L'editoriale di Jacobelli

Come insegna Conte, non è finita finché non è finita. Doveva pensarlo anche l'Atalanta

È ufficiale: a otto giornate dalla fine, lo scudetto è diventato un affare esclusivo di Inter e Napoli. Lo ha sancito la sconfitta di Firenze

Come insegna Conte, non è finita finché non è finita. Doveva pensarlo anche l'Atalanta
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di Xavier Jacobelli

È ufficiale: a otto giornate dalla fine, lo scudetto è diventato un affare esclusivo di Inter e Napoli. La prima sconfitta esterna dopo sette mesi ha segnato la resa incondizionata dell'Atalanta, autoeliminatasi dalla corsa tricolore sotto i colpi dello scatenato Kean, al ventitreesimo gol stagionale (15 in campionato, 4 in Conference, 1 in Coppa Italia, 3 in Nazionale) e di una prova inopinatamente incolore contro la Viola, invece splendente.

A San Siro, lo strepitoso Sommer, decisivo su Lucca e Solet, ha tenuto a distanza i partenopei, che al Maradona (centro n.400 in carriera del formidabile Lukaku, dopo il gol lampo di Politano) hanno sofferto nel finale di partita, ma sono riusciti a battere il Milan.

Gasperini invece, a Firenze ha sventolato bandiera bianca, completando una metamorfosi che l'ha visto manifestare fiducia il 9 marzo a Torino dopo il 4-0 alla Juve («Scudetto? La gente deve sognare, non bisogna mai toglierle i sogni»); confermarla il 16 marzo dopo la sconfitta con l'Inter («A me piacerebbe giocare per lo scudetto, lo faremo con tutte le nostre forze»); ribadirla il 24 marzo a Roma, in occasione del Premio Bearzot («Non bisogna mai togliere i sogni ai tifosi e provare a raggiungere l'impossibile che, poi, pochissime volte diventa possibile»); affossarla al Franchi («Il sogno scudetto è finito»).

Di certo, per l'Atalanta questa è una storica, forse irripetibile, grande occasione perduta. A Bergamo si pensava che la Dea potesse correre sino al 25 maggio per l'unico, straordinario obiettivo rimasto, dopo avere perso la finale di Supercoppa Europea con il Real; essere stata eliminata nella semifinale di Supercoppa di Lega dall'Inter, un autentico tabù per Gasperini (8 sconfitte di fila); essere stata eliminata dalla Coppa Italia per mano del Bologna, ora semifinalista con l'Empoli e quinto a 2 punti dai nerazzurri.

Incassata l'eliminazione dalla Champions per mano del Bruges (18 febbraio), la squadra non è stata più chiamata a giocare ogni tre giorni, eppure la sua condizione atletica, anziché migliorare, è inopinatamente peggiorata. Al tempo stesso, la sortita capitolina del tecnico sul suo futuro («La Roma è come la Nazionale, chi non vorrebbe allenarla?») non è stata un capolavoro di comunicazione, originando lo strabismo fra l'oggi e il futuro, deleterio anche nei rapporti interni: la rabbia fiorentina di Retegui è indicativa.

Sarà quel che sarà, però, se non vuole giocarsi il posto in Champions, ora l'Atalanta deve pensare solo e soltanto al presente. I conti si faranno alla fine. Lo farà anche il Milan, a Napoli perseguitato dalla maledizione degli undici metri. Ipnotizzato da Meret, Gimenez ha sbagliato un rigore, il quarto in campionato (c'erano già stati i due di Firenze e quello con il Toro); nei primi cinque campionati europei, soltanto il Friburgo ha fatto altrettanto. Pulisic, rigorista designato, ricevuto il pallone lo ha passato al messicano con un gesto di gentilezza che, malauguratamente per i rossoneri, non ha avuto il successo sperato. Poi, Jovic, che non segnava da undici mesi e mezzo, ha dimezzato lo svantaggio.

Tuttavia, la veemente reazione rossonera non è bastata per agguantare Conte, che continua l'inseguimento a Inzaghi, espulso, però felice. Arnautovic e Frattesi hanno inaugurato nel modo migliore il ciclo di ferro dei campioni d'Italia, attesi da otto partite in 25 giorni: 2 aprile, Milan-Inter, semifinale d'andata Coppa Italia; 5 aprile, Parma-Inter; 8 aprile, Bayern-Inter; 12 aprile, Inter-Cagliari; 16 aprile, Inter-Bayern; 20 aprile, Bologna-Inter; 23 aprile, Inter-Milan, semifinale di ritorno Coppa Italia; 27 aprile, Inter-Roma. Il Napoli, al contrario della capolista, giocherà quattro gare in 20 giorni: 7 aprile, Bologna-Napoli; 14 aprile Bologna-Napoli; 19 aprile, Monza-Napoli; 27 aprile, Napoli-Torino. Il recupero di Anguissa e Neres è stato determinante per i partenopei, ai quali Conte ha trasmesso la sua proverbiale grinta e la capacità di non arrendersi, perché non è finita fino a quando non è finita. Doveva pensarlo anche l'Atalanta.

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