L'editoriale di Xavier Jacobelli

Dea, meravigliosamente prima. Capito perché a Bergamo si dice andiamo all'Atalanta?

Dea, meravigliosamente prima. Capito perché a Bergamo si dice andiamo all'Atalanta?
Pubblicato:
Aggiornato:

di Xavier Jacobelli

Prima. Meravigliosamente. Splendidamente. Meritatamente prima. L’Atalanta in testa alla classifica dopo tre vittorie nelle prime tre giornate conferma ciò che aveva mostrato nelle prime due: ha il diritto di pensare in grande, cioè di pensare allo scudetto, anche se Gasp invita a riparlarne fra diciassette giornate. Il fatto è che, a ogni piè sospinto, la Dea si diverte a legittimare la sua candidatura tricolore a suon di gol, marciando a un ritmo impressionante: ne ha segnati 4 al Toro, 4 alla Lazio e 5 al Cagliari con una disinvoltura disarmante, esaltando Gomez, Muriel, Zapata e Lammers la cui prodezza è stata il miglior biglietto da vista che l’olandese potesse esibire al Gewiss Stadium, la nuova grande bellezza di Bergamo (il colpo d’occhio anche in tv è stato spettacolare).

Ci sono voluti 48 anni perché una squadra segnasse almeno 13 gol nelle prime tre gare del campionato e bisogna risalire a 71 anni fa per ritrovare il precedente exploit nerazzurro, ma, nella stagione ’49/’50, di reti nelle tre partite iniziali ne aveva realizzate dieci. La grandezza di Gasperini risiede nei meccanismi di gioco assimilati dalla squadra (i 9 passaggi che hanno scandito il gol di Pasalic sono da manuale del calcio), nonostante in queste sue cinque stagioni bergamasche siano cambiati molto interpreti. A esaltare gli atalantini è lo spartito che gli orchestrali suonano a memoria, anche quando l’allenatore, nella ripresa, toglie l’uno dopo l’altro Gomez, Muriel, Zapata, Gosens e Palomino per inserire Malinovskyi, Mojica, Lammers, Sutalo e vedere l’effetto che fa. Un effetto che corrobora l’entusiasmo dei tifosi.

Quelle centinaia in motorino che hanno accompagnato la squadra al Gewiss confermano perché a Bergamo non si dica vado allo stadio, ma vado all’Atalanta. Alla faccia del Covid, delle restrizioni, di tutto quanto e di come il virus ha cambiato la nostra vita, dell’impossibilità di mettere piede almeno in ventimila nello splendido impianto di viale Giulio Cesare, i tifosi della Dea si nutrono dello spettacolo che essa offre loro.

Di questa infernale macchina da gol che, se viaggiasse sempre a una media di 4,33 reti a partita, a fine campionato si ritroverebbe a quota 164,66. No, questo non è più un sogno. Questa Atalanta capolista è la più bella realtà che potessimo immaginare.

Seguici sui nostri canali