Malevič nelle cose di tutti i giorni (Partecipate al gioco dell'Artistico)
Vi proponiamo un gioco, che richiede attenzione, buona capacità di osservazione e pure un pizzico di fantasia. Per capire bene di che si tratta, tuttavia, permetteteci di prendere le mosse da un po’ più lontano. Si era a dicembre dello scorso anno e due studentesse del Liceo Artistico Manzù di via Tasso si erano fitte in capo un progetto artistico bello e interessante (ne avevamo parlato qui). Si trattava di selezionare alcuni quadri di soggetto femminile e libresco (cioè, di donne che leggono libri) e di riproporne fondali e pose attraverso fotografie. L’idea di Andrea Benedetta Bonaschi e di Francesca Mirabile è nata dalla donazione di quasi mille libri al loro Liceo da parte di pubblici e privati, interpellati a questo proposito dal professor Enrico De Pascale. L’iniziativa ha ottenuto il sostegno dei compagni, che si sono prestati agli scatti, e del professor De Pascale, che è diventato il coordinatore dell’intero progetto. Tra il dicembre 2014 e il gennaio 2014 Le donne che leggono sono pericolose, titolo attribuito alla mostra, e in modo più che appropriato, ha esposto così venti riproduzioni di ritratti di lettrici (modello di emancipazione femminile), accanto alle fotografie realizzate da Benedetta e Francesca, che hanno attualizzato le tele usando contesti e “modelle/i” di oggi.
[Alcune opere de Le donne che leggono sono pericolose]
Una performance artistica per tutti. Il progetto dei ragazzi del Liceo Artistico Manzù non è finito con la chiusura della mostra. Ha lasciato dietro di sé qualche buona idea che sarebbe stato un peccato trascurare. Ad esempio, perché non usare la performance artistica per rivitalizzare artisti, opere e stili che normalmente il grande pubblico sente distanti da sé? Perché non considerare le cose della vita quotidiana per capire che talvolta le tele apparentemente più astruse e lontane dalla realtà ci parlano di ciò che ci circonda ogni giorno? Il professor De Pascale, memore dell’ottima esperienza vissuta con i suoi allievi, ha deciso di riproporre il “gioco” della tela che si fa fotografia e contemporaneità.
Questa volta, le pietre di paragone non sono più i quadri di lettrici, ma le tele dell’artista russo Kasimir Malevič, approdato a Bergamo, alla GAMeC, con una mostra unica all’interno del panorama nazionale. La performance – o la sfida, o il gioco, o come preferite chiamare questa iniziativa – si chiama Malevič & The City ed è stata aperta, dal 15 settembre, una pagina Facebook ad essa dedicata. Le regole non sono complesse. Può partecipare chiunque e si possono fotografare i materiali più disparati. L’importante è che i soggetti scelti e la composizione dello scatto siano coerenti con lo stile di Malevič e con il Suprematismo, il movimento artistico di cui è il fondatore. Potreste trarre qualche utile spunto dalla pagina Facebook del progetto: c’è chi ha messo insieme una fetta tonda di salame con un triangolo di formaggio (su piatto di ceramica, anch’esso di forma circolare), c’è chi è stato illuminato dalla geometria delle piastrelle di un pavimento (nel ristorante Da Vittorio), e chi dalla pavimentazione della Piazza del Duomo. Non a caso il nome del progetto è “Malevič e la Città”: il paesaggio urbano è chiaramente indicato come l’ambiente perfetto per lasciarsi ispirare.
[Alcuni degli scatti finora inviati a Malevič & the City]
Accademia Carrara, otto anni fa.
Piazza del Duomo, Milano.
Insomma, sguinzagliate la vostra inventiva, lasciatela girare dietro ogni angolo di edificio, nelle strade, in casa, riversate il raggio della vostra sensibilità sui pezzetti di carta che avete tra le mani e che vorreste buttare. Non serve nient’altro che un buon colpo d’occhio, per scoprire che quello che abbiamo sotto il naso tutti i giorni può essere elevato al rango d’opera d’arte. In fondo, si tratta solo di una questione di prospettiva. Basta accantonare per un istante le categorie mentali che siamo soliti applicare alla realtà e reinventare l’uso delle cose. Se volete, prendetelo come un atto di libertà e di liberazione, un modo per riscoprire le funzioni nascoste degli oggetti. L’esperimento è in atto: non parteciparvi sarebbe come rinunciare a una bella occasione.
La mostra della GAMeC. Per partecipare alla performance è opportuno conoscere, almeno un poco, l’artista a cui si vuole fare riferimento, Kasimir Malevič, magari con una visita alla mostra GAMeC, inaugurata il 1 ottobre e aperta fino al 17 gennaio. L’esposizione è a cura di Evgenija Petrova, Vice Direttore del Museo Russo di Stato di San Pietroburgo, e di Giacinto Di Pietrantonio, direttore della GAMeC, con la collaborazione con il Museo Russo di Stato di San Pietroburgo. Le opere presentate sono settanta e sono affiancate dai lavori di importanti esponenti russi, appartenenti ai movimenti artistici di inizio Novecento, da documenti e da filmati. La produzione di Malevič è ben rappresentata in tutte le sue fasi, dagli inizi simbolisti e in parte ispirati dai Fauves, alla fase futurista corrispondente agli anni Dieci, a cui risale La Vittoria sul Sole, prima opera totale di musica, arte, poesia e teatro, realizzata dal maestro russo insieme a Michail Matjusin e Aleksej Krucenych. Peraltro, è la prima volta in assoluto che viene esposta in Italia.
[Per scoprire le iniziative correlate alla mostra, clicca sull'immagine]
Segue la fase propriamente suprematista, che è certamente debitrice di quella precedente. Viene fatta iniziare nel 1915, quando Malevič e il poeta Majakovskij stilano un manifesto del nuovo movimento e dichiarano che il vero artista non dovrà più preoccuparsi dei fini estetici e pratici del suo lavoro, ma abbandonarsi liberamente alla sua sensibilità plastica. Vale a dire: combinare le forme e usare, soprattutto, i colori. Non è più il soggetto che conta, ma ciò che si esprime attraverso il cromatismo. È il trionfo, per Malevič, della pittura astratta su quella figurativa. La mostra alla GAMeC offre anche altro, come alcuni esempi della produzione dell’artista legata al design e all’architettura. Ma per scoprirlo vi invitiamo a prestare una visita, suggerendovi di fare come l’artista e abbandonarvi alla vostra sensibilità.