Andrea da Roatan (Honduras) Forza Dea da 9180 km

Andrea da Roatan (Honduras) Forza Dea da 9180 km
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Questa è la storia di uno che vive lontano e che ha l’Atalanta nel cuore. Non è il primo di cui parliamo, non sarà nemmeno l’ultimo. Ma quello che rende diversa la storia di Andrea è il modo in cui, ormai 40 anni fa, si è innamorato dell’Atalanta. Tutto merito di un cancello aperto, di qualche passo casuale all’interno dello stadio e di una magia che lo ha rapito. E non lo ha più lasciato. A Bergamo e in trasferta prima, nella splendida isola di Roatan oggi. Siamo in Honduras, circa 9180 km da Bergamo. Una passione lunga una vita nata in 10 minuti. Semplicemente, qualcosa di pazzesco. Illogico. Ma vero, che ti riempie il cuore.

«Come è nata la mia passione? Per caso, e ci ho messo solo 10 minuti per innamorarmi della Dea. Da giovane ho seguito il calcio guardando parecchie squadre, ma mai nessuna in particolare mi ha rapito. Poi successe che nel campionato 1976/1977, una domenica, con degli amici passammo vicini allo stadio e verso la fine della partita tutti quelli fuori potevano entrare liberamente anche senza biglietto (roba da non credere paragonata con i nostri giorni). Visto che tutti entravano, l’ho fatto anche io per mera curiosità.Da quel pomeriggio, in quel campionato non ho perso neanche una partita e sono stato diverse volte anche in trasferta».

Un colpo di fulmine, poi tanto amore fino a quando le contingenze della vita portano un cambio radicale che stravolge tutto. «Per molti anni sono stato sempre abbonato, ho visto veramente tantissime partite. Poi la famiglia e il lavoro hanno avuto la precedenza, la Dea è sempre rimasta nella mia mente e nel mio cuore anche quando per impegni di lavoro mi sono spostato in Honduras. Prima nella capitale (Tegucigalpa) e poi sulla splendida isola di Roatan, mare dei Caraibi. Ormai sono qui da 13 anni, ma quando torno a Bergamo non manco mai al Bortolotti».

Anche per Andrea, vivendo dall’altra parte del mondo, seguire le partite della Dea non è affatto semplice anche se grazie ad Internet la situazione è decisamente migliorata.

«In passato per vedere le partite bisognava avere la fortuna che Rai International trasmettesse l’Atalanta in diretta. Ora invece con la tecnologia disponibile (ESPN,Fox sport) e via streaming si possono vedere tutte le partite: sveglia alla mattina alle 06:30 e pronto davanti al computer per vivere un’emozione che è sempre la stessa, con una passione che non cambia mai».

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Ma dal vivo, quando ha seguito l’ultima volta dallo stadio Denis e compagni? «Qualche settimana fa, dopo tanto tempo, sono stato a Bergamo e ho potuto assistere ad Atalanta-Parma: direi che è andata molto, molto bene. Ho programmato di ritornare per vedere Atalanta-Avellino ma, essendo residente all'estero, non ho la Dea Card ed è stato impossibile acquistare il biglietto: un peccato, veramente».

Il momento dei nerazzurri in campionato non è dei migliori, in città sono parecchi i tifosi che non nascondono la loro preoccupazione, ma per chi vive lontano la fiducia sembra essere ancora tante a dall’Honduras arrivano parole molto importanti. «Non sono preoccupato per questo momento della squadra, assolutamente. E’ nei momenti difficili che esce la vera Atalanta, il gruppo lo ha dimostrato nel passato e sono sicuro che lo dimostrerà anche adesso. Noi bergamaschi siamo lottatori e sappiamo combattere senza paura. Nemmeno per Denis mi preoccupo, sono sicuro che tornerà a fare quello che ci ha sempre dimostrato. L’Atalanta è più forte della sfortuna e degli infortuni e, ne sono sicuro, sapremo venir fuori a testa alta da questo momento».

Abbiamo una società che e’ il massimo, grazie ad Antonio Percassi, a tutta la sua famiglia e ai suoi collaboratori che stanno rendendo grande la Dea. Stanno lavorando controcorrente  per portare la gente allo stadio quando invece le istituzioni preposte fanno di tutto per allontanarle. Il mio messaggio è di tenere duro, di lottare e dimostrare il vero valore di tutti noi Atalantini. Abbiamo la Dea nel cuore e non dobbiamo mollare mai, neanche di fronte alle difficoltà più grandi».

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