Qui è sepolto Anders Trulson

I turisti nordici nel borgo abruzzese che cercavano una vecchia tomba

I turisti nordici nel borgo abruzzese che cercavano una vecchia tomba
Pubblicato:
Aggiornato:

Negli scorsi giorni l'attività quotidiana di Civita d'Antino, un borgo di origini romane in provincia dell'Aquila e immerso nella Val Roveto, è stata riportata indietro di circa un centinaio di anni da una visita piuttosto inattesa. Jan Olsson, a capo di un nutrito gruppo di turisti svedesi, ha infatti organizzato la gita italiana non tanto per attrazioni più note quali Roma, Firenze o Venezia, quanto per guardare da vicino una tomba situata proprio nel paesino abruzzese. Lì infatti riposa un suo lontano parente, tale Anders Trulson, che all'inizio del secolo scorso si unì ad una particolare comunità di artisti scandinavi che da anni passava le estati nel borgo. Il pittore poi qui morì, dopo poche settimane, colpito dalla tubercolosi.

 

 

I nordici in Abruzzo, ecco come. La visita di Olsson e dei suoi parenti riapre un curioso capitolo che nei libri di Storia dell'Arte forse non è presente, ma che è senza dubbio curioso osservare, soprattutto in rapporto ad un epoca in cui fare conoscenza di un piccolo paese di provincia dell'Italia centrale equivaleva ad un'odierna visita su Marte. Questo estemporaneo gruppo nordico, presente a più riprese a Civita a cavallo fra il XIX ed il XX secolo, deve la sua esistenza a Kristian Zahrtmann, un naturalista danese che visitò a più riprese l'Abruzzo fra il 1883 e il 1896, per poi trascorrervi ogni estate fra il 1900 e il 1911. Sulla comunità di pittori scandinavi ci viene in aiuto il giornalista svedese Johan Werkmäster, che da oltre un decennio si dedica alla conoscenza della regione Abruzzo e ha dato alla stampa il libro Lärkorna i L'Aquila, letteralmente Allodole a L'Aquila, all'inizio di quest'anno.

 

anders trulson

 

Il cameriere di Hitler. «Il perchè Zahrtmann si ritrovò a Civita d'Antino fu pura casualità», spiega Werkmäster. «Nel 1883 visitò gran parte dell'Italia e, mentre si trovava a Sora, gli venne consigliato di recarsi nel borgo abruzzese. Lì trovò le migliori persone che un artista poteva desiderare come modello per le sue opere e decise di rimanere per diversi mesi». Il libro contiene aneddoti brillanti e quasi sconosciuti anche agli italiani, come la storia di Salvatore Paolini che fu cameriere di Hitler nella sua residenza alpina, oppure quella di un giornalista americano che seguì l'intera stagione del Castel di Sangro in Serie B  (era la stagione 1996-97), scatenando un mare di polemiche una volta che il suo racconto sull'esperienza abruzzese venne dato alle stampe.

Il funerale di Trulson. Uno dei capitoli è interamente dedicato agli artisti scandinavi, tutti provenienti dalla scuola di Zahrtmann a Copenhagen, e spiega come la locale famiglia Cerroni si prese cura di loro durante i decenni spesi in Abruzzo, compreso il povero Trulson che trascorse dieci settimane a Civita d'Antino per poi morire e rimanervi sepolto per l'eternità nel vecchio cimitero cittadino, visitato da Werkmäster durante uno dei suoi soggiorni. In un'ode a lui dedicata durante il funerale, un giovane civitano ricordò Trulson così: «Arrivato come uno straniero, andato via come un amico». E quale fu l'impatto di questi pittori nella storia dell'arte? Così risponde Werkmäster: «Non ho la preparazione artistica adatta, ma sicuramente Zahrtmann ebbe un peso particolare nella scuola naturalistica e realista danese». Assieme a lui, Krøyer e Philipsen, che visitarono più volte la Val Roveto assieme al maestro. «Trulson, che era svedese e arrivava dallo Skåne, non ebbe la stessa fama, ma è anche vero che morì estremamente giovane e non ebbe il tempo di affermarsi come gli altri». L'eredità di quella colonia nordica, a 100 anni di distanza, si trova nella tomba di Trulson nel cimitero abbandonato, ma soprattutto a Piazzale Zahrtmann, proprio al centro del paese, e nelle contigue Via Scandinavia e Via Peter Kryer, il cui cognome è stato trascritto erroneamente rispetto alla dizione nordica.