Svelato il mistero della sabbia

Bossetti, le richieste della difesa Domiciliari e braccialetto elettronico

Bossetti, le richieste della difesa Domiciliari e braccialetto elettronico
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Il colpo di scena arriva dopo la pausa di mezzogiorno. «È il momento giusto per presentare istanza di modifica della custodia cautelare – dice l'avvocato Paolo Camporini –. Chiediamo alla Corte di concedere a Bossetti gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico». Secondo il legale «le finalità cautelari potrebbero essere soddisfatte anche se l'imputato restasse a casa, la sua abitazione è in una via a fondo chiuso ed è facilmente sorvegliabile. Senza contare che ormai è una delle persone più famose d'Italia, se anche solo si affacciasse alla finestra lo saprebbe tutto il Paese». L'orientamento legislativo è mutato, aggiunge Camporini, ora semmai i giudici devono spiegare perché non ritengono di concedere il braccialetto. «Il carcere va visto più che mai come un'extrema ratio. Nessun pericolo che Bossetti reiteri il reato, né che scappi: del resto non l'ha mai fatto in quattro anni». Camporini non ha voluto entrare nel merito dei «gravi indizi di colpevolezza» alla base della carcerazione per «non creare imbarazzo alla Corte», limitandosi quindi ad argomentazioni in punta di diritto. «Chiediamo di modificare la misura perché il giudicato cautelare è superato. Ora questa Corte ha una visione più ampia della vicenda e delle persone coinvolte».

L'avvocato ha sottolineato che Bossetti è incensurato, che in carcere ha mantenuto un comportamento «ineccepibile» e che prima dell'arresto conduceva una vita ritirata: «Dai tabulati risulta che su 3.500 chiamate rilevate sul suo cellulare ben 2.500 erano state effettuate mentre si trovava a casa. Le altre mentre era dalla madre o dalla sorella. Non è certo uno che vaga per strada a tutte le ore». Camporini si concede anche una battuta: «Di fatto era già ai domiciliari...» Un uomo tutto casa e famiglia, insomma, ben diverso – spiegherà il legale più tardi davanti alle telecamere - «da quel mostro che si vorrebbe dipingere. Basta passare una giornata con lui per capire che  non lo è. Quando sarà sentito se ne accorgeranno tutti».

Pelillo: «Sono sconvolto». La pm Letizia Ruggeri si è opposta fermamente: «Non ci sono le condizioni per modificare la misura cautelare». Sulla stessa linea la parte civile. L'avvocato Enrico Pelillo, difensore di Fulvio Gambirasio, non ha digerito un esempio usato secondo lui a sproposito da Camporini, ovvero il caso del marito che dopo aver ucciso la moglie non è più pericoloso perché non può più commettere uxoricidio. «Sono sconvolto da quanto ha detto la difesa: di moglie ce n'è una, ma di tredicenni in giro ce n'è tante – ha attaccato Pelillo - È una istanza che vuole sfruttare il clima natalizio. Ora capisco perché l'imputato ha parlato solo ora, mentre era rimasto impassibile quando furono mostrate le immagini della vittima. Mi spiace che il riserbo della famiglia sia mal interpretato». Poi l'affondo, in risposta ancora a Camporini che aveva sottolineato come Yara e Bossetti appartenessero a mondi diversi: «È vero, l'imputato e Yara sono di due mondi diversi. Perché il primo è vivo e la bambina è al Creatore».

Uscendo dal tribunale, Camporini ha replicato negando che le dichiarazioni di Bossetti fossero strumentali. «Ha parlato spontaneamente, senza nemmeno accennare alla scarcerazione». La Corte si è riservata di decidere: avrà cinque giorni di tempo per farlo. In teoria, in caso di accoglimento dell'istanza, il muratore di Mapello potrebbe uscire dal carcere prima di Natale.

«Non volevo accusare nessuno». Bossetti aveva preso la parola in precedenza per spiegare di non aver voluto calunniare Massimo Maggioni, all'epoca socio del cognato nel cantiere di Palazzago, dove anche il presunto assassino lavorò nel 2010, a cavallo della scomparsa di Yara. Secondo la procura, Bossetti avrebbe tentato di incolpare l'uomo del delitto. «Non era mia intenzione accusare nessuno – ha spiegato Bossetti -, chiamai il pm solo per esternargli alcuni sospetti che potevano essere utili alle indagini, che poi mi si accusi di calunnia non mi è per niente chiaro». Maggioni, sentito oggi nelle vesti di teste, ha spiegato di non aver mai notato cambiamenti in Bossetti e ha negato di aver detto di averlo visto «impassibile» quando nel cantiere di Palazzago arrivò il papà di Yara. «Restò in silenzio, come tutti». L'uomo ha confessato di essersi «spaventato» quando fu convocato dai carabinieri per testimoniare e di aver pagato le conseguenze della presunta calunnia di Bossetti. «Chi aveva figli piccoli in casa non mi ha più chiamato per lavorare...».

Il mistero (svelato) della sabbia. Importante la testimonianza dell'architetto che coordinava invece il cantiere di Bonate, dove Bossetti disse di aver portato il famoso metro cubo di sabbia acquistato il 9 dicembre 2010 a Chignolo. Secondo la pm, fu solo una scusa per tornare sul luogo dell'omicidio. Ma l'architetto ha confermato che il 9 dicembre fu effettivamente realizzato un marciapiede, come ha sempre sostenuto l'imputato. Un punto importante a favore della difesa.

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