Isaac, da Fara al Guatemala e tifa Dea negli internet cafè

Isaac, da Fara al Guatemala e tifa Dea negli internet cafè
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«Quando la vedevo allo stadio, tornavo a casa come se avessi giocato io la partita. Sfinito. Ora ci si arrangia, ma se capita di vedere la gara in streaming dentro qualche Internet Cafè il sostegno, le grida e la grande passione vengono fuori in ogni occasione. Ed anche se la gente ti guarda stranita e non capisce, fa negot: noter, per la squadra, questo ed altro».

Provate ad immaginarlo, Isaac, in un Internet Cafè. Non a Parigi, non a Londra, non a New York. Bensì a San Pedro La Laguna, ridente località sul lago Atitlan. Avete capito dove siamo? Forza, piccola ricerca su google et voilà: BergamoPost oggi vi porta in Guatemala per scoprire la storia di chi ha deciso di mollare tutto, di lasciare Fara Gera D’Adda e volare in America Centrale. Laggiù, nonostante i 9761 km di distanza, pulsa un cuore atalantino che trasuda passione da ogni parola.

«Fino a 5 anni fa – racconta Isaac – ho vissuto a Fara Gera D’Adda. Avevo un bel lavoro, un posto sicuro ma non vedevo grosse prospettive in Italia e in Europa. La situazione non mi piaceva, non mi sentivo più a mio agio e quindi ho preso una decisione drastica: vendo casa, mi licenzio e parto. Detto, fatto. Sono volato fin qui, ho degli zii e dei cugini che sono in riva al lago da anni e, quindi, ci ho provato. Appena arrivato ho trovato una situazione molto simile a quella italiana di 50 anni fa. Sono uno che si adatta subito, la vita è legata a doppio filo con la coltivazione di mais e caffè. L’impronta è agricola, rurale. Mi piace molto, ormai sono ben integrato».

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Una vita ribaltata, scelte importanti, ma il calcio e l’Atalanta sempre sullo sfondo. «Dopo nemmeno 3 mesi dal mio arrivo, ho iniziato a giocare con la squadra del paese. Qui ce ne sono tantissime, nonostante ci siano solo 13.000 abitanti sono riusciti ad organizzare un campionato tra 50 compagini suddivise in 2 gironi. Due anni fa ho conosciuto la mia compagna e da 7 mesi siamo genitori di una splendida bimba che si chiama Jennifer. Una piccola guatemalteca, bergamasca e atalantina. Spettacolo puro».

Raccontata la sua storia, Isaac passa subito al momento della Dea e bastano poche, pochissime parole per capire come lo spirito di chi ha l’Atalanta che gli scorre nelle vene non muore mai. A Bergamo come in capo al mondo. «È dura, seguo la squadra con tutti i mezzi possibili ed anche se siamo 7 ore indietro si trova sempre una soluzione per vedere la partita. Espn e Fox Sports spesso trasmettono in diretta da Bergamo, se non c’è la tv si sfrutta il pc. Con il Cesena ho seguito la gara in diretta, il 3-2 è stato importante e ora, dopo la Lazio, affrontiamo il Palermo. Adoss, sempre e solo Atalanta!».

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Eccola, la passione. E tra una battuta e l’altra in dialetto, dall’altra parte dell’oceano arriva un monito per chi potrà seguire la partita dal Comunale. «Sull’ambientino che si è venuto a creare dico solo una cosa: fem sito töcc. Fermiamoci un attimo, pensiamo al bene della squadra e remiamo tutti nella stessa direzione. La Dea non gira, non è colpa di uno o di un altro ma adesso è il momento di stare uniti. Compatti. I fischi ci stanno, non si può sostenere incondizionatamente altrimenti poi i giocatori si siedono, ma leggendo i social e guardando i commenti di tanti tifosi sembra di assistere a quelle discussioni tra opinionisti televisivi che stufano e basta. Apriamo lo stadio e sosteniamo, ognuno è libero di esprimere le sue sensazioni ma la cosa più importante è il sostegno all’Atalanta».

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