Arrestato un compagno di liceo

Il delitto Lidia Macchi, 30 anni dopo

Il delitto Lidia Macchi, 30 anni dopo
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La sera del 5 gennaio 1987 Lidia Macchi, una giovane studentessa universitaria di 21 anni di Varese, scompare. Era uscita per andare a trovare l’amica Paola Bonari, ricoverata all’ospedale di Cittiglio, un paesino tra il capolougo e il Lago Maggiore. L’amica era convalescente per un incidente stradale. Tutti si mobilitano per le ricerche: dalle forze dell’ordine agli amici di Cl, di cui Lidia fa parte. Ci vorranno più di 24 ore per scoprire la tragica realtà: sono gli amici a ritrovarla vicino alla Panda, uccisa da 29 coltellate, in via Fabio Filzi, che per tutti a Cittiglio è la via “di Lidia Macchi”. Pochi gli indizi. Certamente non era stata uccisa nel luogo del ritrovamento. Certamente aveva indosso vestiti indossati per lei in modo del tutto inusuale.

 

LIDIAGGGG MACCHI

 

Sono passati quasi 30 anni da quel giorno drammatico, 30 anni in cui non si è riusciti ad arrivare ad un possibile colpevole, ma ieri, giovedì 14 gennaio 2016, c’è stato il colpo di scena: la Squadra Mobile su richiesta del sostituto pg di Milano, Carmen Manfredda, ha arrestato un ex compagno di liceo della vittima. Si tratta di Stefano Binda. Punto di svolta nell’indagine sarebbe una perizia calligrafica sulla lettera anonima che venne inviata alla famiglia Macchi il giorno dei funerali. Una lettera intitolata "In morte di un’amica" che conteneva riferimenti impliciti e inquietanti all’uccisione della giovane. Binda oggi ha 50 anni. Ai tempi conosceva la ragazza e qualche volta aveva anche frequentato la sua casa, anche se non era un amico stretto, ma non era mai entrato nel mirino degli inquirenti per quanto sin dall’inizio si fosse indagato sulla vita degli amici, i conoscenti e l’ambiente frequentati dalla ragazza. Ad un certo punto i sospetti si erano concentrati su un sacerdote; ma poi le prove del dna, avevano sempre smontato le accuse. Scagionato anche Giuseppe Piccolomo, un ex imbianchino che era già condannato all’ergastolo per il così detto delitto "delle mani mozzate", avvenuto sempre in provincia di Varese. Una perizia sui reperti ritrovati sul corpo e sull’auto di Lidia Macchi, però, ha però smontato i sospetti nei suoi confronti.

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Del caso Lidia si occupò Enzo Tortora, che aveva invitato gli inquirenti a far uso dell’allora nuovo strumento, la prova del Dna. Poi fu la volta di Chi l’ha visto e del maestro dei gialli Carlo Lucarelli. E ora la svolta inattesa su un delitto che ha segnato la vita di tanti, in particolare gli amici di Lidia, che l’hanno sempre voluta ricordare con tante iniziative. Venne pubblicato un libriccino di poesie di Lidia. Nell’introduzione, un sacerdote amico, don Giulio Greco, scrisse giustamente che quelle composizioni ricordavano il suo sorriso, confermavano la capacità da parte di Lidia di cantare la vita, tutta la vita, la gioia e il dolore, l’amore e la solitudine. E la storia di Lidia divenne anche una canzone, scritta dal cantautore più popolare di Cl, Claudio Chieffo. Titolo: La ragazza strana. E suona così: «La ragazza strana rideva e ballava e guardava negli occhi chi la guardava, era bellissima di grazia e di stupore, ma erano strane le sue parole...».

 

 

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