Questa è la storia di un ragazzo che a Bergamo ha toccato il cielo con un dito. Anzi, forse pure di più. Dopo quella sera – 25 febbraio 2017 -, quando segnò una doppietta al Napoli al San Paolo (l’Atalanta vinse, incredibilmente, 2-0), a Scanzorosciate gli dedicarono pure una via.
Mattia Caldara era l’emblema di un settore giovanile che, per l’ennesima volta, era arrivato in alto e il passaggio alla Juventus, diventato molto presto un “giro” verso il Milan, sembrava l’inizio di una carriera folgorante.
Purtroppo, però, due gravi infortuni e una serie di peripezie fisiche davvero difficili anche solo da immaginare hanno rovinato il percorso del difensore bergamasco, al punto di decidere, a soli 31 anni, di dire basta.
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L’ex Dea, l’anno scorso al Modena, ha deciso di ritirarsi e lo ha fatto sapere a tutti con una lettera pubblicata da Gianlucadimarzio.com. Poche parole, in pieno stile orobico, per dire che in estate un medico gli ha prospettato l’incubo della protesi alla caviglia in un futuro nemmeno troppo lontano e lui ha deciso di dire stop.
Se il fisico lo ha tradito, se lo ha solo messo di fronte a prove troppo dure per andare avanti o se c’era altro che si poteva fare, in questo momento conta poco. Spiace immensamente vedere un ragazzo che si è rotto, in rapida successione, tendine d’Achille e poi crociato dire basta con la professione per cui si è sacrificato e ha lottato fin da bambino.
Adesso ci sono moglie e figli a fargli forza, ma anche tanti amici (sui social, sotto il post di annuncio, tra i tantissimi commenti ci sono anche quelli di de Roon, Djimsiti, Ilicic, Papu Gomez, Zapata, Carnesecchi, Bastoni, Kurtic) e presto Mattia Caldara troverà un’altra strada. Nel calcio? Non si sa. L’unica speranza è che la fortuna gli sia un po’ più amica.