De Roon: «Juve forte ma stanca Con lo stadio pieno daremo tutto»
Dentro al campo lo vedi spesso comandare le operazioni correndo a destra e a sinistra senza soluzione di continuità. Fuori, davanti a microfoni e taccuini, ha fatto passi da gigante e a circa nove mesi dal suo arrivo in Italia sostiene quasi mezz’ora di intervista quasi completamente in italiano. Marten de Roon è un portento, si concede alle domande senza nessun problema e le sue risposte sono sempre dirette e chiare. Si dimostra umile, ha grande personalità ma è l’antidivo per eccellenza. Dice spesso che la Juve è forte ma non imbattibile ma pure che si è innamorato a tal punto di Bergamo che ha deciso di trasferirsi dalla periferia alla città per godersi tutto il fascino del centro.
Marten de Roon, l’abbiamo vista uscire dal campo di Modena a testa bassa. Come vive questo momento?
«Non vinciamo da 12 partite: male, anzi malissimo. La testa non può essere tranquilla, il Carpi per noi era una grande opportunità per tornare al successo ma dopo il nostro gol abbiamo iniziato ad arretrare e li abbiamo aspettati. È arrivato un rigore un po’ così ma dopo il nostro gol, nella ripresa, abbiamo giocato male e con paura, siamo stati timidi. Dopo la partita ero parecchio dispiaciuto. Domenica arriva la Juventus, è difficile ma non è impossibile».
È tutta una questione di testa?
«Noi vogliamo vincere, vogliamo fare risultato e provare a raggiungere i 3 punti, ma forse è proprio questo che non ci aiuta mentalmente. Abbiamo sempre in testa che dobbiamo vincere e quando arriva un gol, cambia tutto. Sia nel caso in cui lo facciamo sia nel caso in cui lo subiamo, sembriamo quasi bloccati: il Carpi non ci stava mettendo in difficoltà ma dopo essere andati in vantaggio gli abbiamo lasciato troppo spazio. E così non va bene».
Paradosso: se le cose stanno così, contro la Juventus potrebbe essere tutto più facile visto che il risultato sembra scontato.
«Forse sì, domenica dobbiamo giocare senza paura. Tutti sono convinti che vinceranno loro, noi siamo consapevoli che sarà molto difficile e la situazione è pure peggiore perché giochiamo in casa e vogliamo fare bella figura per la nostra gente. Però non vinciamo da 12 gare e arriva la squadra più forte: se non li battiamo, fanno 13 senza ottenere i tre punti. In un altro momento, al termine di una partita di questo tipo avremmo accettato ogni risultato senza problemi, ma adesso è tutto diverso. Anche perché Frosinone e Carpi sono vicine, abbiamo 7 punti di vantaggio (che valgono 8 per lo scontro diretto) e mancano 11 partite: siamo a quota 30 e secondo me per stare tranquilli dobbiamo arrivare a 40».
Addirittura 40 punti? Forse ne bastano meno per la salvezza.
«Giochiamo contro la Juve e poi contro la Lazio, non si tratta di gare facili. In Italia è dura anche andare a giocare sui campi come quelli di Frosinone e Carpi. Ma guardo avanti con fiducia e il mio ragionamento è molto semplice: abbiamo fatto 24 punti nelle prime 16 giornate, non vedo perché non possiamo farne 10 nelle prossime 11. In fondo si tratta di 3 vittorie, l’Atalanta può ritrovarsi e riuscire a ottenerle. In Olanda, l’anno scorso, mi sono fermato a quota 8 gare senza successi: cinque sconfitte e solo tre pareggi. Una volta ritrovata la via dei tre punti, abbiamo fatto un filotto di sei vittorie».
Domanda secca: la Juve è imbattibile?
«Sono fortissimi, niente da dire. Però mercoledì li ho visti contro l’Inter e settimana prossima giocano contro il Bayern Monaco. Magari sono un po’ stanchi, affaticati. Per noi è una partita difficile, ma non credo sia impossibile pensare di fare risultato. Avremo lo stadio pieno, il campo è brutto e siamo consapevoli che dobbiamo lavorare forte per 95 minuti. Dobbiamo giocare con grande ardore, pressarli e tutti assieme provare a fare qualcosa di grandioso. E quando dico tutti non parlo solo degli undici in campo, ma anche di chi siede in panchina e di chi ci sosterrà dagli spalti. Ci sono sempre delle opportunità, sempre. Magari ci capita solo una occasione, forse due: non possiamo sbagliare».
Giochiamo un po’: può togliere un giocatore alla Juventus, chi sceglie?
«Penso che Dybala e Pogba siano tra i migliori in Italia, molto importanti anche a livello europeo. Poi c’è Marchisio, poi c’è Mandzukic, poi Buffon. Insomma...».
C’è un problema, siamo già a cinque.
«Sono davvero tanti i giocatori bravi. Ma dobbiamo pensare che questa grande squadra ha anche pareggiato a Bologna per 0-0, all’andata il Frosinone è riuscito a strappare un punto allo Juventus Stadium: non capita spesso ma ogni tanto succede anche a loro di incepparsi, e noi dovremo essere bravissimo a farci trovare pronti. All’andata abbiamo giocato a Torino ed eravamo anche più avanti in classifica, hanno perso un po’ di tempo con l’amalgama dei nuovi ma poi sono partiti a razzo: 16 vittorie e 1 pareggio in 17 partite sono qualcosa di sensazionale».
L’umore nel gruppo com’è?
«Siamo consapevoli che è una situazione brutta. Nessuno escluso. Però vedo tutti quanti lavorare molto forte e con grande voglia, con lo spirito giusto. Contro la Fiorentina abbiamo fatto bene per 60 minuti, dopo il gol abbiamo mollato. Contro il Carpi stessa cosa, non dobbiamo uscire dal match: servono 90 o 95 minuti fatti sempre al massimo, senza mollare e senza calare mai d’intensità».
La vittoria perfetta, secondo lei, come sarebbe?
«Mamma mia, 1-0 al 90’esimo con gol di de Roon? Firmo subito. Sono sincero, non è importante chi segna: può toccare a me, a Monachello o anche a Sportiello. Va bene tutto. Voglio davvero che l’Atalanta faccia il massimo, che la nostra gente veda che andiamo in campo per dare tutto e provarci fino alla fine. Abbiamo bisogno di un grande risultato».
Il pubblico la ama, in tanti la vorrebbero già capitano. Si sente pronto ad una simile responsabilità?
«Per me è un onore, un grandissimo onore. Però credo che sia presto, lo dico in serenità. In campo è normale per me parlare con i compagni e cercare di fare il massimo, ma per essere il capitano è fondamentale parlare molto bene l’italiano. Adesso capisco quasi tutto e parlo abbastanza bene, vado a lezione tre volte alla settimana per continuare a migliorare e in futuro mi piacerebbe davvero indossare quella fascia. È ancora un po’ presto. Ci sono uomini come Cigarini, Bellini e altri che capiscono bene la lingua, la squadra, la società e la città».
Ultima battuta: lei a gennaio è stato molto chiacchierato, la volevano Napoli, Milan e molte altre squadre.
«Ho sentito e letto molto sui giornali, ma fino a quando non sarà il mio procuratore a dirmi che c’è davvero un interesse di qualcuno per me non c’è nulla di vero. Si tratta di voci che non mi toccano. Ci penseremo se un giorno arrivasse una grande squadra con 10 milioni per la società e una offerta per me, ma la verità è che io sono felice a Bergamo. La mia famiglia è felice, ho due bambine e con la mia compagna siamo completamente calati nella realtà bergamasca. Tralaltro, a brevissimo ci trasferiremo da Brembate Sopra a Bergamo per essere ancora più vicino al centro. Città Alta mi piace tantissimo, tutta Bergamo è importante e speciale per me e questo mi fa stare bene. Chiudiamo bene la stagione e poi ripartiamo come giocando come abbiamo fatto nella prima parte di questo campionato».