Non si riesce a capire

Dopo Lecce, la domanda è soltanto una: perché Gasperini ha fatto quelle scelte?

L'approccio alla gara del tecnico, fin dalla conferenza stampa di martedì, è stato decisamente poco comprensibile. Ora antenne dritte

Dopo Lecce, la domanda è soltanto una: perché Gasperini ha fatto quelle scelte?
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di Fabio Gennari

I 652 tifosi atalantini scesi a Lecce, compreso quel matto di Osio Sotto che è arrivato alla partita dopo aver percorso 1.100 km in sella al suo scooterone - ma anche quelli che hanno visto la partita dal divano - se lo domandano. Tifosi e addetti ai lavori, appassionati della Dea e osservatori esterni. Tutti quelli che hanno visto la formazione scelta dal mister per la gara di Lecce si sono fatti la stessa domanda: Gasperini, perché quelle decisioni? Perché rivoluzionare completamente la difesa, reparto che fino a poche partite fa era il fiore all'occhiello della squadra?

La squadra mandata in campo al Via del Mare aveva nove cambi rispetto al Napoli. Ovvero rispetto a una gara ben giocata, in cui nessuno aveva accusato problemi fisici. Se dopo il 2-1 con i partenopei dichiari che la fiducia è tanta e che hai capito che «potremo disputare un buon campionato», perché stravolgere tutto e fare esperimenti che, indipendentemente dalla partita contro i salentini, non cambiano gli equilibri nella rosa? Non possiamo credere che, in base alle risposte della gara con i salentini, si vedranno cambi di strategia. Sarebbe un bel problema.

Con le scelte fatte a Lecce, un allenatore che ha quasi 500 partite di A sulle spalle (e che quindi non è certo uno sprovveduto), probabilmente voleva mandare dei segnali. Il problema è che nessuno li ha capiti, questi segnali. Se la volontà era quella di fare capire che la rosa è troppo larga, c'erano altre strade. Se la volontà era quella di fare capire che serve qualcosa di meglio, c'erano altre strade. Se la volontà era quella di pungolare giocatori poco impiegati, l'effetto boomerang è stato clamoroso: metterli tutti assieme ha messo in difficoltà la squadra.

Gli interventi nella ripresa, poi, hanno prodotto l'effetto contrario rispetto a quanto desiderato. L'Atalanta ha chiuso con in campo Boga, Lookman, Zapata, Hojlund, Ederson e Koopmeiners. Normale che lo schema, a quel punto, diventasse "palla lunga e segno di croce". A Lecce la squadra è stata completamente snaturata e ora il problema principale diventa capire perché Gasperini ha fatto queste scelte. Questo conta tremendamente di più dell'Inter, che domenica arriva a Bergamo dopo il 6-1 in rimonta rifilato al Bologna. Ci aspettano settimane caldissime.

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