La legge sui "pignoramenti facili" Pare proprio un regalo alle banche
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È stata già ribattezzata la legge dei “pignoramenti facili”, ma alcuni organi d’informazione, assieme al Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, hanno parlato in maniera ancor più diretta di un «regalo alle banche» che «spiana la strada al pignoramento delle case». Oggetto della rabbia di molti osservatori politici è lo schema di un decreto legislativo all’esame delle Commissioni parlamentari, che cambierebbe alcuni punti importanti del rapporto tra banche e clienti, specie quelli che sottoscrivono un mutuo. In particolare, la novità più sostanziale riguarda la possibilità che avrebbero gli istituti di tornare in possesso dell’immobile, senza rivolgersi ad alcun giudice, dopo sette rate di mutuo pagate in ritardo.
Il decreto. Nello specifico, ciò che prevede il decreto legislativo è la firma di una clausola da parte del cliente alla stipula del mutuo, che permette alla banca di rientrare in possesso dell’abitazione per cui si è chiesto il prestito, in maniera automatica in caso di “inadempienza” dei pagamenti. Ciò andrebbe a cambiare l’attuale prassi, dove una banca, per riaversi su un debitore che non paga il mutuo, deve rivolgersi ad un giudice e attendere la conclusione di un lento iter giuridico, ossia la procedura esecutiva sull'immobile, al termine del quale l’immobile viene pignorato e messo all’asta dal tribunale. Un cammino che si calcola richieda almeno 7 anni.
Il patto commissorio. Nell’intento del Ministero delle Riforme, spiega il Fatto Quotidiano, c’è l’eliminazione dell’articolo 2744 del codice civile, che vieta il cosiddetto «patto commissorio», ossia «il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore». Senza questo patto le banche avrebbero maggiore facilità a pignorare l’immobile di chi risulta inadempiente, ossia, come specifica l’articolo 40 del Testo Unico bancario, chi paga le rate del mutuo con un ritardo superiore ai 30 giorni per più di sette volte, anche non consecutive. La mossa va a tutelare, d’altro canto, gli interessi del sistema bancario, alle prese con enormi problemi di riscossione dei crediti. Si calcola infatti che circa il 20% dei soldi prestati dagli istituti in Italia siano da considerarsi “deteriorati”, ossia impossibili da riscuotere, questo anche perché le banche hanno vita difficile nell’entrare in possesso delle garanzie offerte dai clienti a tutela dei prestiti.
La vendita dell'immobile. Il decreto legislativo è criticato anche perché offre alle banche la possibilità di vendere gli immobili, dopo il pignoramento, a qualsiasi prezzo. Come segnala infatti sempre il Fatto Quotidiano, gli interessi del debitore sono tutelati unicamente da una stima effettuata da un perito scelto in comune accordo dalle parti, evidenziata però con un riferimento troppo generico. Il consumatore ha il diritto ad avere ciò che eccede tra il prezzo di vendita dell’immobile e il rimborso del debito, nel caso in cui questa differenza sia positiva. Qualora invece risultasse negativa «il relativo obbligo di pagamento decorre dopo sei mesi dalla conclusione della procedura esecutiva». La norma è parte di un decreto legislativo, e al momento è in fase di esame presso le commissioni competenti di Camera e Senato. Se passasse questa fase e venisse approvato dal Governo, entrerebbe automaticamente in vigore.