Attenuanti e aggravanti: perché con la Juventus le cose non sono andate per il verso giusto
Il fardello psicologico pare pesare eccessivamente sulle spalle di una squadra che, in occasioni del genere, non riesce a esprimersi al meglio
di Fabio Gennari
Dentro una partita così, chiusa con la classica vittoria di "corto muso" che ormai è un marchio di fabbrica dei bianconeri, è necessario trovare motivi e spiegazioni che aiutino a capire come mai la squadra nerazzurra sia allergica a gare di questo tipo. E allora vediamo cosa può aver inciso, ci sono attenuanti e aggravanti dentro una prestazione davvero molto lontana dai soliti standard nerazzurri. Non si tratta di verità assolute, ma di semplici valutazioni.
Con tre finali perse in cinque anni, tutte di Coppa Italia, i segnali sono forti: il fardello psicologico (soprattutto se sei considerato il favorito della finale) crea problemi. Appare chiaro come Gasp e i suoi ragazzi trovino difficoltà oggettive in questa fase della competizione e che non consentono di vedere in campo la solita Dea.
Come ha giustamente sottolineato il mister, l'assenza di Scamacca - vista anche la sua condizione al momento - non è irrilevante (questa è la prima attenuante), ma è vero anche che potrebbe capitare ancora di dover fare a meno di lui, quindi urge trovare una quadra.
Contro la Juventus, la squadra non ha prodotto in campo quello che si vede di solito. Se difetti in grinta e caparbietà contro chi, di queste armi, ne fa un marchio di fabbrica, allora le finali è normale che le perdi. Il punto è che sono tre mesi che giochi partite di altissimo livello ogni tre giorni e lo scivolone, la gara storta, può capitare.
Adesso però è il momento della qualificazione in Champions e della finale di Europa League: forza Atalanta, manca pochissimo alla fine della stagione e c'è un lavoro da finire.
Non sono d'accordo sul fatto che ci sia un fardello psicologico. Semplicemente la partita è andata come diverse partite del campionato di quest'anno: con le squadre che si "chiudono" e non giocano, purtroppo, facciamo fatica. Punto. E la Juve di Allegri è la suprema rappresentatrice di questo tipo di non-calcio