Facce da alta classifica (la Curva lo sapeva già)

La Curva sa già come andrà a finire. Prima del fischio d'inizio i tifosi srotolano un mega striscione: “Denis campione: senza se e senza ma, German nella storia di questa società”. Concetto rinforzato da un coro pro Tanque. L'interessato afferra il messaggio, fa il pieno di fiducia e si carica come una molla, spingendo l'Atalanta come ai bei tempi. Denis di nuovo eroe, e nessuno si stupisce. Di sicuro non la Nord, che mai si è sognata di mettere in discusione il “lìder maximo”. Il boato che saluta il suo ritorno al gol in casa lo dimostra, perché c'è esultanza e esultanza. Quando segna German il sismografo dello stadio tocca picchi più alti, c'è poco da fare. Un gol di Denis ha un peso specifico superiore, anche perché capita quasi sempre nei momenti che contano. Con il Palermo è servito a spianare la strada verso la vittoria e a farsi largo verso i piani alti della classifica. Bisognava vederla (e sentirla) alla fine la Curva, con quell'ovazione tributata alla banda di Reja.


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Un bel 3-0 è stato il modo migliore per festeggiare anche le new entry del grande popolo atalantino. Sopra le teste dei tifosi spunta un “Benvenuto Alan”, ma anche un “Benvenuto Enea”: le case nerazzurre cedono al fascino del nome straniero ma sotto sotto conservano reminescenze dell'epica antica.
Fa la sua parte anche la tribuna Giulio Cesare, che per l'occasione sfodera tre super bandieroni. Il colpo d'occhio è suggestivo e ispira la Dea, che fa un sol boccone del povero Palermo. Dopo Denis segna anche Cherubin, che stringe i pugni e corre sotto la tribuna. Pomeriggio dolce, decisamente. Lo è ancor di più per i giornalisti, viziati con una cioccolata calda servita prima dell'intervallo. Un bel conforto per chi si guadagna la pagnotta pigiando sulla tastiera, un lusso da salotto per quei pochi eletti che si godono il match senza dover scrivere nemmeno una riga. Privilegi da grandi penne? Vai a sapere.
Il due a zero al 45' regala a tutti una pausa di pieno relax: Stendardo parlotta con Del Grosso, venuto da Bari apposta per rivedere l'Atalanta, poi posa volentieri per l'immancabile foto ricordo con i tifosi. Negli sky box si inganna l'attesa degustando tartine e sorseggiando prosecco. Appollaiato sulla sua poltroncina, Carmona si accontenta invece di mangiucchiare qualche patatina accanto a un infreddolito Toloi. Sul terreno si gioca a chi segna da centrocampo, sfida lanciata da Oriocenter, senza però le amabili streghette che avevano fatto da contorno due settimane fa. Avranno portato sfortuna? Nel dubbio, sono state scacciate.

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Le streghe, quelle vere, continua a vederle il Palermo, che anche nella ripresa resta vittima del sortilegio del mago Edy. La Curva se ne accorge e lo esalta: “Mister, mister”. E poi ancora: “Reja, Reja”. Alla mezz'ora entra Migliaccio e i tifosi lo accolgono con l'ormai classico “Picchia per noi”. Il mediano prende i tifosi troppo alla lettera, rifilando un calcione a Chochev dopo pochi secondi. Il fallo per la verità è più maldestro che cattivo, ma il rosso dell'inflessibile Russo scatta inesorabile: è una delle espulsioni più veloci della storia. Il guerriero esce a testa bassa alzando le mani: scusate. Ma la sua gente lo applaude. Dai, figuriamoci, che sarà mai.
L'Atalanta resta in dieci ma non c'è tempo per preoccuparsi. De Roon sgancia il missile che centra per la terza volta la già malridotta scialuppa rosanero. Gli ultras mollano definitivamente gli ormeggi e si abbandonano al festoso “tutti a destra, tutti a sinistra”, rito che più allegro e caotico non si può. Roba per cuori e ginocchia forti. Quando torna la quiete si alzano le sciarpe, risate e spintoni lasciano spazio ai brividi. Nel buio della sera luccica un pensiero: l'Atalanta lassù, vicinissima alle grandi. E la Curva sogna ad occhi aperti.