Una collezione incredibile

Peacocks Rarità in Borgo Palazzo Solo per il gusto della bellezza

Peacocks Rarità in Borgo Palazzo Solo per il gusto della bellezza
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Photocredit BergamoPost/Mario Rota.

 

Luca Pavoni è l’amministratore delegato di una società che si occupa principalmente di materie prime e strutturazione aziendale, ma non è di questo che parleremo qui. Tutt’altro. La nostra attenzione riguarderà una sua passione, tanto grande da rendere il suo ufficio un vero e proprio showroom aperto a intenditori e curiosi. Si chiama Peacocks Rarità e si trova in via Borgo Palazzo.

«Avevo bisogno di cambiare ufficio, così ho trovato questo spazio e l’ho arredato con alcuni oggetti che ho raccolto, oggetti che metto in mostra ma, se qualcuno è interessato, sono anche in vendita». Bastano due chiacchiere per capire che Luca ha l’animo del collezionista e il buongusto dell’esteta, e c'è qualcosa in lui che ricorda, in un certo senso, lo straordinario personaggio di Huysmans raccontato nel suo capolavoro Controcorrente: Jean Floressas Des Esseintes.

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«Raccolgo di tutto, non ho un vero e proprio filo conduttore: scelgo alcuno oggetti che mi colpiscono e che ho trovato nel miei tanti viaggi. Non importa che siano di valore o che non valgano niente: li scelgo perché piacciono a me». Racconta che ha iniziato portando a casa un souvenir turistico, un ricordo, una piccola cosa, scelto negli shop di qualche aeroporto internazionale, l’unica regola era che fosse indicato il luogo rappresentato. Un’abitudine che nel tempo si è trasformata in qualcosa di ben più coinvolgente.

Il nostro collezionista non può che guardarsi intorno, raccontando quello che incontrano i suoi occhi qui e là. Impossibile dare una visione unitaria dell’insieme, si tratta di pezzi che non possono essere connessi tra di loro se non attraverso il desiderio del loro attuale di proprietario di portarli e conservarli lì. Quel che ci si chiede è come sia possibile che un pezzo di storia privata, un ricordo, un oggetto scelto personalmente possa essere ceduto. «Mi dispiace molto separarmene, ma fa parte del destino di un oggetto, passare di mano in mano, è la sua storia che cresce anche se un giorno verrà dimenticata o sarà totalmente sconosciuta all’ultimo proprietario».

Qualcosa che ricorda molto la riflessione di Walter Benjamin nei Passages di Parigi quando, parlando proprio del collezionista, figura chiave per spiegare la società di inizio secolo, lo descrive come chi si trasferisce idealmente in un mondo dove «le cose sono libere dalla schiavitù di essere utili». Collezionare è, in fondo, mantenere il vero valore delle cose, vedendo nell’oggetto una storia potenzialmente infinita. La convinzione, insomma, che qualcosa possa avere un valore intrinseco ben al di là di un ipotetico valore di mercato.

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«Questo è uno dei miei pezzi preferiti», dice indicando una statuetta di terracotta custodita, come un pezzo da museo, sotto la teca. «Se qualcuno me la chiedesse, mi si spezzerebbe il cuore». Si tratta di una statuetta cinese magnificamente conservata, tra le poche ritrovate intatta da uno scavo abbastanza recente. Appartiene alla dinastia Han, che governò la Cina 2mila anni fa. Scovata e comprata a un’asta a Londra. «Questi invece sono dei pattini della metà del secolo scorso, valgono quasi niente a confronto, ma ero affascinato dal loro design e dalla meccanica».

Tra le rarità c’è anche un vero e proprio pezzo unico al mondo, che definisce anche il nostro collezionista come creativo. Si tratta di una poltrona fatta realizzare su suo disegno. Ce n’è solo una, la sua. Il prezzo? Inestimabile, probabilmente. A proposito di sedute, nella stanzetta attigua c’è un trono di perline intrecciato a mano di una tribù dell’Africa Subsahariana.  Dall’altra parte dello spazio, all’altra vetrata, si intravede un sedile da pilota di un jet militare russo di 60 anni fa: «Chissà chi c’è stato seduto. Chissà cosa pensava quando stava qui, e volava».

Anche la sede che ha scelto per l’ufficio e per lo showroom è, in un certo senso, una rarità: una meravigliosa struttura, un tempo adibita a chiesa e oggi ovviamente sconsacrata. Il magnifico affresco quattrocentesco sopra l’ingresso, che ogni tanto qualche turista si ferma a fotografare, funge da insegna, più che mai appropriata. Vale la pena farci un giro (basta anche una sbirciatina dalla finestra, se siete timidi). Forse non comprerete niente, forse vi innamorerete. Sicuramente, rimarrete a bocca aperta.