La proposta

Assegnare simbolicamente lo scudetto all'Atalanta? No, grazie ma rifiutiamo

Il giornalista Michele Criscitiello ha avanzato questa idea. Che va però contro i valori nerazzurri e, soprattutto, contro ciò che stiamo vivendo in queste settimane

Assegnare simbolicamente lo scudetto all'Atalanta? No, grazie ma rifiutiamo
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di Fabio Gennari

«Atalanta campione d'Italia. Questo scudetto lo meritano loro». Lunedì 23 marzo, ore 19.01: il direttore di tuttomercatoweb.com, Michele Criscitiello, pubblica un editoriale che tocca tanti argomenti e parla pure dello scudetto 2019/2020 che nessuno, in questo momento, sa come assegnare. L’idea del numero uno di di Sportitalia è di assegnarlo simbolicamente alla Dea perché, si legge tra le altre considerazioni, «se lo merita la città di Bergamo; perché, per una volta, quello scudetto non avrebbe solo la valenza calcistica ma anche sociale, solidale e umana. Bergamo e l’Atalanta campioni di Italia. Nessuno avrebbe nulla da dire».

Sbagliato, caro Criscitiello: non è vero che nessuno avrebbe nulla da dire. Di quelli che stanno fuori e che probabilmente non sapevano nemmeno dell’esistenza di Alzano e Nembro; di chi osserva i telegiornali e poi esce sul balcone a cantare; di chi si collega in videconferenza e auspica un rapido ritorno alla normalità dopo che nei giorni della solidarietà sportiva che poteva aiutare l’Atalanta prima di Valencia (e prima dello scoppio del bubbone della peste del 2020) se ne è fregato; di tutti loro, sinceramente, non ci interessa. E non ci interessa nemmeno lo scudetto della solidarietà, non sarà il tricolore sul petto a ricordarci per sempre questa tragedia. Ci penseranno i nostri cuori e i pensieri legati a chi è andato avanti. Ci saranno per sempre le immagini dei nostri cari in viaggio per i forni crematori di mezza Italia, ci saranno i volti dei dottori e degli infermieri sfiniti nei nostri ospedali, la quotidianità spezzata e il senso di impotenza di queste giornate. Non ci serve altro.

Pensare di chiudere così la questione scudetto perché qualche viziato che si improvvisa virologo vuol fare il più furbo degli altri lavandosi la coscienza con un gesto a effetto dimostra la scarsa considerazione che troppi, in questo momento terribile, hanno di Bergamo e dei bergamaschi. Prima di arrivare alla dimensione sportiva dovreste limitarvi a guardare cosa sta succedendo. Quando avrete finito, capirete da soli che il calcio adesso è l’ultima cosa che conta. E ve lo dice gente che stava vivendo il momento sportivamente più alto dei suoi 113 anni di storia: squadra ai quarti di finale di Champions League e al quarto posto in Serie A, con la prossima partecipazione al massimo torneo continentale in tasca e da difendere se dovesse ripartire il campionato.
In questo momento, con le ambulanze che sfrecciano e i morti che aumentano, dello scudetto e della finta vicinanza dei vertici del calcio ci frega poco. L’Atalanta e la sua gente, i bergamaschi in generale, chiedono solo di poter tornare alla normalità. E, una volta passata l’epidemia, di poter davvero provare a vincerlo quello scudetto. Perché non ci siamo dimenticati di come (chirurgicamente) alcuni clamorosi torti arbitrali abbiano spezzato il volo di Gomez e compagni nei momenti più importanti. A Roma con la Lazio, a Bergamo con la Juve, a Genova con la Sampdoria e tante altre volte.

Non abbiamo tempo e voglia di fare polemica, ma almeno, caro direttore Criscitiello, lasciateci in pace. Se volete dare una mano a Bergamo e ai bergamaschi donate qualcosa per i nostri ospedali. I campioni veri, in questo momento, sono quelli che stanno al Papa Giovanni XXIII, al Bolognini e in tutti gli altri presidi ospedalieri dove la nostra gente cerca un barlume di speranza, una traccia di vita nel momento in cui il bastardo Covid-19 bussa alla porta. È irrispettoso parlare di scudetto all’Atalanta in un momento in cui i gesti simbolici non ci servono, è perfino incredibile farlo dopo che al termine della stagione scorsa c’è stato un furto di proporzioni planetarie come quello perpetrato in finale di Coppa Italia contro la Lazio. No, non ce lo dimentichiamo e siamo ancora tutti belli incavolati per quello scandalo.

Lo scudetto, noi dell’Atalanta, saremmo ben contenti di poterlo provare a vincere sul campo. Senza manfrine, senza mezzucci, senza scandalini e scandaletti con di mezzo i pasticci del Var a farci mordere il fegato ogni volta. Ha detto bene Criscitiello: l’Atalanta fino a questo momento ha segnato 70 gol e nessuno riesce a tenere il suo passo. La squadra di Gasperini è l’unica italiana finora qualificata ai quarti di Champions League e ha la Primavera in testa alla rispettiva classifica con lo scudetto di categoria dell’anno scorso sul petto. Lo abbiamo fatto e possiamo rifarlo, perché nessuno ci ha regalato niente, in Europa e soprattutto in Italia. Quindi lo scudetto, Criscitiello e affini, non datelo a nessuno e se proprio volete fare un gesto concreto comprate un milione di camici ospedalieri, ricamate il tricolore su quelli e poi donateli ai medici del nostro fantastico Paese che stanno facendo qualcosa di grande. È di loro che bisognerà ricordarsi, tutto il resto ce lo porteremo nel cuore.

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