La notte dei Golden Globes Cinque motivi per essere felici

Ogni infornata di premi è motivo di gioie e dolori, per i fan e gli appassionati. Questa volta i Golden Globes ci hanno regalato emozioni positive, viste le premiazioni di tanti nostri beniamini. È emersa tuttavia anche una certa contraddittorietà, soprattutto per i riconoscimenti a The Martian e a Matt Damon, forse un po' troppo celebrativi della cultura americana. Ma guardiamo al lato positivo: Hollywood sa riconoscere la qualità, evidente ad esempio in Revenant, film protagonista della serata. I due film appena citati rendono bene l’idea della capacità tutta hollywoodiana di far coesistere cinema d’autore e industria, ricerca artistica e patriottismo forse un po’ becero. Al di là di ogni dietrologia, comunque, ecco quali sono stati i premi di cui gioire davvero.
1) Di Caprio redivivo
Bene, benissimo il riconoscimento a Leonardo di Caprio per Revenant, pur non essendo ancora arrivato nelle nostre sale, sappiamo bene le fatiche e le imprese che ha dovuto compiere il caro Leo sotto la direzione di un Iñárritu che sembrava posseduto da Werner Herzog. Il Washington Post ha raccontato cosa ha dovuto fare l’attore durante le riprese: si è tenuto la barba lunga e sporca per un anno e mezzo; si è dovuto spostare per ore sulle strade sterrate del Canada incontaminato per girare magari pochi secondi; è stato ricoperto di formiche; ha mangiato fegato crudo di bisonte; ha rischiato spesso l’ipotermia. Insomma, una prova eroica che sicuramente vale il Golden Globe e probabilmente varrà l’Oscar.
2) Iñárritu, altra doppietta
Dopo il trionfo agli scorsi Oscar, il cineasta messicano la spunta anche questa volta. Vanno a lui i due premi più ambiti, grazie a Revenant: miglior film drammatico e miglior regia. Ormai Iñárritu è padrone di casa ad Hollywood, pur non essendo nemmeno statunitense. Per vincere quest’anno ha dovuto battere dei film davvero straordinari: uno su tutti Carol, capolavoro di Todd Haynes che abbiamo appena apprezzato anche in Italia. Altro peso massimo annichilito da Alejandro è stato George Miller con il suo strepitoso Mad Max.
3) Jennifer Lawrence e Kate Winslet
Ovviamente ognuno ha delle simpatie particolari verso gli attori. Quest’anno per noi è andata davvero bene, a parte Matt Damon. Hanno vinto la meravigliosa Jennifer Lawrence e la bravissima Kate Winslet. La Lawrence è una delle nuove dee di Hollywood: finalmente un volto bello, grazioso, ma non artefatto e distante dalla gente comune come quello di Megan Fox e altre meteore. Siamo felici anche per la magnifica Kate Winslet, forse una delle migliori attrici attualmente in circolazione.
4) Inossidabile Sly
Fa piacere vedere il non più giovanissimo, tanto per usare un eufemismo, Sylvester Stallone che sale su un palco a ritirare un premio, questa volta per Creed. Ovviamente, non fa parte della cerchia dei più grandi, ma merita un riconoscimento per la tenacia con cui sta portando avanti la saga di Rocky, nonostante l’età che avanza. Negli anni Sly è stato spesso sbeffeggiato, arrivando a vincere ben dieci Razzie Awards, come peggior attore o regista o ancora sceneggiatore. Insomma, una rivincita meritata.
5) Morricone, orgoglio italiano
Per il resto, la notte dei Golden Globes ci ha lasciato gioie e dolori, premi esaltanti e altri inspiegabili. Tra le gioie per noi italiani c’è ovviamente Ennio Morricone; non c’è bisogno sicuramente di un premio nel 2015 per riconoscerne la grandezza, ma fa sempre piacere. Tra l’altro la colonna sonora di The Hateful Eight ha avuto una sua storia particolare: inizialmente Morricone aveva rifiutato la proposta di Tarantino, salvo poi ricredersi. Inoltre, ci sono dei brani ripescati da alcune parti escluse dalla colonna sonora de La cosa, film capolavoro del maestro John Carpenter. E lo stesso Tarantino pare essersi ispirato allo stile de La cosa per la sua nuova opera.
Alcuni dispiaceri e qualche gioia
Dispiace per Tarantino che non ha vinto per la miglior sceneggiatura: il premio è andato ad Aaron Sorkin per quella di Steve Jobs. Non è ancora uscito in Italia, ma anche in questo caso, si tratterà in fondo di un elogio all’America. Inspiegabile invece la scelta di premiare la canzone di Spectre, in verità alquanto bruttina. Nella categoria film d’animazione vince la Disney, come consuetudine: quest’anno almeno per un bel film come Inside Out. Meritatissimo invece il premio alla miglior serie tv drammatica: Mr. Robot è tra le produzioni migliori dell’anno, in assoluto.
Il dispiacere più grande è stato quello per Carol: tante nomination ma nessun premio. Una beffa per le due straordinarie protagoniste, Cate Blanchett e la sorprendente Rooney Mara.