Quello che ha messo in mostra a Parigi, sul campo dei detentori della Champions League, lo abbiamo visto tutti. Per rendere bene l’idea di cosa ha combinato Marco Carnesecchi al Parco dei Principi bisogna tuttavia guardare a un dato significativo: quella contro il Psg è stata solo la decima presenza per il portiere atalantino nel massimo torneo continentale per club.
Si tratta di un elemento che rende ancora più incredibile la prova dell’estremo difensore della Dea, perché non parliamo di un ragazzo con grande esperienza su certi palcoscenici.
All’inizio della passata stagione, sul campo di Varsavia contro il Real Madrid, il titolare era Musso, che aveva conquistato da titolare la precedente Europa League. Ceduto l’argentino all’Atletico Madrid, l’Atalanta ha promosso Carnesecchi (fino a quel momento, una presenza in Europa League) a titolare della squadra, sia per la Serie A, sia in occasione delle sfide europee. Delle dieci gare di Champions giocate l’anno passato, Carnesecchi ne ha saltata una (a Bruges per i postumi di un’infortunio muscolare).
Certamente il romagnolo classe 2000 è un elemento in grande crescita. Non ci fosse stato Donnarumma, Carnesecchi sarebbe sicuramente tra i due o tre nomi più papabile per difendere la porta dell’Italia. In questo momento, con l’attacco nerazzurro che fatica a carburare, è fondamentale avere una difesa che tiene. E avere un portiere così fa tutta la differenza del mondo.