Jeff da Londra, tifa Arsenal ma ha il cuore nerazzurro

Jeff da Londra, tifa Arsenal ma ha il cuore nerazzurro
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Uno striscione in Curva Pisani recita: “Atalanta folle amore nostro”. Quello che provano i tifosi della Dea per i colori nerazzurri è arcinoto. Ci sono storie, però al limite dell’incredibile. Come quella di Jeff, un simpatico e sorridente ragazzone un po’ cresciuto che vive in Inghilterra e apparentemente non ha legami con Bergamo. Jeff è un tifoso sfegatato dell’Arsenal, dal suo profilo Facebook è possibile seguire i suoi spostamenti nel Regno Unito e in giro per l’Europa al seguito dei Gunners. Basta però approfondire un po’ la conoscenza per capire che con Bergamo ha a che fare eccome, e che il suo legame con l’Atalanta è incredibilmente forte.

Una passione nata quasi per caso. “Il mio primo contatto con il mondo Atalanta – racconta Jeff - l'ho avuto in Austria. Ero a Bad Waltersdorf, quartier generale dell’Arsenal Summer Training, ovvero il centro di allenamento estivo dei Gunners, e lì ho incontrato alcuni ragazzi italiani che tifano Arsenal. Con uno di loro in particolare, Matteo, si è instaurato subito un rapporto di amicizia. Abbiamo iniziato a raccontarci tante cose dell'Arsenal, ma anche dell'Atalanta e da lì, dalla sua febbre per la Dea, pian piano è cresciuto il mio interesse per i nerazzurri. Oggi cerco sempre di restare informato e di seguire le gesta atalantine: mi piace molto il calcio a Bergamo”. Gli amici bergamaschi sono spesso presenti al fianco di Jeff per seguire la squadra londinese e lui contraccambia cercando di venire a Bergamo appena possibile.

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“Sono stato allo stadio di Bergamo in quattro occasioni: ho tifato dalla Curva Pisani contro Roma, Milan, Napoli e Fiorentina. Per me è normale seguire l’Arsenal, sono appassionato fin da quando avevo 7 anni e non è una cosa nata in modo razionale. Nel tempo ho avuto modo di vivere molto spesso le partite dagli spalti, ogni anno seguo la preparazione estiva e sono contento in quella occasione di ritrovare gli amici bergamaschi. Di contro, oltre alle gare viste a Bergamo, ho seguito la Dea anche in un match della serie B 2010/2011 a Frosinone”. Va da sè che in Italia Jeff ci è venuto spesso anche per seguire l'Arsenal (contro Inter, Milan, Sampdoria e Roma). Ma non solo: la sua passione per lo sport e per l'Italia l'ha portato negli stadi di Napoli e Roma. A Sanremo e nella capitale ci è andato anche come turista. Ma bellezze del nostro Paese a parte, per lui ora è naturale seguire l’Atalanta.

Festa della Dea, emozione unica. Jeff ha scoperto da alcuni anni anche la Festa della Dea. “Ci sono stato tre volte e posso dire con assoluta certezza che non ho mai visto nulla di simile in nessun'altra parte del mondo. E' qualcosa di incredibile. In quei giorni di luglio di respira la passione della gente per la squadra, ho visto tante cose belle e ho capito che gli ultras dell’Atalanta non sono solo tifosi, ma anche uomini che aiutano chi ha bisogno. Mi ha colpito il fatto che fanno beneficenza”.

L’emozione della festa che da tanti anni si celebra prima dell’inizio della stagione calcistica lo ha stregato. E Jeff conferma che, come lui, ci sono tanti tifosi europei che vengono a Bergamo per vedere e partecipare a questo evento. “Nelle mie presenze alla Festa ho incontrato tifosi provenienti da Germania, Regno Unito e Belgio. Ragazzi che avevano letto di questa festa e volevano essere presenti. La celebrazione dei giocatori del passato è qualcosa di molto intenso ed emozionante, non vedo l’ora di tornare in estate e sinceramente credo che tutti i club dovrebbero impegnarsi per promuovere iniziative come quelle che a Bergamo sono state ideate e portate avanti dagli ultras. Bravissimi”.

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Modello e stadi inglesi: un altro mondo. Jeff parla anche del calcio inglese e di come sia stata vinta la violenza negli stadi. “In Inghilterra il problema della violenza è ormai quasi sconosciuto, perlomeno su larga scala. Il governo ha messo in atto una serie di misure per cercare di eliminare in modo drastico tutte le possibilità di scontro: tifosi “bannati” dagli stadi per periodi più o meno lunghi, polizia organizzata con condivisione delle informazioni tra città diverse, passaporti sospesi per chi si rende protagonista di atti violenti. E soprattutto pene molto dure per chi sbaglia. La mia sensazione è che in Italia si pensi troppo a come reagire, a come gestire i problemi dopo che sono accaduti, invece di puntare sulla prevenzione che potrebbero essere molto efficace. Si, credo proprio che l’Italia possa imparare molto dal modello inglese”.

L'altro tema caro agli amanti del pallone d’Oltremanica è quello legato agli stadi. Bellissimi, confortevoli e lontani anni luce da quelli nostrani. “Non c'è paragone – conclude Jeff – tra gli impianti inglesi e quelli italiani. La qualità è totalmente diversa. In Premier e in Championship (la nostra serie B, ndr) tutti gli stadi devono necessariamente avere posti a sedere, gli impianti sono moderni e ci sono sistemi di telecamere a circuito chiuso che monitorano tutto. I tifosi sono tenuti ben separati, ci sono operazioni di afflusso e deflusso molto snelle e i gesti di teppismo sono ridotti all’osso. In effetti, la gente in ambienti migliori e più confortevoli tende a comportarsi meglio. Ogni stadio inglese ha schermi tv per rivedere le azioni e i replay di gioco, all’esterno e all’interno degli stadi ci sono bancarelle per mangiare e per comprare il materiale del club. Tanti piccoli dettagli che trasformano un evento sportivo in una festa da vivere insieme”.

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