Il bel video dei ragazzi del Natta sul calciatore vittima dei nazisti

L'orrore delle deportazioni raccontato attraverso la storia di un giovane calciatore orobico. Sabato, prima della partita tra Atalanta e Sassuolo, verrà trasmesso un video sul maxi-schermo dello Stadio Comunale, per ricostruire la vita di Giuseppe Marcarini, raccontata per immagini dagli studenti dell'Istituto Natta, come tassello conclusivo di un percorso più vasto, "Il CalciaStorie". La vicenda di Marcarini, promessa negli anni Trenta e Quaranta del calcio bergamasco, è una tra le tante storie di orrore della Seconda Guerra Mondiale, recentemente ricordate nella Giornata della Memoria; ma è particolarmente significativa perché affianca il sogno per eccellenza, la carriera calcistica, al più tremendo incubo, le persecuzioni naziste.
Il CalciaStorie. Il progetto è stato promosso dalla Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti) e dalla Lega Calcio Serie A in tutte le città che vantano una squadra nella massima categoria. A Bergamo, la Uisp ha potuto godere della collaborazione dell'Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea, che ha raccolto in un dossier la documentazione relativa alla storia di Marcarini. Anche l'Atalanta ha offerto la sua collaborazione, affidando il progetto allo psicologo dello sport Marco Gritti. Tra le iniziative anche una serie di incontri sul tema del razzismo (l'ultimo mercoledì scorso, Giornata della Memoria) con i ragazzi delle squadre giovanili dell'Atalanta.
Gli incontri, le partite, il lavoro degli studenti. Il progetto ha preso avvio con un incontro speciale per tutti i giovani tifosi atalantini. Nell'aula magna del Natta è intervenuto il difensore nerazzurro Guglielmo Stendardo, applauditissimo, che ha parlato ai ragazzi di costituzione e libertà. Poi gli studenti, oltre ad assistere ad alcune partite interne della squadra nerazzurra, hanno iniziato il loro lavoro, ricostruendo le esperienze di due figure come Arpad Weisz e Giuseppe Marcarini: «Weisz è stato un allenatore vincente del Bologna, deportato e ucciso ad Auschwitz mentre “Beppino” Marcarini era una giovane promessa del calcio bergamasco che per il suo antifascismo fu deportato in Germania – spiega il presidente della Uisp di Bergamo, Milvo Ferrandi -. Alla fine della guerra riuscì a tornare a casa, ma morì pochi mesi dopo per gli stenti della prigionia. Su Marcarini si è concentrato in particolare il lavoro dei ragazzi del Natta, che hanno realizzato anche delle grandi mappe con le varie tappe della deportazione di Marcarini».
La triste vicenda. Giuseppe Marcarini nasce a Bergamo il 14 ottobre 1922 e ancora bambino resta entrambi i genitori. Una zia materna lo accoglie nella sua casa: nel 1942 è chiamato alle armi e inviato al distretto di Trieste. Beppino ha una passione: il calcio. Ancora oggi i suoi compaesani lo ricordano come una promessa del pallone; durante il servizio militare il giovane partecipa anche al campionato di calcio. Il 9 settembre 1943, dopo l’armistizio, è fatto prigioniero dei nazisti insieme ai suoi commilitoni a Poggioreale del Carso. Inviato in Germania rifiuta l’adesione alla guerra nazifascista e l’arruolamento nell’esercito del Reich. Per questo motivo Beppino viene deportato in un campo di concentramento. Nel luglio 1945, a guerra finita, può finalmente tornare a casa: gli anni di prigionia hanno però minato il suo fisico e Beppino, malato di tubercolosi, muore il 24 giugno 1946, a 24 anni.