Il problema di Musso si chiama continuità: difficile capire questi suoi alti e bassi
Il numero 1 della Dea finora ha fatto grandi parate, ma anche errori che sono costati cari ai nerazzurri. Serve un cambio di passo
di Fabio Gennari
Juan Musso è un portiere di grande qualità. Bisogna partire da questa certezza per cercare di spiegare l'avvio di stagione dell'estremo difensore nerazzurro che, in verità, ha palesato più di un problema sul piano della continuità di rendimento che del valore effettivo. Non c'è un fondamentale che gli si possa contestare, ha già dimostrato di saper fare benissimo tante cose, ma, al tempo stesso, di "uscire" ogni tanto dalle partite e subire dei gol abbastanza difficili da commentare.
Nelle ultime tre giornate di campionato contro Milan, Empoli e Udinese, il portiere della Dea ha alternato ottime cose a errori davvero banali. La rete che ha spaccato lo 0-0 contro il Milan è stata causata da un tocco sbagliato da parte sua in occasione della prima conclusione di Calabria; sulla rete di Di Francesco a Empoli è partito molto tardi e non ha preso il diagonale; ieri (24 ottobre), con l'Udinese, l'uscita sul calcio d'angolo decisivo è risultata essere sbagliata nei modi e nei tempi.
Il ragazzo ha stoffa, contro Villarreal e United ha sfoderato ottime parate, così come a Salerno e a San Siro contro l'Inter, ma è chiaro che a fronte di grandi miracoli c'è sempre da valutare come un estremo difensore si comporti negli interventi "normali". In questo momento, Musso dà la sensazione di non essere un portiere presente sulle giocate "normali" da parte degli avversari.
Le possibilità di crescere e il valore del giocatore non si discutono, può capitare a tutti un periodo di appannamento o di rendimento sotto la media, ma è chiaro che da uno come Musso, portiere pagato 20 milioni, ci si aspetti sempre gradi cose. La fiducia è immutata, ma il rendimento deve essere alzato, anche in considerazione del fatto che la difesa, nonostante le assenze, continua a tenere davvero molto bene e a essere sul pezzo.