#JeSuisCharlie, quella maglia e l'applauso dei tifosi

#JeSuisCharlie, quella maglia e l'applauso dei tifosi
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L'Atalanta ha rotto l'assordante silenzio del calcio italiano sugli infami attacchi terroristici islamici a Parigi. L'iniziativa di entrare in campo indossando una maglia nera sormontata dalla scritta #JeSuisCharlie onora la società di Percassi e i suoi tifosi che hanno salutato con emozione l'ingresso dei giocatori sul terreno dello stadio Achille e Cesare Bortolotti, mentre sul maxischermo campeggiava l'hastag che dal 7 gennaio è diventato il più twittato del mondo.

 

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In questi giorni, gli sportivi di tutto il mondo, famosi e meno famosi, hanno fatto a gara per prendere posizione contro il terrorismo islamico. Hanno brillato per il loro silenzio troppi personaggi del circo pallonaro italico, a cominciare dai vertici, sempre così verbosi quando si tratta di sparare facezie o di proferire improperi e contumelie, magari anche di stampo razzista. L'Atalanta ha avuto la forza e la dignità di prendere posizione.

 

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Insieme con la società bergamasca, la Lazio è stato l'unico club di A a manifestare pubblicamente solidarietà e sostegno ai familiari dei martiri di Charlie Hebdo e dell'IperKusher, il supermercato dove sono stati trucidati quattro clienti ebrei. La squadra di Pioli ha scritto #JeSuisCharlie sulle maglie indossate nel derby pareggiato con la Roma. Questo non è il tempo nè dei vigliacchi né dei conigli. Come aveva detto Stéphane Charbonnier, l'eroico direttore di Charlie Hebdo trucidato con la sua redazione: «Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio».

 

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