quasi come ogni anno, è stato il Capodanno ebraico, anche se questa volta le cose sono un po’ più complicate sul piano politico e gli scontri rischiano di segnare l’inizio di un nuovo, pesante, conflitto. Al centro del contendere è questo fazzoletto di terra su cui sono state edificate le moschee di Al Aqsa e della Cupola della Roccia. Nel 2000 la famosissima passeggiata sulla Spianata dell’allora premier Ariel Sharon insieme a un migliaio di militari come scorta armata, scatenò la seconda intifada.

Chi sale e chi no sulla Spianata. Per tradizione gli ebrei non possono salirvi per pregare e niente fa infuriare i palestinesi musulmani più delle incursioni che i coloni ebrei periodicamente effettuano nel sito. Per accedervi si servono del passaggio ubicato in prossimità della porta dei Magrebini, e si presentano ai controlli gestiti dall’esercito israeliano come turisti. Esattamente come chiunque desideri salire a visitare il sito, si mettono in fila tra le comitive di pellegrini cristiani che visitano la Terra Santa. In realtà, però, questi “turisti” sono attivisti delle frange più estreme del nazionalismo religioso e messianico: si tratta dei mili­tanti dei gruppi chiamati “Gio­vani del Monte del Tem­pio” e “Diritti Umani al Monte del Tem­pio”, oltre ai frequentatori di centri studi che invo­cano la costru­zione del terzo Tem­pio. Quando entrano nella Spianata, questi attivisti vengono scortati dall’esercito che li accompagna nelle loro passeggiate proteggendoli da eventuali aggressioni da parte dei fedeli musulmani presenti.

 

 

Il piano di spartizione. La situazione rischia di degenerare anche in seguito alla decisione del governo israeliano di dividere il sito tra ebrei e musulmani sul modello della Tomba dei Patriarchi di Hebron, che venne stabilito e imposto in seguito alla strage del 1994, quando il colono ebreo Baruch Goldstein fece irruzione nella moschea e sparò all’impazzata colpendo alle spalle i fedeli in preghiera, provocando la morte di 29 palestinesi. Attualmente la Spianata è gestita dal Waqf, l’ente islamico benefico che si occupa di mantenere l’ordine, di regolare le visite e di proibire ogni forma di preghiera. Anche quella islamica, perché è praticamente impossibile vedere musulmani che pregano al di fuori delle moschee se non il venerdì e in occasioni di particolari feste, giorni in cui però l'accesso al sito è chiuso. Quindi ai musulmani spetta la sovranità religiosa sul sito, ma Israele ha il controllo dell’accesso alla Spianata.

 

 

Mantenimento dello Status Quo. Per tranquillizzare gli animi e mantenere buone relazioni diplomatiche con la Giordania, il premier Netanyahu assicura che nulla verrà modificato in questo status quo, che dura da quando Israele nel 1967 ha occupato Gerusalemme Est. Ma di fatto la decisione del ministro per la Sicurezza interna Gilad Erdan di istituire orari per le “visite” dei “turi­sti ebrei” e per l’ingresso ai musul­mani lascia presagire tutto il contrario.

 

 

10 anni di carcere a chi lancia pietre. Non solo: a Gerusalemme dopo il terzo giorno consecutivo di scontri è stato riunito un gabinetto di emergenza che ha varato pene sempre più severe per quanti lanciano sassi. Ufficialmente il motivo della riunione è stata la notizia della morte di un israeliano che è andato fuori strada con la sua auto di ritorno dalla cena del capodanno ebraico (anche se gli ebrei non potrebbero guidare nei giorni di festa): la polizia ha ritenuto che l’incidente sia stato provocato dal lancio di pietre avvenuto la sera prima in un sobborgo arabo di Gerusalemme est. Il premier Netanyahu ha promesso che verranno usati tutti i mezzi necessari per fermare i lanciatori di pietre e di molotov contro gli israeliani. A questo punto non si esclude che venga messa davvero in atto la proposta di legge che prevede fino a 10 anni di carcere per chi si macchia di tale reato, e verranno puniti con multe pesanti anche quei genitori che «permettono ai loro figli di partecipare agli scontri violenti».

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