L'editoriale di Jacobelli

Chi osa, vince. E mister Palladino s’è andato a prendere il buon Natale credendoci fino all’ultimo

Ingaggiato durante la sosta del campionato, in 40 giorni il tecnico ha letteralmente rifatto i connotati alla Dea. Bilancio: 8 partite, 6 vittorie, 2 sconfitte

Chi osa, vince. E mister Palladino s’è andato a prendere il buon Natale credendoci fino all’ultimo

di Xavier Jacobelli

Isak Hien, 26 anni, capitano della Svezia, a Marassi è sceso in campo per disputare la centoventesima partita della sua carriera in Serie A (44 le gare con il Verona, 76 con l’Atalanta). Ricorderà a lungo il gol di testa che al 94′, sull’infelice uscita di Sommariva, ha piegato l’orgogliosissimo Genoa. Sia perché è stato il primo nell’ avventura italiana del difensore, sia perché, in un colpo solo, Hien ha dato tre pesantissimi punti alla Dea e l’ha portata al nono posto, scavalcando Toro, Udinese, Cremonese e Sassuolo.

Il Genoa, ridotto in dieci contro undici dal terzo minuto a causa dell’espulsione di Leali, merita solo applausi per la grinta, l’organizzazione tattica e l’enorme cuore con il quale ha onorato la maglia. Se continua a giocare così, De Rossi centrerà la salvezza in largo anticipo. Il Grifone ha addirittura rischiato di passare in vantaggio all’inizio della ripresa se Vitinha, in assoluto uno dei migliori rossoblù, non si fosse mangiato il gol a tu per tu con Carnesecchi, colpendo il palo esterno.

Lo stesso Carnesecchi che, una volta di più, si è confermato portiere da Nazionale: nell’unica occasione in cui è stato chiamato in causa, ha respinto da campione il pallone schiacciato in testa da Colombo.

E l’Atalanta? L’Atalanta ha giocato in modo troppo compassato sino alla fase finale della gara, evidentemente convinta che, a gioco lungo, la superiorità numerica l’avrebbe premiata. Non aveva fatto i conti con il coraggio di De Rossi. Espulso Leali, anziché togliere un attaccante, Daniele ha richiamato un difensore, Martin, lanciando un segnale preciso ai suoi: su la testa e battiamoci come se fossimo in undici contro undici. Così è stato.

Sommariva, alla terza presenza fra i pali, era stato bravissimo sulla staffilata di Zalewski, ma ha pagato a caro prezzo l’indecisione sul corner che, all’ultimo respiro, ha visto Hien saltare più in alto di tutti, gettando nella desolazione i tifosi genoani. Un calcio d’angolo nato dalla crescente pressione offensiva dell’Atalanta, innescata dai cambi decisivi di Palladino, al quale non manca certo il coraggio di giocarsi il tutto per tutto. Contro il Cagliari, il 13 dicembre, aveva vinto a nove minuti dalla fine grazie al secondo gol di Scamacca, terminale di una batteria d’attacco comprendente anche De Keletalere, Zalewski, Lookman e Samardzic. A Genova, preso atto che la squadra non riusciva a sfondare, Raffaele ha tenuto in campo Scamacca e Cdk, ma affiancando loro progressivamente Krstovic, Samardzic, Sulemana e Zalewski.

Chi osa vince e il tecnico napoletano ha ricevuto esultando il buon Natale di Hien. Ingaggiato il 10 novembre durante la sosta del campionato, in 40 giorni Palladino ha letteralmente rifatto i connotati alla Dea. Bilancio: 8 partite, 6 vittorie, 2 sconfitte, 16 gol segnati, 8 subiti, nono in campionato (quand’era arrivato, la squadra era tredicesima); quinto nel girone di Champions, con la qualificazione diretta agli ottavi a portata di mano grazie ai 3 gol all’Eintracht e al clamoroso 2-1 sul Chelsea campione del mondo per club; nei quarti di finale Coppa Italia, dopo avere eliminato proprio il Genoa e aspettando la Juve a Bergamo il 4 febbraio. A Bergamo il vento è cambiato davvero.