L'editoriale di Xavier Jacobelli

Mamma mia, che Dea! Dai Gasp, lo scudetto non è una chimera

Mamma mia, che Dea! Dai Gasp, lo scudetto non è una chimera
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di Xavier Jacobelli

Antonio Percassi ripete a ogni pié sospinto che l'obiettivo sia quota 40, cioè la salvezza e fa bene perché mai un mantra come questo ha portato un gran bene all'Atalanta. Luca annuisce e, subito, ammonisce che non si deve mai dimenticare da dove la Dea sia venuta per non perdere il senso delle proporzioni e per non smarrire la strada che è stata imboccata undici anni fa. Gian Piero Gasperini soggiunge che in questo momento Napoli, Inter e Milan hanno qualcosa in più nella corsa al titolo, che l'Atalanta sta nella fascia con Fiorentina e Torino, che bisogna rimanere umili e non ci si deve mai montare la testa.

Tutto molto giusto, tutto molto razionale. Ma alzi la mano chi non pensa alla lotta per lo scudetto, dopo avere ammirato i nerazzurri di Bergamo imporre il 2-2 ai nerazzurri di Milano in casa loro, vedendosi pure annullare il gol della vittoria, al termine di una partita spettacolare, cioè spettacolosa, cioè meravigliosa.

Merito anche dei campioni d'Italia, sia chiaro, mai così messi in difficoltà dall'inizio di questa stagione, passati subito in vantaggio grazie alla magia di Lautaro Martinez, rimontati, ribaltati, caparbiamente sopraggiunti al pareggio prima di sbagliare il rigore del 3-2, rimanere scioccati dalla rete di Piccoli, per esultare al suo annullamento. Ma qui si esalta la prova dell'Atalanta in ogni suo singolo elemento, con l'elogio più caloroso rivolto a Ruslan Malinovskyi, prepotentemente tornato ai suoi livelli di assoluto valore internazionale.

A quelli che storcevano il naso per la partenza rallentata in campionato, ancora una volta l'Atalanta ha risposto sul campo, disputando la migliore gara stagionale. Sette punti nelle ultime tre gare di campionato sono il miglior viatico per giocare la prima partita di Champions League al Gewiss Stadium, davanti ai tifosi nerazzurri che non vedono l'ora di ascoltare l'inno di Tony Britten. Bergamo se lo merita. E se lo merita questa straordinaria squadra che Bergamo onora.

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