L'editoriale di Xavier Jacobelli

No Atalanta. Così non vai in Champions

No Atalanta. Così non vai in Champions
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di Xavier Jacobelli

La fortuna, si sa, è cieca. È la sfortuna che ci vede benissimo e la fotografa impietosamente la disperazione di Musso dopo la carambola sul tiro al volo di Hernandez, fatale all’Atalanta. Che, incassato l'autogol, ha cercato il pareggio, senza successo, senza l’agonismo e senza il gioco necessari per agguantare i Campioni d'Italia, alla quarta vittoria consecutiva fra campionato e Champions League, aggressivi, pimpanti, con la difesa inviolata per la quarta gara di fila.

La Dea, invece, negli ultimi quattro incontri è caduta per ben tre volte: Sassuolo, Lecce e Milan hanno scandito la progressiva perdita di terreno della squadra di Gasperini nella rincorsa a un posto al sole, inframezzata solo dall'illusoria vittoria sulla Lazio. Era stata frutto della migliore prova stagionale che, però, non ha avuto seguito. Paradossalmente, la Dea si è inceppata proprio nel suo momento migliore.

A San Siro, l’Atalanta ha perso il primo dei cinque spareggi Champions che l’attendono (11 marzo, Napoli-Atalanta; 23 aprile, Atalanta-Roma; 7 maggio, Atalanta-Juve; 28 maggio, Inter-Atalanta). Ora i bergamaschi sono scivolati a tre punti dal quarto posto, ma Roma e Lazio devono ancora giocare contro Cremonese e Sampdoria. Il MiIan, invece, sugli scudi. Era a -5 dall’Inter dopo il derby del 5 febbraio, ora è secondo a pari punti con i cugini, inopinatamente affondati a Bologna dopo la splendida prova con il Porto.

Nel gioco delle parti, Pioli e Gasp si sono scambiati i ruoli: tanto gennaio era stato rovinoso per il primo ed esaltante per il secondo, ad eccezione dell’eliminazione dalla Coppa Italia maturata l’ultimo giorno del mese per mano dell’Inter, quanto febbraio ha rovesciato la situazione. Il Milan ha ritrovato Maignan e Ibrahimovic, ha visto Messias andare a segno per la seconda volta di fila, ha recuperato le antiche certezze in difesa e a centrocampo, denota una condizione atletica alquanto brillante. La stessa che gli ha consentito di prendere il sopravvento su un'Atalanta preoccupantemente a secco, incapace di tirare in porta, di creare un’occasione da rete rispetto, invece, alle numerose di stampo rossonero.

Pioli ha molti buoni motivi per essere soddisfatto: il vero Milan è di nuovo qui. L’Atalanta ha perso il bandolo della matassa: due settimane fa era terza con Milan e Roma, due settimane dopo, è sesta. Così non si va in Champions. (corsport.it)

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