Gasperini alla Gazzetta tra presente, futuro e il 3-4-3 (che diventerà un vino dal gusto unico)
Il tecnico dei nerazzurri ha parlato alla rosea e snocciolato concetti importanti. Sul presente e sul futuro, non solo sul campo

di Fabio Gennari
Il sapore ancora non si conosce, ma già l'annuncio, nella spalla di destra di pagina 13 de La Gazzetta dello Sport in edicola questa mattina (13 ottobre), è intrigante. Gian Piero Gasperini produrrà vino. Lo farà nelle Langhe, dove ha comprato un casale e dove ha iniziato ad apprezzare sempre di più la vita all'aria aperta. La campagna. «La cura degli alberi e dell'orto, il contatto con la natura», dice lui.
Ma nella lunga chiacchierata fatta con il giornalista Luigi Garlando, oltre al tema vinicolo, sono diversi i temi toccati dal mister nerazzurro. Per il presente e per il futuro.
Secondo Gian Piero Gasperini, l'Atalanta in questa prima fase della stagione si è retta sul rendimento «straordinario» di sette, otto giocatori e sull'unica novità già ben inserita in gruppo, ovvero Kolasinac. «I nuovi hanno bisogno di tempo. Ora sto ripensando a Palomino, Hateboer e Muriel», dice il tecnico della Dea. Che, dunque, lascia intendere come dopo la sosta di metà ottobre ci sarà più spazio per elementi che a Bergamo si conoscono bene ma che fino a questo momento hanno collezionato, tutti assieme, appena 262' minuti ufficiali.
Nella lunga intervista sulla rosea, si esaltano Scalvini e Ruggeri, si parla di come Scamacca abbia tutto per diventare un grande numero 9 («Però deve metterci agonismo, ambizione, fuoco dentro. Cuore e testa, il resto viene dopo») e del rendimento di Lookman, che potrebbe essere molto superiore: «Cammina troppo in campo. Corre solo con la palla. Si accontenta di fare solo i gol, così ne segna di meno. A Lisbona ha dimostrato che può giocare con grande continuità, se vuole».
L'altro punto interessante toccato dal mister riguarda il futuro. Parole che, con un prolungamento di contratto fresco della scorsa estate, non cambiano troppo lo scenario, ma che sono comunque da registrare. Anche pensando... all'Arabia.
«C'è stata la possibilità di andare là, ma non ero mentalmente pronto e avevo un impegno. A Bergamo la chiusura del ciclo viene sempre rimandata. Anche quest’estate, alla fine, è partito solo Zapata e il nucleo forte resta quello storico. Non so se farò in tempo a fondare un nuovo ciclo. Anche perché l’Atalanta ormai è una triade di quarantenni, guidata dall’a.d. Luca Percassi, con i d.s. Congerton e D’Amico. Ed è giusto. Lavorano tanto, sono bravi e sanno camminare da soli. Potrebbe essere anche giusto che tutto finisca con questo ciclo. Vedremo più avanti. La proprietà americana garantisce futuro alla società, anche se io sono legato ai Percassi».