Fino al 6 marzo agli Arcimboldi

In scena a Milano la magia di Cats il musical entrato nella leggenda

In scena a Milano la magia di Cats il musical entrato nella leggenda
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Chissà se il grande Thomas Stearn Eliot, il grande poeta di Assassinio nella Cattedrale e della Terra Desolata, premio Nobel nel 1948, avrebbe mai immaginato di diventare autore ultra popolare grazie ad un’operettta scritta con la mano sinistra? Cats, o meglio Il libro dei gatti tuttofare (in inglese Old Possum's Book of Practical Cats) è una  raccolta di poesie che ha appunto i gatti come protagonisti. Le poesie erano in realtà lettere che il poeta aveva scritto ai suoi nipotini e che vennero poi successivamente pubblicate nel 1939. Quarant'anni dopo quelle poesie finirono in mano ad un musicista, Andrew Loyd Webber, che ebbe l’intuizione geniale di farne un musical. Eliot nel frattempo era morto, ma la vedova diede l’ok al progetto, fornendo anche materiali inediti a Webber. Tra i quali c’era anche una poesia, Rapsodia su una notte di vento, dalla quale venne tratta la canzone più famosa del musical, Memory.

 

 

“Cats” dal 1981 non ha mai più lasciato le scene, inanellando record su record. Lo spettacolo lanciato nel 1981 venne replicato per ben 21 anni a Londra e per 18 a Broadway. In Italia arrivò per la prima volta, nel 1995. E arrivò a Milano dove ora ritorna, in versione inedita, al Teatro degli Arcimboldi (dal 2 al 6 marzo), «corretta» in un paio di scene dallo stesso Webber (c’è ad esempio un numero di tip tap «allargato» in repertorio).

La storia è ben nota e molto semplice: nel quartiere londinese di Jellicle, tutti i gatti della zona si ritrovano per il ballo annuale e per festeggiare il loro capo, il gatto Old Deuteronomy. Premio della festa è l’onore e la fortuna di ascendere al paradiso dei gatti, concesso però solo a uno dei partecipanti. E alla fine la spunterà la gatta Grizabella, una sorta di “figliol prodigo” che si era allontanata dal gruppo per godersi la vita e si era ritrovata povera e abbandonata. Ma proprio grazie al suo ravvedimento Grizabella si conquisterà il diritto di ascendere felice all’Heaviside Layer.

 

 

Tra le decine di felini danzanti, in questa trasferta milanese, c’è anche un italiano, chiamato a vestire il pelo di tre diversi protagonisti: Gus (diminutivo di Asparagus), il vecchio quadrupede del teatro, Bustopher Jones, il gourmet che si mette a tavola appena può, e Growltiger, il gatto pirata che sfoggia un’anima da tigre. A interpretarli c’è infatti Greg Castiglioni, nato a Milano ma cresciuto a Locate Varesino. Greg era finito a Londra per studiare giurisprudenza, ma poi ha trovato un’altra strada, conquistando al scena in tanti altri musical celebri come ad esempio Les Miserables (prodotto dallo stesso produttore di Cats, il londinese Cameron Mackintosh, vero uomo dalla mani d’oro del musical...). Cats sino ad ora l’aveva fatto solo su navi da crociera. E ci voleva dunque un grande palcoscenico italiano per vederlo esordire in un vero teatro.

Nel ruolo di Grizabella, la gatta che interpreta la struggente e indimenticabile canzone Memory, ci sarà Anita Louise Combe, attrice australiana già nel cast di molti musical a Londra, Australia e Canada. Aggiungete a tutto questo scenografie e coreografia mozzafiato e avrete uno degli spettacoli più indimenticabili di sempre. Uno di quegli spettacoli da vedere una volta nella vita...

 

Thomas Stearns Eliot (1915) – “Rapsodia su una notte di vento”

Per tutti i rettilinei delle strade
Serrate in una sintesi lunare,
Incanti lunari che bisbigliano
Dissolvono i piani della memoria
E tutte le sue chiare relazioni,
Le sue divisioni e precisioni

Ogni lampione che oltrepasso
Batte come un tamburo fatale,
E attraverso gli spazi del buio
La mezzanotte scuote la memoria come
Un pazzo scuote un geranio appassito.

L’una e mezzo

Il lampione sfrigolava,
Il lampione borbottava,
Il lampione diceva “Guarda quella donna
che esita verso di te nella luce della porta
Che s’apre su di lei come un sogghigno.
Vedi l’orlo della sua veste com’è strappato e sporco di sabbia,
E vedi l’angolo del suo occhio
Come si torce come uno spillo ricurvo”.

La memoria rigetta e dissecca
Un ammasso di cose distorte;
Un ramo curvo sotto la pioggia
Tutto consunto e polito
Come se il mondo portasse in superficie
Il segreto del tuo scheletro,
Rigido e bianco.
Una molla rotta nel cortile di una fabbrica,
Ruggine che s’afferra alla forma che la potenza ha lasciato
Dure e arricciata, e pronta a spezzarsi.

Le due e mezzo,

il lampione disse:
“Osserva il gatto che si stira nello scolo,
che cava la lingua
e divora un boccone di burro rancido”.
Così la mano del bambino, automatica,
scivolò fuori e mise in tasca un giocattolo che correva lungo il molo.
Non potei veder nulla oltre l’occhio del bambino.
Ho visto occhi nella strada
che tentavano di spiare attraverso le imposte illuminate,
e un pomeriggio un granchio in uno stagno,
un vecchio granchio pieno di parassiti sulla schiena,
che s’aggrappava alla punta dello stecco che gli tendevo.

Le tre e mezzo,

il lampione sfrigolava,
il lampione borbottava nel buio.
Il lampione ronzava:
“Guarda la luna, la Lune ne garde aucune rancune,
strizza il suo occhio languido,
sorride agli angoli,
liscia la chioma dell’erba.
La luna ha perduto la memoria.
Un vaiolo slavato le screpola la faccia,
attorce con la mano una rosa di carta,
che profuma di polvere e d’eau de Cologne,

è sola, con tutti gli antichi profumi notturni
che le incrociano e incrociano dentro il cervello.

“Viene reminescenza
di aridi gerani senza sole
e polvere nelle crepe,
profumi di castagne nelle strade,
e odori di donna nelle stanze chiuse,
e di sigarette nei corridoie di cocktail nei bar.
Il lampione disse,

“Le quattro",

Ecco il numero sulla porta.
Memoria!
Hai la chiave,
La piccola lampada getta un cerchio di luce sulla scala.
Sali.
Il letto è pronto; lo spazzolino è appeso al muro,
Posa le scarpe davanti alla porta, dormi, preparati alla vita.
L’ultimo rigirarsi del coltello.

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