Mercato, nessuna pista calda Servono calma e occhi aperti

Mercato, nessuna pista calda Servono calma e occhi aperti
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Non c’è un nome buono, non c’è una pista calda (nonostante i 40 gradi di temperatura) e la dimostrazione è nel fatto che più o meno tutti i giornali che parlano di calciomercato pubblicano liste di obiettivi che nemmeno la spesa grossa del supermercato arriva a tanto. La domanda sorge spontanea: perché? Il concetto è chiaro, l’Atalanta dev’essere completata, ma c’è una variabile che troppi appassionati non considerano ed è il tempo. Se fai le cose velocemente è perché c’è l’occasione giusta (vedi Muriel), diversamente bisogna prendersi il tempo necessario per trovarla e costruirla, l’occasione giusta.

 

 

I nomi che escono sono un giochino estivo. In questa fase, capita ogni giorno di leggere nomi anche nuovi, ogni 5-6 ore. È talmente facile capire il perché che diventa superfluo spiegarlo, ma visto la continua richiesta di verifica («Oh, ma questo ci interessa davvero?») è bene fare chiarezza. Funziona così: un procuratore ha diversi giocatori per le mani, se Sartori ne sonda la disponibilità, lo stesso agente ci mette tre secondi netti a spifferarlo a qualcuno. Perché c’è una reale trattativa? Assolutamente no, solo perché cresce l’interesse sul suo assistito e il nome circola. Anche quando non succede che Sartori faccia la chiamata esplorativa, può partire un giochino simile. Io procuratore sono a conoscenza del fatto che l’Atalanta cerca una seconda punta? Bene, ne ho cinque tra i miei assistiti e inizio a spargere la voce che interessano alla Dea. Tanto chi può verificare? Chi può rifiutare di pubblicare un “si dice” oppure “pare che”? È il gioco delle parti, i dirigenti a Zingonia lo conoscono perfettamente e vien quasi da dire che quando un nome esce con tanta facilità è proprio perché non interessa.

 

 

Joao Pedro, Malinovskyi e gli altri: Gasp decisivo. Andando sul concreto, gli ultimi nomi di cui si fa un gran parlare sono Joao Pedro del Cagliari e Malinovskyi del Genk. Il brasiliano in forza ai sardi è solo uno dei tanti profili che probabilmente a Zingonia stanno osservando, ma non ci sono né trattative in ballo né richieste formali da parte della Dea. Lo stesso Malinovkyi del Genk non arriverà perché rispetto all’idea iniziale si è scelta una strada diversa: il prossimo investimento sarà fatto su un altro attaccante. In questo frullatore di voci c’è da tenere in considerazione un aspetto, poi, che da quest’anno è diventato ancora più decisivo: la parola di Gasperini è decisiva. Se l’ucraino non arriva è perché, nelle varie riunioni di mercato, il tecnico ha dato l’ok a un cambio di rotta. Prima di ritenere il brasiliano come un obiettivo, serve verificare il pieno gradimento del tecnico che per Muriel si era nettamente speso a favore dell’acquisto, mentre in questo momento è in fase di valutazione e monitoraggio delle varie opzioni sul mercato: se non abbiamo ancora affondato sui vari Caprari, Defrel e Inglese (anche se non cerchiamo quel tipo di giocatore) è perché il mister non ha dato l’ok. Tutto molto semplice.

 

 

L’Atalanta non ha fretta, fermi fino al ritiro? I nerazzurri in questo momento non hanno nessuna fretta di affondare. Ci sono un sacco di incroci di mercato che possono andare a segno e manca una vita alla fine della sessione estiva. La chiusura dei bilanci delle società al 30 giugno rappresenta un primo riferimento temporale da tenere in considerazione, ma è chiaro come tutto sia in stand-by in attesa degli eventi o di nuove situazioni che si possono concretizzare. I nerazzurri hanno disponibilità economica e la Champions come carta da giocare ma nessuno vuole buttare soldi dalla finestra. L’unica opzione attualmente concreta riguarda Guarin, ma prima di ritenere il giocatore davvero vicino servono due elementi nuovi: la certezza che si liberi a zero dai cinesi dello Shanghai e una richiesta d’ingaggio reale vicina alle cifre di cui si è letto sui giornali. Se ha il cartellino in mano e si accontenta di un milione di ingaggio a fronte dei dieci che guadagna oggi se ne parla, se ne chiede ad esempio cinque, il colombiano non arriverà mai. Stesso discorso per El Shaarawy che a Roma ha chiesto quattro milioni per rinnovare e pare abbia rifiutato di andare in Cina per sedici milioni l’anno per tre anni. Queste cifre non sono da Atalanta.

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