Beirut piange il sacrificio di Adel l'uomo che ha placcato il kamikaze

Parigi non è l’unica città a piangere i suoi morti, in questi tragici giorni di metà novembre. Anche la capitale libanese, Beirut, è stata colpita da un duplice attacco kamikaze, rivendicato dallo Stato Islamico. Il Libano è stato ferito più volte, dall’inizio del conflitto siriano, ma l’ultimo attacco era accaduto più di un anno fa. Nessuno si aspettava un nuovo attentato, peraltro anche uno dei più letali. Il 12 novembre, poche ore prima della strage al Bataclan, 44 persone sono rimaste uccise nelle strade di Burj al-Barajneh, distretto cittadino molto vicino a un campo profughi palestinese. I feriti sono stati più di 200. È probabile che gli attacchi avrebbero causato un numero di morti più alto se non fosse stato per l’intervento eroico di Adel Termos, che di mestiere faceva il meccanico. Sono in molti, oggi, a ricordarlo come un eroe, a ringraziarlo per avere sacrificato la sua vita per salvare quella di centinaia di sconosciuti.
[Adel Termos]
Il sacrificio di Adel. Le esplosioni si sono verificate vicino a un centro commerciale, un altro luogo di vita “normale”, come lo stadio e il Bataclan, a Parigi. Gli attentatori erano tre, forse quattro, ma solo due si sono fatti saltare in aria. Gli altri sono scappati. Quando il primo uomo si è fatto esplodere, Adel Termos stava passeggiando con la figlia Malak nella strada affollata. L’uomo, membro di Hezbollah, il partito sciita del Libano, è riuscito a scorgere il secondo attentatore e lo ha visto dirigersi verso il capanello di persone che circondava la moschea. Termos si è gettato al suo inseguimento, lo ha raggiunto e, placcandolo alle spalle, lo ha fatto cadere a terra. I chili di esplosivo che l’attentatore si portava addosso sono esplosi in quel momento. La detonazione anticipata ha evitato una strage, ma si è portata via la vita di Adel Termos. Inizialmente, si pensava che l’esplosione avesse ucciso anche la bambina dell’uomo, ma fortunatamente si è trattato di una notizia infondata. La piccola ha partecipato ai funerali del padre insieme al fratello, Akram. Entrambi stringevano tra le mani una fotografia di Adel.

A Lebanese army investigator inspects a damaged car at the scene of Thursday's twin suicide bombings in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Friday, Nov. 13, 2015. Schools and universities across Lebanon were shuttered Friday as the country mourned victims of twin suicide bombings that struck a crowded neighborhood south of the capital. (AP Photo/Bilal Hussein)

Lebanese army and civilians gather near the site of a twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Thursday, Nov. 12, 2015 that struck a Shiite suburb killed and wounded dozens, according to a Lebanese official. (AP Photo/Bilal Hussein)

Lebanese soldiers arrest a suspected attacker attacker near the scene of a twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Thursday, Nov. 12, 2015 that struck a Shiite suburb killed and wounded dozens, according to a Lebanese official. (AP Photo/Bilal Hussein)

People gather near the site of a twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Thursday, Nov. 12, 2015 that struck a Shiite suburb killed and wounded dozens, according to a Lebanese official. (AP Photo/Bilal Hussein)

Lebanese army and civilians gather near the site of a twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Thursday, Nov. 12, 2015 that struck a Shiite suburb killed and wounded dozens, according to a Lebanese official. (AP Photo/Bilal Hussein)

Lebanese Army soldiers stand guard as others inspect the site a day after a twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Friday, Nov. 13, 2015. Schools and universities across Lebanon are shut as the country mourns the victims of twin suicide bombings that struck a crowded neighborhood south of the capital. (AP Photo/Bilal Hussein)

A Lebanese army soldier passes a damaged car at the scene of Thursday's twin suicide attack in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Friday, Nov. 13, 2015. Schools and universities across Lebanon are shut as the country mourns the victims of twin suicide bombings that struck a crowded neighborhood south of the capital. (AP Photo/Bilal Hussein)

Lebanese army soldiers gather at the scene of Thursday's twin suicide bombings in Burj al-Barajneh, southern Beirut, Lebanon, Friday, Nov. 13, 2015. Schools and universities across Lebanon were shuttered Friday as the country mourned victims of twin suicide bombings that struck a crowded neighborhood south of the capital. (AP Photo/Bilal Hussein)
La condanna unanime contro Isis. Elie Fares, medico e blogger di Beirut, ha commentato: «Ci sono molte famiglie, centinaia probabilmente, che devono ringraziare di essere ancora in vita grazie al sacrificio di Adel». Venerdì 13 novembre, lo stesso giorno dell'attacco a Parigi e dell’attentato a Baghdad, gli amici e i parenti dell’uomo hanno celebrato i funerali dell'uomo nel villaggio di Tallusa, nel sud del Libano. C’erano anche i sopravvissuti all’attentato, uomini e donne che volevano ringraziare chi li aveva salvati dalla morte. La folla ha cantato degli slogan, mentre trasportava il corpo di Adel attraverso le strade del paese.
«Ci ha reso fieri». Bassima Termos, la vedova di Termos ha rilasciato alcune dichiarazioni alla CNN, parole che rivelano il suo orgoglio di moglie e il suo coraggio di madre: «Sono viva, e contenta, e orgogliosa di mio marito che ha tenuto alto il nome della nostra famiglia e ci ha onorati». «I bambini e io stiamo bene. [Mio marito] ci ha resi fieri, ci ha fatto alzare la testa, di cos’altro avrei bisogno? Mi ha dato dignità, orgoglio e rispetto». Il padre di Adel, Akram, ha raccontato che l’esplosione ha avuto luogo a cento metri dal suo appartamento. Adel si trovava lì perché era andato alla preghiera delle cinque. Stava tornando a casa, quando il primo kamikaze ha attivato il detonatore. Akram è d’accordo con la nuora: «L’attacco è stato un disastro e una tragedia, ma allo stesso tempo Adel ci ha resi fieri, perché ora tutti lo definiscono un eroe e ha eseguito il suo dovere religioso, come martire nei cieli».
C’è chi dice (e condanna): Parigi non vale Beirut. Dopo ciò che è accaduto in Libano, in Francia e in Kenya, sui social è scoppiato un dibattito sul diverso grado di visibilità accordato dai mass-media a ciò che è accaduto in diverse parti del mondo. In molti hanno notato una notevole disparità, nella compassione accordata alle vittime e ai superstiti degli attacchi (Internazionale parla di un «doppio standard della compassione»). C’è un’indiana, Karuna Ezara Parikh, che ha infiammato la discussione pubblicando alcuni versi su Instagram: «Non dovremmo pregare per Parigi. Dovremmo pregare per il mondo. È un mondo in cui Beirut, che vacilla dopo i bombardamenti avvenuti due giorni prima di Parigi, non è coperta alla stampa».