Giosada il vincitore, ovvero la nuova musica della Puglia

«Far sì che la mia voce possa essere una salvezza per qualcuno». Si era presentato così alla nona edizione di X Factor Giovanni Sada, in arte Giò Sada, poi semplificato in Giosada. Un bel ragazzo, faccia pulita, barba sempre ben curata, atteggiamento educato. Ha vinto cantando, unico tra i concorrenti, in italiano. E forse questo lo ha premiato. Ma l'aspetto interessante di questa neo star consacrata dal più seguito talent show del nuovo millennio sta nella sua storia. O meglio nelle sue radici. Giosada è pugliese di Bari, classe 1989. Ed è a tutti gli effetti un figlio della Vendola connection. Non evidentemente perché sia omosessuale, ma perché la sua storia è nata sull'onda di quel rilancio della musica giovanile che l'ex governatore della Regione Puglia ha messo sempre tra le priorità della sua azione politica. Rilanciare la musica in Puglia ha significato tantissime cose. Ad esempio incrociare contemporaneità e tradizione. Il caso emblematico è quello della taranta, o meglio pizzica, un'antica forma di danza che ha conquistato i giovani, al punto che la notte che ogni anno le viene dedicata richiama centinaia di migliaia di persone in uno scatenamento ritmico che restituisce tutta l'energia di questa terra.
Giosada non viene da questa tradizione, ma dall'altra, che è quella delle band giovanili, fenomeno che in questi anni si è diffuso a macchia d'olio, in particolare nel Salento. Solo ieri era cantante di due di queste band, i Barismoothsquad e i Waiting for better days, con le quali ha fatto anche tour fuori d'Italia, con centinaia di concerti. La passione l'ha ereditata da suo padre, che pure aveva suonato in una band e che l'ha sempre spinto a tentare l'avventura nella musica. Così a 7 anni ha iniziato a cantare e a suonare chitarra e anche un po' di pianoforte.

L'esibizione di Giosada, il vincitore della nona edizione italiana di X Factor, forum di Assago, Milano, 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

Giosada (sinistra), vincitore della nona edizione italiana di X Factor, con gli Urban Strangers al forum di Assago (Milano), 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

Giosada (sinistra), vincitore della nona edizione italiana di X Factor, con il presentatore Alessandro Cattelan al forum di Assago (Milano), 10 dicembre 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

Giovanni Sada durante la conferenza stampa per la finale di X Factor, Milano, 9 dicembre 2015. ANSA/ DANIEL DAL ZENNARO
Giosada è quindi la punta dell'iceberg di un fenomeno che in questi anni è stato paragonato all'operazione che il maestro Areu ha fatto in Venezuela, avviando alla musica migliaia di ragazzi e dando vita a migliaia di orchestre, diffuse in tutto il paese. La musica ha una rilevanza sociale grandissima, creando spirito di gruppo e fornendo anche prospettive professionali ai migliori. In Puglia il fenomeno è stato più spontaneo ma favorito da una politica che ha promosso tantissimi appuntamenti su tutto il territorio, vere palestre per queste nuove band che hanno avuto così l'opportunità di crescere affrontando un pubblico competente. Giosada è quindi il frutto di questo movimento.
Ora è difficile pensare che con il contratto Sony in tasca, premio per il vincitore di XFactor, lo si possa risentire cantare con gli amici delle due sue band, i Barismoothsquad e i Waiting for better days. Ed è ancora più difficile pensare che torni ad arrotondare le sue entrate facendo il facchino, come gli accadeva sino a qualche mese fa. Più facile che invece si comperi un trullo, dove ha sempre sognato di potersi ritirare per i momenti di riflessione e per trovare il proprio «centro di gravità permanente» (la canzone di Battiato è in testa alla sua personale hit parade). E magari per leggere il libro della sua vita, il Manuale del guerriero della luce di Paolo Coelho. E per farsi ispirare nuovi motivi, ovviamente in uno stile pop/new age.
Quanto al suo sguardo un po' timido, non deve ingannare. Iniziando la corsa a eliminazione del talent show aveva avvertito tutti. A chi gli chiedeva cosa faresti per affermarti nel mondo della musica, aveva risposto così: «Le stesse cose che farebbe un affamato per sfamarsi».