Inchiesta "Fuorigioco", tutti assolti. Percassi: «Chiariti i nostri buoni comportamenti»
Dopo anni di indagini e approfondimenti, l'Atalanta è uscita pulita dal processo che vedeva coinvolti un centinaio di dirigenti
di Fabio Gennari
«Finalmente, dopo tanti anni, una sentenza che chiarisce definitivamente la bontà dei comportamenti di Atalanta». Con questa dichiarazione all'Ansa il presidente nerazzurro Antonio Percassi ha commentato l'assoluzione della settima sezione penale del Tribunale di Napoli insieme al figlio Luca, amministratore delegato della società, nell'ambito dell'inchiesta "Fuorigioco", che riguardava ipotetiche fatture false per operazioni inesistenti nell'ambito della compravendita di giocatori nel periodo 2009-2014.
La posizione dell'Atalanta, come specificato dal club lo scorso 4 novembre in una nota all'indomani delle richieste di rinvio a giudizio dei pm, era relativa a due fatture emesse nel 2012 e 2013 per 10.500 euro di Iva, già passate comunque al vaglio delle Commissioni Tributarie senza contestazioni né procedimenti a carico. Nel pomeriggio di oggi (2 marzo) sono arrivare le decisioni da parte del Tribunale di Napoli, che hanno assolto anche tanti altri big del calcio italiano coinvolti nell'inchiesta.
La settima sezione penale del Tribunale di Napoli ha prosciolto tutti i presidenti o ex presidenti imputati: Aurelio De Laurentiis, Claudio Lotito, Adriano Galliani, Antonio e Luca Percassi, Andrea Della Valle e Luca Campedelli. Assolto anche il calciatore Ezequiel Lavezzi. Unica condanna per Alessandro Moggi: un anno con pena sospesa per non aver contabilizzato una fattura relativa a una consulenza per la cessione di Lavezzi. La sentenza arriva a sette anni dall'apertura di una inchiesta che fece scalpore nel mondo del calcio.
Nel gennaio 2016, i pm della procura di Napoli puntarono l'indice contro «un radicato sistema» per evadere il fisco realizzato, secondo l'accusa, da 35 società di A e di B e da un centinaio tra dirigenti, calciatori e procuratori sportivi. I presunti illeciti sarebbero stati collegati alle operazioni di mercato, attraverso un sistema che da un lato avrebbe sottratto soldi alle casse dello Stato e dall'altro favorito società, calciatori e soprattutto i loro agenti. Un teorema smentito dalla sentenza di oggi: lo stesso Alessandro Moggi è stato condannato per uno solo dei capi di imputazione.