Ci avevano già provato a maggio

Riapre in Kenya l'ateneo della strage Ma gli studenti non vogliono tornare

Riapre in Kenya l'ateneo della strage Ma gli studenti non vogliono tornare
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L’università di Garissa, in Kenya, riaprirà le sue porte agli studenti il prossimo settembre. Il college che è stato devastato dai terroristi somali di al Sabaab nell’aprile 2015 ha deciso di tornare a vivere e di svolgere la missione per cui è stato fondato, quella di istruire le nuove generazioni del Paese. La decisione è stata presa dopo mesi difficili. L’attacco subìto nove mesi fa ha ucciso 142 studenti e sei agenti della sicurezza. Sono sopravvissuti in 650. La violenza ha scosso profondamente il Kenya, nonostante fin dal 2011 il Paese avesse registrato continui attacchi da parte del gruppo jihadista, che accusa la nazione di avere inviato le sue truppe in aiuto di una task force delle Nazioni Unite in Somalia.

 

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L’attentato dell’aprile 2015. L’attentato era iniziato alle 5,30 del mattino del 2 aprile e si era protratto per ben sei ore. I miliziani si erano fatti strada attraverso i cancelli dell’università a colpi di arma da fuoco, continuando a sparare senza sosta. Si muovevano da un dormitorio all’altro, separando i cristiani dai musulmani e uccidendo i primi a distanza ravvicinata. Poche ore dopo l’attentato il presidente kenyano Uhuru Kenyatta si era rivolto alla nazione: «Questo è il momento per tutti noi di essere vigili, mentre continuiamo a combattere i nostri nemici». Prometteva che i responsabili sarebbero stati trovati. Era stato dichiarato il coprifuoco in molte città del nord, quelle che sono più vicine al confine con la Somalia e che erano state oggetto di attacchi da parte dei terroristi. Gli studenti sopravvissuti hanno raccontato l’orrore che hanno vissuto: «È stato terribile. Alcune ragazze correvano senza vestiti. C’erano urla e nessuno sapeva se saremmo sopravvissuti. Eravamo così sollevate, quando siamo riuscite a scavalcare la recinzione e un vicino ci ha accolto in casa», aveva dichiarato Julia Gihuki, una studentessa.

La riapertura del college. Dopo la violenza subita, il Paese ha cercato di reagire. Il 5 maggio 2015 il college aveva riaperto, ma si erano presentati in pochissimi: il preside aveva emanato un avviso, informando che le attività accademiche erano riprese, ma né gli insegnanti, né gli studenti erano tornati. Avevano ancora paura, temevano per la loro sicurezza. Ora, però, come racconta il Guardian, l’università di Garissa ci riprova. Lunedì 4 gennaio si è tenuta una riunione dello staff universitario, al termine della quale si è deciso che gli studenti potranno tornare nelle aule del Garissa tra pochi giorni, l’11 gennaio. Le misure di sicurezza sono state rafforzate, ci sono agenti armati dappertutto e sono stati assegnati 25 poliziotti alla guardia di una nuova residenza per studenti costruita all’interno del campus. Il professor Jacob Kaimenyi ha poi aggiunto di aver messo a disposizione del denaro per costruire un muro attorno alla scuola, dotato di telecamere di sorveglianza.

Kenya University Attack
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Kenyan police officers outside the Garissa university college as an Ambulance rush injured to hospital, Thursday, April 2, 2015. Gunmen attacked Garissa University College early Thursday, shooting indiscriminately in campus hostels, killing at least two people and wounding four others, police said.(AP Photo)

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Kenyan police officers take cover outside the Garissa university college, Thursday, April 2, 2015. Gunmen attacked Garissa University College early Thursday, shooting indiscriminately in campus hostels, killing at least two people and wounding four others, police said.(AP Photo)

Kenya University Attack
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Some students without their shirts of the Garissa University College get out of a house where they seek refuge after escaping from an attack by gunmen in Garissa, Kenya, Thursday, April 2, 2015. Gunmen attacked the university early Thursday, shooting indiscriminately in campus hostels. Police and military surrounded the buildings and were trying to secure the area in eastern Kenya, police officer Musa Yego said. (AP Photo)

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Member of Kenya Defense Forces stand guard at the Garissa University College in Garissa, northeastern Kenya, Friday, April 3, 2015. Al-Shabab gunmen rampaged through the university at dawn Thursday, killing over 100 people in the group's deadliest attack in the East African country. (AP Photo/Khalil Senosi)

Kenya University Attack
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Students get on a bus at gate of the Garissa University College in Garissa, northeastern Kenya, Friday, April 3, 2015. Al-Shabab gunmen rampaged through the university at dawn Thursday, killing more than 100 people in the group's deadliest attack in the East African country. (AP Photo/Khalil Senosi)

Kenya University Attack
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A member of Kenya Defence Forces patrols the area of the Garissa University college, in Garissa, Kenya, Thursday, April 2, 2015. Al-Shabab gunmen attacked Garissa University College in northeast Kenya early Thursday, targeting Christians and killing over 100 people and wounding others, according to Kenya's national disaster operations center and the interior minister. (AP Photo/Khalil Senosi)

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A member of Kenya Defence Forces secures the area of the Garissa University college, in Garissa, Kenya, Thursday, April 2, 2015. Witnesses say the gunmen who stormed a college in Kenya this morning identified themselves as members of al-Shabab, the Islamic extremist group from neighboring Somalia. A mortuary attendant in the town of Garissa says at least 15 people have been killed in the attack and 60 injured. (AP Photo/Khalil Senosi)

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A member of Kenya's Defence Forces secures the area of the Garissa University college, in Garissa, Kenya, Thursday, April 2, 2015. Witnesses say the gunmen who stormed a college in Kenya this morning identified themselves as members of al-Shabab, the Islamic extremist group from neighboring Somalia. A mortuary attendant in the town of Garissa says at least 15 people have been killed in the attack and 60 injured. (AP Photo/Khalil Senosi)

Alcuni non torneranno. Tuttavia, il portavoce del consiglio degli studenti, Braizon Kimani, ha dichiarato che molti suoi compagni hanno scelto di non tornare a Garissa. «La comunicazione che abbiamo ricevuto dice che il governo non può chiudere un’istituzione come quella di Garissa e che perciò dovremmo tornare, ma io non tornerò indietro. Ora sono a casa, sto pensando al mio futuro», ha detto Kimani. «Molti degli studenti mi hanno chiesto di cercare l’intervento del governo, per recuperare le loro cose dai dormitori». Non vogliono rivedere il college, nemmeno per prendere i possedimenti che si sono lasciati alle spalle. Le autorità hanno dovuto accettare l’evidenza e hanno permesso agli ex allievi di continuare gli studi nelle università in cui si sono trasferiti.

Le parole del rettore. «La riapertura dell’università segna un passaggio importante», ha dichiarato il rettore Ahmed Osman Warfa. «Abbiamo combattuto duramente per mantenere qui questa istituzione e non permetteremo che ci venga sottratta». Ha aggiunto che sessanta studenti trasferitisi alla Moi University faranno rientro a Garissa l’11 gennaio, mentre altri sono attesi per settembre. La Francia, inoltre, ha messo a disposizione un fondo di circa 1360 euro per le tasse scolastiche di ciascuno dei 109 studenti feriti nell’attacco.

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