Il capolavoro

La vittoria dell'Atalanta sulla Lazio? Ora è un classico della letteratura di Giovanni Pascoli

Lo scrittore Stefano Corsi ha scritto una perfetta parodia di "X Agosto" di Giovanni Pascoli, con tanto di esegesi ironica. Un poema in rima che immortala l'intima soddisfazione dei tifosi nerazzurri per aver visto restituite al mittente le delusioni patite nella finale di Coppa Italia 2019

La vittoria dell'Atalanta sulla Lazio? Ora è un classico della letteratura di Giovanni Pascoli
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di Giambattista Gherardi

Tutti ricordano, dagli anni della scuola dell’obbligo, la poesia X Agosto di Giovanni Pascoli, con le rime baciate e il rimando a  una triste vicenda familiare. Un componimento che risale a oltre un secolo fa (fu pubblicato per la prima volta nel 1896) e che un docente e scrittore bergamasco, Stefano Corsi, ha deciso di utilizzare per creare una sublime parodia letteraria, degno corollario alla splendida vittoria dell’Atalanta di Gasperini al Gewiss Stadium contro la Lazio di Inzaghi.

Stefano Corsi

Una vittoria che, complici il ricordo indelebile dei gol di Gosens, Malinovskyi e Palomino, diventa sublime poesia, con qualche garbata ironia che è il sale del tifo calcistico. Il poema non poteva che intitolarsi XXIV Giugno: una data che resterà nella storia del campionato, in quella nerazzurra e, perché no, in quella della letteratura. L’autore ci ha concesso di pubblicare la parodia, completa di annotazioni, che in modalità accademica sottolineano genesi e, soprattutto, intima soddisfazione. Un piccolo capolavoro, come del resto è stata la vittoria del 24 giugno.

XXIV GIUGNO (Pseudo Pascoli)

San Giovanni (1), io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
sta saldo (2), perché non c'è pianto
nel cielo che intanto sfavilla.

Ritornava un po' tronfio allo stadio
l'uccisero: cadde sul campo:
l'aquilotto (3) che - disse la radio (4) -
non ci avrebbe mai dato alcun scampo.

Ora è là, come in croce, che tende
lo scudetto ad un cielo turchino;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
di vederlo planare a Torino (5).

Anche un uomo tornava allo stadio:
chiacchierava nei pressi del bar;
occhialuto (6), brandiva il suo gladio
di rigori, di arbitri e Var (7).

Ora là, nella casa lotita (8),
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
lo scudetto ad un cielo lontano (9).

E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereno e infinito di spazio,
oh!, d'un riso (10) di stelle lo innondi
questo scherzo giocato alla Lazio!

(1) Il fortunato parodista gioca sulla concorrenza fra due santi famosi: il Lorenzo della celeberrima poesia pascoliana contro cui si accanisce e il Giovanni del giorno della partita Atalanta-Lazio, disputatasi il 24 giugno 2020.
(2) Sta saldo" e "non c'è pianto": perché non è il X agosto, giorno (o meglio, notte delle stelle cadenti), ma, appunto, un normale XXIV giugno.
(3) Il rapace è simbolo della seconda squadra di Roma, la Lazio. Tuttavia assai ricca di sostenitori a li Castelli e nel resto della regione eponima.
(4) Il parodista fa riferimento a certi pronostici propagati da radio (o tv, o social) nell'appropinquarsi della partita: tutti propensi a dare per scontata la vittoria ospite.
(5) Ché la sconfitta laziale indirizza l'alloro verso la sede della sempiterna Juventus.
(6) L'occhiale sghembo è uno dei tratti distintivi del plurinquisito Presidente della Lazio, al secolo Claudio Lotito.
(7) Velenosa allusione del parodista ai molti rigori avuti dalla Lazio in stagione (due consentirono la rimonta da 0-3 a 3-3 nel match d'andata) e al Var che, opportunamente guasto, impedì di ravvisare un decisivo rigore con espulsione ai danni della Lazio nella finale di Coppa Italia 2019, avversaria l'Atalanta ipsa. Ferita mai rimarginata nei Bergamaschi accorsi in massa all'Olimpico (15.5.2019).
(8) Ardito neologismo rifatto sul cognome del già citato Presidente Laziale.
(9) Cfr. nr. 5.
(10) Non già "pianto", come nell'originale. Ché dalla sconfitta laziale e dalla vittoria atalantina il parodista, evidentemente, trae infinita soddisfazione. Bergamaschi essendo i suoi natali.

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