Ecco come guadagnerà Whatsapp ora che è diventato di nuovo gratis
WhatsApp è una delle applicazioni più utilizzate al mondo; l’era degli sms è giunta al tramonto proprio grazie a questo servizio di messaggistica istantanea. Ciò che ha garantito il successo a WhatsApp è stata sicuramente la sua gratuità, almeno in un primo momento. E la sua fortuna non si è affievolita nemmeno qualche anno fa (2014), quando è stato introdotto l'abbonamento annuale obbligatorio di 89 centesimi, che tutti hanno pagato senza un dubbio, almeno in Occidente. Ora l’amministratore delegato annuncia che il servizio tornerà a essere gratuito.
Quindi arriverà la pubblicità? Di fronte a una notizia del genere, sorge spontanea una domanda: questo significa che verrà introdotta la pubblicità nell’applicazione? Basta infatti fare due conti per capire quanto guadagnava questo colosso della comunicazione, acquisito nell’aprile 2014 da Facebook: 900 milioni di utenti per 89 centesimi all’anno fa circa 800 milioni di euro di introiti annuali. La società ha tuttavia rassicurato gli utenti: niente banner fastidiosi su WhatsApp, si legge sul blog dell’azienda.
I motivi e le strategie. L’amministratore delegato Jan Koum ha spiegato i motivi e le strategie che stanno dietro a questa scelta sorprendente: secondo il dirigente, la cifra di 89 centestimi, seppur non alta, andava comunque pagata tramite carta di credito e questo rallentava l’espansione di WhatsApp nei mercati emergenti, dove i pagamenti elettronici sono ancora poco diffusi. Per non abbassare troppo il livello dei ricavi, verranno creati servizi a pagamento attraverso i quali si potrà usare l’applicazione anche per comunicazioni ufficiali e di lavoro (notifiche delle banche, info sul volo da parte della compagnia aerea, etc.). Insomma, una strategia chiara e sensata, che ci eviterà quel momento di impasse annuale in cui: «Mi è scaduto WhatsApp, ci sentiamo tra qualche ora» e altri impicci del genere.
Il rapporto con Facebook. Dal momento dell’acquisto da parte di Facebook, nell’aprile 2014, le due aziende sono rimaste autonome. Questo spiega le strategie non armoniche ad esempio riguardo all’applicazione Messanger di Facebook: i due servizi continuano a viaggiare su binari paralleli. Forse si teme che, modificandoli e accorpandoli, si possano rovinare quelli che ad oggi sono due prodotti funzionali e amatissimi. Anche perché ormai la concorrenza è agguerrita: ad esempio, per la messaggistica istantanea, c’è Telegram, probabilmente anche migliore di WhatsApp, ma meno celebre e diffuso. Insomma, basta una mossa sbagliata e milioni di utenti potrebbero migrare verso altre applicazioni. Anche la mossa della gratuità rientra in questa logica.