Il film da vedere nel weekend Heart of the Sea, cioè Moby Dick

Regia: Ron Howard.
Cast: Chris Hemsworth, Benjamin Walker, Cillian Murphy, Tom Holland, Ben Whishaw, Brendan Gleeson, Michelle Fairley, Paul Anderson, Charlotte Riley, Jordi Mollà, Joseph Mawle, Jamie Sives, Donald Sumpter, Frank Dillane, Sam Keeley.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.
In un suo recente, brillante e giustamente discusso libro intitolato La galassia Lumière, Francesco Casetti ragiona sulla morte del cinema. È un tema che tiene acceso il dibattito ormai da diversi anni, fra chi sostiene che ormai il cinema si sia perso, sciolto nel mare dei media contemporanei e chi – come Casetti – afferma che la settima arte è ancora viva e vegeta, per quanto cambiata. Uno dei modi che il cinema ha per mantenere la propria identità anche in un contesto nuovo e mutato come quello odierno è quello di riallacciarsi alle proprie origini, spingendo l’acceleratore sulla spettacolarità e sul coinvolgimento del pubblico. Poco importa allora dove e come si guarda un film, ciò che resta è il senso di un’esperienza, dell’accesso ad un mondo altro rispetto a quello reale, capace di immergerci nel centro di un’azione di cui siamo non solo testimoni, ma soprattutto protagonisti.
Riprendere uno dei grandi romanzi fondativi della letteratura contemporanea come Moby Dick è, da questo punto di vista, un’operazione prevedibile: la storia è avvincente, si fonda su grandi valori morali e su un’avventura in grado di tenere il lettore incollato alla lettura. Se tutto si amplifica sullo schermo ecco che Heart of the Sea (che riprende il testo di base a cui si ispirò lo stesso Melville per il suo romanzo) ha tutte le carte in regola per impressionare positivamente il pubblico cinematografico. La vicenda è quella, notissima all’epoca, della baleniera Essex guidata dal capitano Polard, bersaglio di una enorme e spaventosa balena. Fra i pochi superstiti del naufragio si salva l’allora piccolo Thomas Nickerson, che solo dopo molti anni riuscirà ad affrontare il trauma vissuto e a raccontare la propria esperienza di superstite.




Il testo di Moby Dick è ormai diventato epico, nella sua capacità di raccontare il confronto diretto fra due forze fisiche e intellettuali impari ma affini. La lotta del capitano ha i tratti di un duello tragico e il terrore di una natura ribelle che non si riesce a conoscere e non può non riportare alla mente un altro grande testo ancora drammaticamente contemporaneo qual è Heart of Darkness. L’operazione del regista in questo senso è encomiabile, perché riesce a coniugare le due anime del romanzo: da una parte la grande profondità psicologica (quasi filosofica, si potrebbe azzardare) dei problemi contenuti nel testo; dall’altra il primario valore di intrattenimento e di thrilling che accompagna il confronto fra uomo e animale.
Il risultato che si riesce a ottenere è il massimo desiderabile: non solo sembra davvero di respirare l’odore salmastro del mare in burrasca, ma pure si riesce a percepire il carico epico di un grande romanzo classico, che riesce a raccontare in maniera egregia e immersiva il frammento di un mondo lontano dal nostro. Heart of the sea è dunque certamente un grande film commerciale, ma con un respiro intelligente e più ampio, in grado di portarci a riflettere su cosa vuol dire essere spettatori oggi. E, se ciò non fosse sufficiente (ed è già molto di questi tempi), potrebbe essere un buon modo per riprendere in mano lo straordinario romanzo di Melville.