Forza Atalanta, di cosa hai paura?

Atalanta, di cosa hai paura? La domanda sorge dopo il ko di Verona. Eppure la classifica è ancora tranquilla, il trend negativo è notevole (3 punti in 8 giornate) ma la squadra ha tutti i mezzi per portare a termine la stagione centrando senza patemi l’obiettivo salvezza. Sono partiti giocatori di livello ma ne sono arrivati di altrettanto validi, il margine sulla Serie B è di 8 punti che valgono 9 per gli scontri diretti e a Bergamo devono ancora venire Empoli, Chievo, Udinese, Bologna. Possibile che ci sia questo timore strisciante, questo senso di terrore che in alcune giocate si percepisce a cento metri di distanza?
Episodi inspiegabili, Reja non ha colpe. La sfida di Verona ha evidenziato, in primis, un grande problema, quello della retroguardia. Reja ha scelto nuovamente la difesa a 3, una soluzione che, prima della partita, era difficile ritenere sbagliata. Gli scaligeri giocavano con 2 punte fisicamente prestanti, ben intercettabili dalla linea difensiva che con Inter, Frosinone e Sassuolo aveva fatto un’ottima figura. In casa del fanalino di coda della Serie A, capace di segnare solo 14 gol in 22 partite, era logico continuare sulla stessa strada.
Una volta iniziata la gara, troppe volte si è notata paura nella giocata dei difensori nerazzurri, specie nell'uscire dalla linea arretrata. E non di rado si sono visti interventi, anche scomposti, di giocatori che non davano mai la sensazione di essere in pieno controllo dell’avversario. Perché? Non c’era motivo di aver timore, il Verona era fischiato dal suo pubblico e anche dopo il pareggio è sempre rimasto in fase difensiva. Toloi, Cherubin e Dramé hanno commesso errori individuali troppo evidenti per chi ambisce ad essere protagonista in Serie A. Il tutto da ragazzi che, solo due settimane fa contro l'Inter, erano stati tra i migliori in campo. Un simile calo di prestazione non era prevedibile ed è, francamente, inspiegabile.
Diamanti, Gomez, de Roon e Borriello: con loro se ne esce. Venendo ai singoli, c'è motivo per essere fiduciosi e guardare avanti, contando sugli elementi nerazzurri di assoluto affidamento. A centrocampo de Roon si è confermato un ragazzo di valore, che per questa squadra è imprescindibile: sempre in anticipo, sempre in movimento e costantemente pronto a ribaltare l’azione, l'olandese è la prima pietra su cui poggiare il piede della ripartenza. Così come Gomez: il numero 10 è sempre nel vivo della manovra e anche se accusa un piccolo momento di appannamento è senza dubbio l’uomo che lì davanti può decidere la gara.
Poi ci sono i due nuovi acquisti di gennaio, Diamanti e Borriello. Alino, nella prima gara da titolare della sua stagione, non ha sfigurato: fin dalle prime battute è venuto al centro del campo, cercando la giocata creativa sobbarcandosi di tante responsabilità. C’è il suo zampino nel gol di Conti e in tutte le azioni create in attacco, partendo da destra, forse, ha molte più soluzioni rispetto a Moralez.
Quanto a Borriello, a Verona tornava titolare dopo diverse settimane di naftalina. E, permettetecelo, il risultato è stato positivo. Certo, in tanti hanno ancora negli occhi l'addio di Denis, ma non si può non riconoscere che l’Atalanta al Bentegodi ha giocato con un vero centravanti, che per tutta la gara ha difeso palla, guadagnato punizioni e calciato spesso in porta, risultando tra i migliori dei bergamaschi. Le spalle larghe della Dea, in questo momento, sono le sue, assieme ai piedi di Diamanti, gli sprint di Gomez e la leadership di de Roon. Quattro elementi di affidamento.
Giovani e volti nuovi: dentro subito. Un’altra grande risorsa di questa squadra sono i giocatori giovani. È palese come non tutti i giocatori possano scendere in campo per 90 minuti. Ma ci sono situazioni che permetterebbero (sempre con il 4-3-3 che ci ha fatto così divertire) di schierare anche a cuor leggero chi non ha mai visto il campo con la maglia della Dea. Freuler, svizzero appena giunto a Bergamo dal Lucerna, sembrava in predicato di giocare al Bentegodi, e invece alla lettura delle formazioni è rimasto fuori in nome del nuovo schieramento a 4 in mezzo al campo. Perché non dargli una possibilità a breve?
Il discorso è simile anche per il difensore Djimsiti. Reja lo sta iniziando a conoscere a Zingonia, forse non è ancora pronto del tutto ma in attesa del rientro di Paletta (la prossima settimana dovrebbe essere in gruppo) perché non rischiarlo magari vicino a Masiello con Toloi (acciaccato) e Cherubin in panchina? Forza mister, senza paura. E lo stesso discorso vale per Monachello: è arrivato Borriello e si è visto quello che può fare, nel finale una manciata di minuti al ragazzo agrigentino si potevano regalare, visto che Pinilla non è ancora pronto e si è pure fatto ammonire con un intervento assolutamente scriteriato.
Calendario: domenica è decisiva. Un occhio al calendario, poi, fornisce ulteriori elementi di fiducia. Domenica alle 15 si giocano Napoli-Carpi e Frosinone-Juventus, mentre la squadra nerazzurra scenderà in campo alle 18 (quindi conoscendo già il risultato delle avversarie) contro l'Empoli. I toscani di Giampaolo giocano bene e sono a quota 33 punti, quindi in una tranquilla posizione di mezzo. Ma all'andata la Dea li domò bene, e ora che ai bergamaschi servono 3 punti "scaccia crisi" l'opportunità è tutta da sfruttare. C’è la concreta possibilità di fare un passo doppio verso la salvezza portando il vantaggio a 11 lunghezze sulla zona rossa, che valgono 12 per gli scontri diretti. Forza Atalanta, gioca senza paura: i sogni d'Europa sono svaniti, ma basta un minimo di serenità per ritrovare la vittoria.