I numeri di Andreas Cornelius che è l’uomo in più della Dea

I numeri di Andreas Cornelius che è l’uomo in più della Dea
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I numeri di Andreas Cornelius con l’Atalanta sono semplicemente pazzeschi. Il centravanti vichingo indossa il numero 9 della Dea e, dai tempi di Inzaghi in avanti (quindi più o meno vent'anni), quella casacca non è foriera di buone annate e spesso si è partiti con grandi aspettative prima di finire a sperare in rapide cessioni del Paolucci o dell’Acquafresca di turno. La scorsa estate, con Petagna titolarissimo e perfetto per il gioco di Gasperini, la società orobica ha fatto una scelta ben precisa acquistando con largo anticipo e per circa 3,5 milioni di euro (era il 20 aprile quando il portale bt.dk per la prima volta ha rilanciato la notizia) l’uomo che cercherà di trascinare la Danimarca ai mondiali.

 

https://www.youtube.com/watch?v=u1IGUnjv28Q

 

I numeri di Cornelius a Bergamo: un gol ogni 131' minuti. Fin dal ritiro, le doti atletiche del biondo danese sono parse molto chiare. Ariete d’area di rigore con spiccata propensione alla manovra, Cornelius si è messo sotto per imparare il prima possibile come gioca la Dea e anche se non possiamo ancora parlare di un campione ci sono alcuni numeri che chiariscono le sue qualità. Il numero 9 nerazzurro ha finora giocato 262' minuti in Serie A, con sette presenze di cui solo due da titolare e cinque subentri a gara in corso. I gol segnati sono due (il pareggio con il Sassuolo e la rete decisiva contro il Bologna) con una media di una rete ogni 131' minuti. Ciò che stupisce davvero però sono le occasioni da gol e il rapporto tra le opportunità di segnare e i minuti giocati. Con cinque tiri nello specchio della porta e quattro tiri fuori, le occasioni da gol sono in totale sette: Cornelius insacca una rete ogni 3,5 opportunità (solo Caldara ha fatto meglio con tre occasioni e due gol segnati) e va al tiro o comunque si presenta alla conclusione ogni 37' minuti. In rosa nessuno va alla conclusione con questa frequenza: Petagna ha in media un’occasione ogni 48' minuti, Ilicic ogni 52' e Gomez ogni 57' minuti giocati.

 

https://www.youtube.com/watch?v=kmZ3OCGbsyQ

 

C’è molto da fare ma il vichingo può stupire. Ogni volta che entra in campo il pubblico applaude, il suo sorriso e i modi gentili (quando si avvia alla panchina o passa sotto la Curva saluta sempre tutti con grande attenzione) lo rendono simpatico. Anche se pare sgraziato in alcune movenze e, ad esempio, contro la Juve non è mai entrato in partita, è palese come Gasperini abbia tutto l’interesse a puntare anche su di lui. D’altro canto, oltre all’espulsione procurata contro il Bologna, Cornelius ha finora fatto anche molto altro nelle sue sette presenze. I tre assist per i compagni (quello di Firenze per Freuler è stato decisivo in occasione dell’1-1) e il cross messo al centro domenica contro la formazione di Donadoni raccontano di un giocatore che è comunque bravo anche a partecipare alla manovra; con cinque falli fatti e quattro subiti il danese conferma la sua indole di lottatore ma per giocare con continuità in Italia è necessario invertire la tendenza delle palle perse e recuperate: il numero 9 nerazzurro ha riconquistato solo un pallone finora a fronte di ben 16 palle perse. È vero che le punte in generale non eccellono in questa voce statistica ma è necessario migliorare.

 

 

La pazza idea del Gasp: Cornelius e Petagna assieme? Dopo la gara chiusa da migliore in campo contro i felsinei, Cornelius ha lasciato lo stadio quasi per ultimo (mancava solo Freuler, alle prese con i controlli antidoping), insieme alla sua famiglia, e tutti quelli che lo hanno incrociato lo hanno salutato con un sorriso grande così. In campo, un’oretta prima, Gasperini aveva dato per la seconda volta dimostrazione di come stia pensando seriamente di far giocare Cornelius insieme a Petagna. Probabilmente è una soluzione buona solo per alcuni frammenti di gara ma il tecnico è abituato a pescare dal cilindro soluzioni incredibili. Petagna è uomo di raccordo tra centrocampo e attacco, ama giocare spalle alla porta e spesso fraseggia con i compagni che si infilano negli spazi che crea; Cornelius è più affamato di tiri in porta, cerca spesso di puntare verso l’estremo avversario e le sue giocate sono finalizzate alla profondità più che al palleggio. Perché non farli giocare assieme? Contro l’Apollon nel finale di gara e al cospetto del Bologna fin dall’inizio del secondo tempo, il mister di Grugliasco ha cercato di dare spazio ad una soluzione che merita di certo altro lavoro ma che intriga e non poco, soprattutto in prospettiva.

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